Castrovillari (CS). La Centrale a Biomasse del Mercure, nel Parco Nazionale del Pollino, non è compatibile con le esigenze della Salute Pubblica, della Conservazione della Natura, del Paesaggio e della Biodiversità.

Il nostro Interlocutore è un Medico-Ambientalista di lungo corso e non c’è Questione Ecologica, a qualsiasi livello, che non rechi anche il concorso ed il contributo tecnico-specialistico del Dott. Ferdinando Laghi. Un’appassionata e tenace missione, in primis, rivolta alla sua Terra – la Calabria – ma la sua presenza non difetta in altri contesti di criticità e, soprattutto, dove la sua autorevolezza e competenza ravviva e sostanzia i dibattiti più accesi, sia in Italia che all’estero.

Dott. Ferdinando LAGHI, Presidente dell’Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente (ISDE), nonchè Componente del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, Portavoce del Forum “Stefano Gioia delle Associazioni e Comitati calabresi e lucani per la tutela della Legalità e del Territorio” e Componente del Consiglio Direttivo del Gruppo Unitario per le Foreste Italiane (G.U.F.I.)

Una delle iniziative più recenti, legate alla Centrale a Biamasse del Mercure, è stata la richiesta di sospensione dell’attività della centrale per emergenza sanitaria coronavirus Covid-19. Il dott. Ferdinando Laghi è punto di riferimento storico di un mondo associazionistico che opera per la tutela dell’ambiente e del territorio ed anche i livelli di responsabilità che, all’attualità, ricopre denotano il prestigio e la fiducia di cui è depositario, sia nella sua Regione, sia altrove.

Dott. Laghi, Lei è da più tempo – e sono tanti gli anni che non fa mancare il suo impegno, la spiccata competenza e la sua voce autorevole – una personalità di riferimento nelle più complesse battaglie e vertenze che riguardano la tutela dell’Ambiente in Calabria, dove vie. Ma le sue azioni militanti rispondono anche ad un’ottica di una visione globale delle emergenze che interessano il Pianeta Terra. E la Centrale a Biomasse del Mercure fa parte di un datato modello di sviluppo che Lei, ed il mondo che rappresenta, non vorrebbero più nel posto dov’è…

La Centrale a Biomasse della Valle del Mercure, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, il più grande d’Italia, situato a cavallo tra Calabria e Basilicata, è una vecchia centrale elettrica, alimentata inizialmente a lignite e poi a olio combustibile, costruita nel territorio di Laino Borgo (CS) negli anni ‘60. E’ stata completamente dismessa già dal 1997. Enel, nel 2000, ne ha proposto la riconversione a biomasse e, dopo un lungo contenzioso, anche di natura legale (iniziato nel 2002 e tuttora in corso), la centrale ha ripreso a funzionare a gennaio 2016, con una potenza installata di 41 MW elettrici che la rende, nel suo genere, una delle più grandi d’Europa. Dal marzo del 2019 la proprietà della centrale è passata da Enel (che ha dismesso questo ramo di attività) alla Società  Mercure srl, con sede ad Argenta (FE).

Particolare dell’ Impianto della Centrale a Biomasse della Valle del Mercure

Il Parco Nazionale del Pollino è stato istituito nel 1993. Nel 2007, l’Unione Europea (UE) ha istituito due Zone di Protezione Speciale (ZPS) che lo comprendono completamente. Nel 2015 il Parco è stato incluso nella Rete Globale dei Geoparchi da parte dell’Unesco, diventando così patrimonio dell’Umanità.

La centrale sorge sulle rive del fiume Mercure-Lao, famoso in Italia e all’Estero per il rafting che richiama oltre 20.000 turisti l’anno. L’area è habitat di specie vegetali ed animali protette, alcune delle quali in via di estinzione, come la rarissima lontra e molte altre ancora.

Ma quanto materiale legnoso, in media, deve… divorare un gigante di tale portata?

La quantità di biomasse necessarie per alimentare la centrale è enorme (circa 350.000 tonn/anno), da reperirsi, come esplicitato dalla stessa società elettrica, sul territorio dell’intera UE, con il rischio, tra l’altro, di “importazione” di specie alloctone, pericolose per l’integrità della biodiversità del Parco.

Altra prospettiva dell’Impianto della Centrale a Biomasse della Valle del Mercure

Anche il trasporto delle biomasse e delle relative ceneri rappresenta un grave problema viario ed ambientale: sono necessari oltre centodieci camion al giorno, in va-e-vieni, che inevitabilmente vanno a congestionare una rete viaria già di base inadeguata e impattano negativamente sull’ecosistema del Parco.

Contro la riapertura della centrale si sono schierate le popolazioni della Valle, con imponenti e ripetute mobilitazioni e manifestazioni (la più partecipata, tra le tante, ha visto la presenza di oltre 4.000 persone, 14 Amministrazioni comunali, 50 tra Associazioni e Comitati locali e nazionali). Ma l’opposizione alla centrale risale già agli anni ’60 del secolo scorso, per i danni da essa arrecati alla salute e alle attività agricole dei residenti, specie dei comuni di Viggianello (PZ) e Rotonda (PZ), i cui abitati sono i più prossimi al sito della centrale e i cui Sindaci supportano da anni l’opposizione alla centrale medesima.

Dott. Laghi ma la Centrale del Mercure ha, almeno, al suo attivo qualche elemento virtuoso, tale da poterla ampiamente legittimare e, quindi, renderla accettabile nella particolare area dove è stata realizzata?

I rischi non riguardano solo salute, c’è la questione diritti e sviluppo dell’area, ma anche l’impatto occupazionale, che è ampiamente negativo: perdita di posti di lavoro nel settore turistico e in quello dell’agricoltura di qualità, mentre la forza-lavoro impiegata in centrale deriva da trasferimenti da altri impianti.

Molte sono le preoccupazioni per l’impatto sulla salute delle popolazioni residenti determinato dalle emissioni della centrale, ancor più oggi, ai tempi della pandemia da coronavirus, in cui è risultato evidente il nesso tra inquinamento atmosferico e aumento dei rischi correlati alla diffusione e alla gravità dell’infezione.

La Spettacolarità e l’ Unicità degli Ambienti del Parco Nazionale del Pollino, a cavallo delle Regioni Calabria e Basililata

Dott.Laghi a quanto pare non c’è stato riscontro alcuno, rispetto a importanti manifestazioni di protesta, di petizioni e azioni mirate a far comprendere l’inattualità e la permanenza di un Impianto in quest’area del Parco Nazionale del Pollino…

E’ proprio così! Eppure, già una preliminare richiesta di Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), avanzata, distintamente, dall’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente (ISDE Internazionale) e dal Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Potenza, nell’estate 2014, non fu presa in alcuna considerazione.

Una grande manifestazione popolare e istituzionale per dire “No” alla Centrale a Biomasse della Valle del Mercure – Parco Nazionale del Pollino

Tra le altre cose, la centrale è situata all’interno di una valle – quella del Mercure – caratterizzata da un regime dei venti piuttosto debole e, dal fenomeno micro-climatico dell’inversione termica. Tale fenomeno rallenta di molto il ricambio d’aria, con conseguente prolungata persistenza degli inquinanti prodotti dal funzionamento della centrale e dai mezzi adibiti al conferimento delle biomasse.

Tale situazione espone perciò gli abitanti della valle del Mercure a un rischio-salute aumentato, incrementa l’inquinamento delle matrici ambientali (aria, acqua, suolo) della valle stessa e, conseguentemente, anche l’inquinamento delle catene alimentari (nell’area, tra l’altro, sono presenti colture di qualità a marchio DOP, come il fagiolo bianco e la melanzana rossa di Rotonda, fonte di alimentazione per gli abitanti, ma anche di reddito per gli agricoltori).

Lei è stato un Medico, un Primario di frontiera in un Ospedale calabrese, la sua esperienza è stata sempre messa a disposizione del prossimo e dove è stata richiesta. Perciò in campo sanitario doveva meritare un maggiore ascolto, ma nonostante tutto…?

E’ opportuno riferire che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione – riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – ha incluso l’inquinamento atmosferico nel gruppo 1, classificandolo cioè come cancerogeno certo per l’uomo. Così come la Direttiva 96/62/CE, dell’UE, sulla gestione e qualità dell’aria ambiente dei Paesi dell’Unione Europea, all’articolo 1, individua tra gli obiettivi quello di: “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi”.

E’ qui necessario sottolineare come i sistemi di filtraggio attualmente disponibili a livello industriale non siano in grado di abbattere una quota di agenti inquinanti particolarmente pericolosi, prodotti dalla combustione delle biomasse della centrale (particolato, metalli pesanti, diossine, ecc.).

Una megacentrale che impatta perciò moltissimo e produce però pochissimo (appena lo 0, 0002 dell’energia prodotta in Calabria, Regione che ha già, di per sé, un surplus energetico del 178%).   

Nell’ambito della Giornata Mondiale per l’Ambiente e per la Biodiversità, grande attenzione e importanza è stata riservata alle Aree Protette. Ed il Parco Nazionale del Pollino è un immenso e prezioso Ecosistema da tutelare, salvaguardare e potenziare

Allo scopo di controllare l’impatto della centrale, con i conseguenti rischi per la salute, fu previsto, in un Accordo di Compensazione sottoscritto da Enel con alcuni Enti locali, un Osservatorio Ambientale che tuttavia, opera in evidente e grave conflitto di interessi, essendo stato stabilito che il suo finanziamento fosse in capo ad Enel per una cifra di 800.000 euro (100.000 euro all’anno).

Dott. Laghi ci parli di questo Osservatorio Ambientale! Secondo Lei cos’è che non va, quali meccanismi andrebbero rivisti, perché non funziona come dovrebbe…?

Ma non solo quello che Lei ha evidenziato! Il Consiglio di Amministrazione dell’Osservatorio è, per statuto, costituito da rappresentanti di Enti a cui Enel ha garantito elevati introiti economici: quattro milioni di euro per l’Ente Parco del Pollino (500.000 euro l’anno), il cui Presidente è, inoltre, anche Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Osservatorio; 8 milioni e 800 mila euro (1.100.000 euro l’anno) da dividere tra i Comuni di Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Lauria, Laino Castello, Mormanno e Papasidero; 400.000 euro l’anno per il Comune di Laino Borgo (sede dell’impianto); 1.500.000 euro (750.000 ciascuna, una tantum) alle Regioni Calabria e Basilicata.

Il controllato, dunque, che lautamente – e scandalosamente – finanzia uno pseudo – controllore.

Da questo macroscopico conflitto di interesse non ci si poteva attendere nulla di buono. E, infatti, così è stato. L’Osservatorio nei suoi quattro anni di vita, ha prodotto, ad oggi soltanto due report relativi alle emissioni, il secondo dei quali ancora preliminare (il definitivo è previsto per luglio 2020). Il primo, redatto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, facente capo all’on.le Edo Rochi, vedeva e vede Enel tra i propri…Soci e il secondo, preliminare, presentato dopo ben due anni dal precedente, il 25 maggio scorso, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, da cui proviene anche il Direttore scientifico dell’Osservatorio, finanziato sempre dalla proprietà della centrale.

Dott. Laghi può confermare che proprio nell’occasione dell’ultima presentazione dei dati sulle emissioni, si sono riaccese le polemiche sull’attendibilità scientifica degli stessi. Qual è la sua valutazione ?

In aggiunta ai già ricordati conflitti di interesse che riguardano la nascita e le attività dell’Osservatorio Ambientale, sono stati fatti rilevare diversi aspetti che inficiano la rilevanza scientifica di quanto presentato.

Tra i più significativi, il fatto che lo studio a suo tempo presentato da Enel circa le condizioni microclimatiche – fondamentale per valutare le ricadute degli inquinanti- incredibilmente, non riguarda la Valle del Mercure, bensì una valle diversa e distante da essa, quella di Latronico.

Una delle caratteristiche gole del Fiume Lao – Parco Nazionale del Pollino

Le centraline di rilevamento sono perciò collocate in siti non idonei a dare un quadro attendibile delle ricadute degli inquinanti, oltre ad essere, per di più, in diversi casi -come mostrato dagli stessi Relatori- pessimamente manutenute.

I dati relativi alle emissioni, inoltre, vengono “validati” dalla Proprietà della centrale e non da un Organismo indipendente.

I dati sanitari dei residenti non sono stati forniti dagli Enti locali preposti-che si sono rifiutati- e sono stati sostituiti con altri disponibili presso l’ISS, certamente non sovrapponibili ai primi. Dati che hanno comunque evidenziato un eccesso per alcune patologie, rispetto a quanto atteso.

Le azioni di lotta, coerenti e tenaci, fin qui condotte hanno una base di realistica razionalità ed un preciso obiettivo: quello di restituire al territorio la sua naturale prospettiva e dinamicità di area vocata a ben altri destini produttivi…!

Azioni, battaglie, manifestazioni…per spiegare, non solo denunciare,  questa vera e propria aggressione ad un territorio protetto, con grave impatto sulla biodiversità, distruzione del patrimonio forestale, rischi per la salute dei residenti, rischi di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata (per altro già verificatisi, come emerse dall’operazione “Stige” nel gennaio 2018, che portò all’arresto di titolari di ditte fornitrici di biomasse per la centrale del Mercure) e danni anche al tessuto economico e occupazionale (turismo e agro-alimentare di qualità) dell’area?

Ancora una volta la risposta è di natura economica: i guadagni che la centrale garantisce, grazie agli enormi incentivi Pubblici (davvero denaro sprecato!). Nel solo 2016 (primo anno di attività della centrale) il Mercure ha “fruttato” ben 49 milioni di euro, di cui soltanto 10 da produzione di energia e addirittura 39 milioni di euro da incentivi pubblici! Questo è l’unico reale vantaggio – per i Privati! – e confliggente con il bene e l’interesse Pubblico-che la Centrale del Mercure riesca a garantire.

Da Casali del Manco (CS), 06.06.2020