Come viene tassata la “fortuna” in Italia?

Tassazione, fisco e aliquote non sono solo parole legate alla borsa e al mercato del lavoro, ma anche a quello dell’intrattenimento ludico. Vediamo in quest’articolo come funziona la tassazione in Italia su lotterie e giochi a premi, sia online che fisici. Argomento molto in voga attualmente giacché quello dei giochi a premi, in particolare virtuali, rappresenta uno dei settori più in salute del panorama internazionale e il fisco sembra essersi accorto del potenziale economico. 

Tassazione: quanto incide realmente sui premi? 

Che si tratti di piattaforme per poker, casinò con jackpot o slot machine, oppure che siano le lotterie nazionali come Gratta e Vinci e SuperEnalotto, una cosa è certa, i premi che derivano dalle vincite di questi giochi subiscono una tassazione, che va nelle casse statali. C’è una differenza, però, fra le lotterie nazionali e i giochi a vincita diretta (Gratta e Vinci) e le piattaforme di gioco virtuale. Per ciò che riguarda le lotterie nazionali non c’è alcuna tassa fino a vincite di importo pari o inferiore i 500 euro, mentre per importi superiori ci saranno dei prelievi a scaglione. Ciò è stato decretato con il decreto legge fiscale dell’ottobre 2019. Se prima, dunque, la tassa era una e “solo” del 12%, adesso vediamo entrare in azione cinque tasse diverse, che vanno dal 15% applicabile su vincite fino a mille euro, passando per il 18% su vincite fino da mille a diecimila euro, fino ad arrivare al 25% su vincite superiori ai 10 milioni di euro, il che vuol dire, fatti due conti rapidi, che per una vincita di 20 milioni il fisco tratterrà ben quattro milioni di euro. 

Evitata tassa sulle micro vincite: un segnale di distensione

Se la fortuna è cieca, il fisco invece ci vede molto bene. Il decreto legge fiscale di ottobre scorso non può che apparire come una mano tesa, metaforicamente parlando, da parte dell’organo finanziario statale al mondo del gioco online. In effetti, con il nuovo decreto la situazione è cambiata tanto e in meglio, soprattutto per ciò che concerne le micro vincite, quelle pari o inferiori a 500 euro. Se prima del decreto il giocatore doveva destinare a prescindere dalla vincita un’aliquota del 12% al fisco, adesso non dovrà pagare assolutamente nulla fino a mezzo migliaio di euro. Un toccasana per tutte le attività commerciali e i servizi che erogano intrattenimento ludico. Se si pensa che in Italia ogni anno vengono raccolti attraverso il gioco quasi 100 miliardi di euro riusciamo a immaginare il potenziale che ha questo settore anche per le casse dello stato. Di questi 100 miliardi, in realtà, solo 20 escono realmente dalle tasche degli italiani, poiché i restanti 80 miliardi sono proventi di vincite e spesso e volentieri vengono rigiocati.  Gli ultimi dati Istat dimostrano che ben il 12% del PIL italiano proviene dall’economia sommersa e forse, il fisco, volendo prevenire fenomeni spiacevoli ha pensato bene di venire incontro al mercato del gioco, favorendone alcune transazioni e garantendosi allo stesso tempo più entrate, creando movimentazione maggiore di merce e denaro.