Il mese di febbraio inizia con un colpo di Stato militare in Myanmar. In Birmania l’esercito ha preso il potere dopo avere arrestato la leader Aung San Suu Kyi, il presidente Win Myint e i vertici della Lega nazionale per la democrazia, che aveva vinto le elezioni di novembre. La tv Myawaddy ha riferito che l’esercito ha preso il controllo del Paese, tutti i poteri sono stati trasferiti al capo delle forze armate Min Aung Hlaing, che sarà alla guida del Paese per un anno. La presidenza ad interim sarà invece ricoperta dal generale in congedo e vice presidente Myint Swe.
I militari hanno spiegato di avere agito per riparare ai ”brogli elettorali”. Interrotte le trasmissioni della tv di Stato, mentre sono chiuse le banche. In Myanmar è stato proclamato lo stato di emergenza di un anno. Le strade della capitale Nay Pyi Taw, dove sono interrotti i collegamenti telefonici, sono piene di militari.
Pronta la condanna dell’amministrazione Biden. Washington “si oppone a qualsiasi tentativo di modificare l’esito delle ultime elezioni o di impedire la transizione democratica a Myanmar”. Il Segretario di Stato Antony Blinken ha chiesto che vengano rilasciati tutti i funzionari di governo e i leader della società civile, affermando che gli USA ”sono al fianco del popolo della Birmania nelle loro aspirazioni per la democrazia, la libertà, la pace e lo sviluppo. L’esercito deve immediatamente rivedere queste azioni”.
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