I rifiuti elettronici saranno il doppio entro il 2030

È stato pubblicato il Rapporto globale sul monitoraggio dei rifiuti elettronici 2020 (The Global E-waste Monitor 2020), documento che si preoccupa di dipingere la situazione dei rifiuti tech in tutto il mondo durante l’ultimo anno. Si tratta di un prodotto che nasce dalla collaborazione del Global E-waste Statistics Partnership (GESP), costituita nel 2017 dall’International Telecommunication Union (ITU), dall’Università delle Nazioni Unite (UNU) e dall’International Solid Waste Association (ISWA). Gli obiettivi del partenariato sono monitorare gli sviluppi dei rifiuti elettronici nel tempo e supportare i Paesi nella redazione di statistiche sui rifiuti elettronici. L’iniziativa informerà i responsabili politici, le industrie, il mondo accademico, i media e il pubblico generale per sensibilizzare, migliorando l’interpretazione dei dati globali sui tali rifiuti e le loro relazioni con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS).

Secondo un recente studio dell’Università delle Nazioni Unite, i rifiuti elettronici globali aumenteranno del 38% nel decennio tra il 2020 e il 2030. Il Global E-waste Monitor 2020 fornisce la panoramica più completa della sfida globale dei rifiuti elettronici, spiega come si adatta agli sforzi internazionali per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e discute su come creare una società sostenibile e un’economia circolare (sostenuta dalle  amministrazioni più virtuose con bandi e campagne di educazione al consumo consapevole). La relazione fornisce un’analisi nazionale e regionale sulle quantità di rifiuti elettronici e sugli strumenti legislativi e formula previsioni fino al 2030. 

Che cos’è E-Waste

E-Waste è l’abbreviazione di Electronic-Waste e il termine usato per descrivere apparecchi elettronici vecchi, fuori uso o scartati. Sono classificati in 21 tipi, raggruppati in due grandi categorie:

  • Tecnologia informatica e apparecchiature di comunicazione.
  • Materiale elettrico ed elettronico di consumo.

I rifiuti elettronici includono i loro componenti, materiali di consumo, parti e ricambi. Sono costituiti da elementi tossici come piombo, mercurio, cadmio, cromo, bifenili polibromurati e difenile polibromurato.

I rifiuti elettronici costituiti da oro, argento, rame, platino e altri materiali recuperabili di alto valore sono stati per lo più scaricati o bruciati anziché essere raccolti per il trattamento e il riutilizzo.

Quale è la situazione italiana

La popolazione italiana produce dai 15 ai 20 chili di rifiuti elettronici pro capite ogni anno. Circa 50 tonnellate di solo mercurio che vengono disperse nell’ambiente tramite i dispositivi elettronici dismessi come schede di circuiti elettronici, schermi dei computer di vecchia generazione e le tanto blasonate lampadine a risparmio energetico.
Gli ingegneri del comitato di redazione di ReviewBox puntano il dito contro le abitudini di consumo e le strategie di obsolescenza programmata. Sul primo aspetto incide il fatto che il principale criterio di scelta sia il prezzo, a scapito della qualità e della durata: ad esempio comprare un notebook dotato di hardware simile al concorrente può essere una pessima scelta, per robustezza, servizi post vendita e problemi di funzionamento generale (come surriscaldamento o maggiore consumo delle materie). Mentre per la obsolescenza programmata, i devices vengono progettati per avere un ciclo di vita utile predeterminato: se questo avvenisse proibito o almeno imposta l’indicazione esplicita, diminuirebbe il consumo sfrenato immotivato.