Vite strappate in Italia dagli anni ’70 ad oggi di Antonella Betti

Vite strappate in Italia dagli anni ’70 ad oggi di Antonella Betti, dall’illustre prefazione della Senatrice Paola Binetti, è un’opera difficile e dolorosa, che racconta verità agghiaccianti che sono sotto gli occhi di tutti da troppi anni, e da altrettanti sono spesso ignorate. Un’inchiesta esauriente e profondamente sentita da parte di un’autrice che ha vissuto sulla sua pelle un’ingiustizia tremenda, comune a quella delle vite spezzate dall’indifferenza individuale e istituzionale di tanti minori e anche delle loro famiglie, che se li sono visti strappare a volte per futili motivi. Antonella Betti è un’assistente sociale impegnata in prima linea nella difesa dei diritti dei bambini, che da anni si batte strenuamente affinché la fragilità di certi nuclei famigliari venga preservata da un allontanamento forzato dei minori, che potrebbe essere evitato con l’aiuto appropriato; l’autrice chiede a gran voce la verità, per fare finalmente giustizia e cominciare a costruire un futuro migliore. Nel libro si tratta di tutela dei diritti dei minori, diventata ormai un’emergenza “che necessita di studio, consapevolezza, cambiamento delle leggi attuali e tanta sensibilità”. L’allontanamento coatto dalla famiglia d’origine è a volte compiuto senza studiare a fondo la storia famigliare, e senza capire le ragioni effettive dei problemi del bambino; è pertanto necessario acquisire più consapevolezza sulle carenze legislative perché, come afferma l’autrice, ad oggi non si hanno chiari i parametri con cui si giudica l’allontanamento del minore, e non esiste neanche un registro ufficiale dei bambini adottati e affidati. L’inchiesta si occupa anche e soprattutto della piaga del tacito traffico di bambini – e non possono non colpire le parole “sequestrano”, “illegalmente” e “lager” che sono evidenziate nella prima pagina del libro, e che intendono rappresentare la condizione di minori strappati letteralmente dalle braccia dei genitori senza un motivo fondante, e collocati in case-famiglia che in certi contesti lavorano solo con lo spregevole scopo di guadagnare da queste situazioni limite. L’autrice racconta dell’abuso di potere di certi tribunali dei minori, che dagli anni settanta si pensa abbiano sottratto illegalmente circa quarantamila bambini l’anno per alimentare il business delle case-famiglia, che ottengono lauti contributi pubblici per ogni minore, e quello delle adozioni clandestine. Una vera e propria violazione dei diritti umani ad opera di un insospettabile accordo tra tribunali, uffici comunali e case-famiglia, che Antonella Betti continua a denunciare con coraggio, nonostante si trovi davanti il muro di un sistema ancora troppo inattaccabile.

Antonella Betti (Roma, 1982) è un’assistente sociale, giornalista e scrittrice. È laureata in “Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali” e ha conseguito il primo diploma di formazione in “Analisi scena del crimine, criminologia e gestione dell’emergenza” e il diploma di aggiornamento e formazione in “Scienze criminologiche e forensi; violenza, trauma e crimine – protocolli d’intervento e strategie di prevenzione”. Ha fondato nel 2010 l’Associazione di Promozione Sociale “Help & First Aid: Minori e Famiglie Roma” (O.N.L.U.S.) di cui è Presidente & Legale Rappresentante. È da sempre impegnata nell’attività di docenza presso corsi, convegni, seminari ed eventi, svolgendo costantemente la sua professione di assistente sociale ed operatrice socio-sanitaria. Scrive per la testata online di EdicolaWeb.