Franco Giaffreda – é uscito “Apologia di un destino comune”

Nell’ottobre del 2015, presso il locale “Santeria” di Milano, non molto lontano dalla circumvallazione, ascoltai i Biglietto dell’Inferno.Folk, e rimasi molto colpito dalla loro capacità di riarrangiare brani come Confessione, La Canzone del Padre e altri in una versione “popolare”, per strumenti come fisarmonica e ocarina. Franco Giaffreda, chitarrista, era stato tra i fondatori della band, anche se in quel concerto non era con loro. Anzi, più che altro, era stato RI-fondatore della band. I Biglietto dell’Inferno.folk, infatti, non sono i Biglietto per l’Inferno, ovvero la storica prog band italiana, guidata dall’oscuro Claudio Canali. Di quella band rimangono brani immortali, rimane Giuseppe Cossa (pianista della band degli esordi, adesso fisarmonicista) ma cambiano gli strumenti, i suoni.

A distanza di quasi sei anni mi chiedo come Franco Giaffreda avesse potuto contribuire alla creazione di una band folk, ovvero una band che suona prevalentemente in acustico. Questo chitarrista, che nel 2021 ha pubblicato l’album “Apologia di un destino comune”, in riferimento ai Biglietto, sembra essere figlio della formazione degli esordi. Rock è la sua indole, progressivi gli arrangiamenti. Concepito e composto durante il lockdown causato dalla pandemia, l’album “Apologia di un destino comune” è un concept basato su tre personaggi, che allegoricamente fanno riferimento a tre differenti approcci nei riguardi dell’esistenza.

Nell’album si racconta di come la pandemia sconvolge la loro vite. Apologia è quindi un’esperienza, un viaggio nel quale l’ascoltatore è guidato dalla chitarra, notevole protagonista, che attraversa generi, distrugge schemi, si muove su tempi dispari con assoli vorticosi. Le tracce sono un tributo a tutte le sfaccettature con le quali il progressive si è manifestato negli ultimi 50 anni. Ci sono tracce con ritmiche serrate, tra power metal e prog (la strumentale 2020, o anche Contro Corrente, che risente anche dell’Heavy), brani con un’impostazione più anni 80 (Oltre la tempesta, una vera cannonata!), oppure con una venatura blues e rock and roll(Invisibile vampiro, Niente ha più senso, di chi è la colpa), jazz (Nel silenzio). Molto interessanti le due tracce centrali, ovvero Incredibile realtà e re-legati, che fa da spartiacque tra la sezione pre-pandemica e quella “in lockdown” (la virtuosissima Re-legati sembra una parodia dei terribili canti dai balconi del mese di marzo).

L’album riesce in una grande impresa, ovvero quella di unire momenti di grande rock ad un’indole più cantautorale: da un lato l’album è finemente costellato di rapidi assoli, riff accattivanti, arrangiamenti preziosi (si ascolti, ad esempio, l’inizio di Momenti), dall’altro trapela un’anima cantautorale, desiderosa di cantare senza fronzoli la dura esperienza del lockdown e delle conseguenze della pandemia. È quello che emerge in brani come Nel Silenzio, Apologia di un destino comune, oppure, ancora, Momenti. D’altronde anche i grandi capolavori del progressive anni 70, soprattutto italiani, miravano a congiungere stili e attitudini diverse, a volte lontanissimi.

Apologia di un destino comune è il primo, grandissimo, concept album del Coronavirus. Finalmente la terribile pandemia trova spazio nelle corde del prog!

Link streaming su Spotify: https://open.spotify.com/album/3yFYuN9Qmp4NWrGP5V751P