Crisi di Governo, Conte ottiene la fiducia e si libera dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi

A fine dibattito nei due rami del Parlamento e dopo la fiducia ottenuto da Conte alla Camera (321 Si) ed al Senato dove i Si sono stati 156, contrari 140, astenuti 16, mi torna in mente una frase pronunciata tempo addietro alla Camera da un noto segretario politico in occasione di un dibattito:

“Il difficile non è cavalcare la Tigre, ma scenderne senza farsi male”. La cavalcata di Matteo Renzi per azzerare l’attuale Governo e farne nascere un altro, magari con lui presidente del Consiglio, si è interrotta nel peggiore dei modi: Conte presidente del Consiglio ottiene la Fiducia nei due rami del Parlamento, il Gruppo di Iv all’opposizione. Persa la prima sfida, il Senatore ex presidente del Consiglio n’ha aperta un’altra e altrettanta impegnativa per lui: “L’attuale Maggioranza – ha affermato – esce ridimensionata dai numeri ottenuti per la fiducia e fra qualche mese dovrà alzare bandiera bianca e dimettersi”. I numeri che hanno consentito la fiducia sono, è vero, risicati ma nessun problema di tenuta nel prosieguo della Legislatura. Il collante più efficace che rafforzerà il Governo Conte col passare dei mesi è la non rinuncia da parte di moltissimi parlamentari all’elevato stipendio. Non si tratta di un normale stipendio di un qualsiasi lavoratore, gli stipendi dei parlamentari vanno ben oltre. E persone  che volontariamente rinuncino a migliaia di euro mensili per due anni e mezzo difficilmente se ne trovano.

“Perciò, direbbe il grande Totò, la realtà politica va si rispettata, ma senza alcun sacrificio economico”. Il tempo poi dirà come Matteo Renzi gestirà dall’opposizione i suoi Parlamentari qualora la Legislatura darà segnali di tenuta. Aspetterà le prossime elezioni politiche per apparentarsi con qualche altro Movimento di piccole dimensioni (Azione di Calenda) e, forse, con FI? Un’operazione che sarebbe messa in piedi per cercare di superare la soglia di sbarramento che consenta l’ingresso in Parlamento e li, se dall’urna non è uscito un vincitore in grado di formare il Governo, barattare i voti al migliore offerente? Il tempo è sempre  stato il migliore giudice di ogni evento e lo sarà anche in quest’occasione. Al momento l’unica certezza rimane la vittoria di Conte che, grazie all’appoggio incondizionato del M5s, si è sbarazzato del Matteo leghista e del Matteo di Rignano sull’Arno. E come diceva il più volte Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti: “il potere logora chi non ce l’ha”.