Una ricerca israeliana svela il meccanismo che impedisce la riproduzione delle cellule tumorali

Una ricerca israeliana condotta dall’ Università di Tel Aviv ha permesso di individuare tre proteine che se modificate nella fase di mitosi (divisione cellulare) sono in grado di innescare un processo di auto-distruzione delle cellule tumorali. È una scoperta incredibile che permetterebbe di individuare e colpire le cellule tumorali in rapida proliferazione senza danneggiare quelle sane. Al momento il gruppo di ricerca è concentrato sul tumore alla mammella triplo negativo e sul cancro al pancreas le due manifestazioni tumorali più aggressive e resistenti alle terapie attuali. Lo studio è stato reso possibile grazie ai finanziamenti ed è per questo fondamentale continuare a stimolare gli studi contro il cancro anche attraverso l’offerta di una borsa di ricerca come quelle messe a disposizione dall’Istituto Sergio Lombroso che collabora proprio con il Weizmann Isntitute of Science, una delle università più prestigiose di Israele.

In cosa consiste la scoperta israeliana sulle cellule tumorali

Una caratteristica dei tumori è la capacità delle loro cellule di replicarsi in modo rapido e di proliferare privando le cellule sane del lor spazio vitale, invadendo così i tessuti e gli organi fino a distruggerli. Lo scopo della chemioterapia è quello di colpire le cellule tumorali in rapida crescita, però lo svantaggio è che non si riesce a distinguere le cellule tumorali da quelle sane, per cui il “bombardamento” chemioterapico risulta essere sempre molto debilitante e non sempre efficace.

La ricerca condotta dall’Università di Tel Aviv in Israele apre nuove prospettive di cura: la ricercatrice Malka Cohen Armon e i suoi colleghi della Sackler School of Medicine hanno individuato tre proteine capaci di intercettare e uccidere esclusivamente le cellule tumorali a rapida proliferazione. Le tre proteine – opportunamente modificate per raggiungere questo scopo – possono così indurre alla morte cellulare e all’auto-distruzione le cellule tumorali nella loro fase di mitosi, ossia di divisione cellulare con il vantaggio di non andare a danneggiare le cellule sane. Il meccanismo che si innesca è tanto più efficace quanto più rapida è la proliferazione delle cellule tumorali, pertanto è indicato per la cura dei tumori più aggressivi e che non rispondono neanche ai trattamenti chemioterapici tradizionali. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista tematica OncoTarget nel 2017, con sviluppi importanti nel 2019 relativi alla cura del tumore al pancreas – il più aggressivo e refrattario alle cure – tramite l’iniezione per via endovenosa della molecola PJ34. La scoperta ha, infatti, un importante impatto sulla ricerca oncologica in genere soprattutto riguardo alla capacità selettiva delle proteine di mirare le cellule maligne e preservare quelle sane e i tessuti sani.

Come è stata condotta la ricerca

Il gruppo di ricercatori israeliano ha condotto gli esperimenti su una serie di tumori particolarmente aggressivi come quelli al polmone, alla mammella, alle ovaie, al colon, al pancreas, al cervello e diversi tipi di tumori ematologici. I ricercatori hanno individuato delle proteine specifiche come i derivati della fenantridina in grado di disturbare l’attività di riproduzione delle cellule tumorali “figlie” e di distorcere il fuso mitotico prevenendo la divisione dei cromosomi. Se si riesce a bloccare la mitosi, la cellula che non è più in grado di riprodursi si auto-distrugge. Sulla base di questa scoperta, in realtà, è possibile individuare altre proteine capaci di indurre lo stesso meccanismo di autodistruzione delle cellule tumorali e quindi si aprono numerose prospettive di approfondimento e studio.Gli studi sono stati condotti su colture cellulari e anche su trapianti di cellule tumorali umane su cavie da laboratorio. Le tecniche di cui si sono avvalsi i ricercatori israeliani sono l’imaging, la biochimica e biologia molecolare. Il trapianto di cellule cancerogene del tumore alla mammella triplo negativo sui topi ha rivelato come si attivasse il meccanismo e ha per lo meno indotto l’arresto della crescita del tumore. La fenantridina è un composto chimico sintetizzato nel 1891 dai chimici svizzeri Amé Pictet e H. J. Ankersmit i quali lo utilizzarono come base per i coloranti fluorescenti che si legano al DNA; ma questo composto è solo la porta di accesso verso l’individuazione di altri derivati più efficaci per la cura dei tumori più ostili alle terapie correnti.