Altopiano Silano (CS)- Visita ad uno Storico Villaggio Rurale di Montagna, denominato ‘Sedicesimo’, in Sila Grande

Sull’Altopiano Silano, in attuazione della Riforma Agraria e con l’intervento diretto dell’O.V.S.(Opera Valorizzazione Sila), con le famose leggi “Sila” dell’anno 1950, sono stati costituiti insediamenti abitativi, con oltre 600 case rurali, realizzati in aree strategiche, oggi considerati un autentico ‘Giacimento Storico-Culturale’, un bene collettivo comunitario da salvaguardare. Un Patrimonio che attende di essere promosso e valorizzato, in aderenza alle nuove tendenze di corretta fruibilità delle risorse del territorio, in un’ottica di  consumi intelligenti e benessere sostenibile. Parliamo dei Borghi rurali un po’ perduti, dall’ insuperato fascino antico, che occorre strappare ad una lunga stagione di oblio e dall’ insostenibile isolamento. Quando non è vera e propria indifferenza…!

Altopiano Silano (CS) – Particolare del Villaggio rurale montano denominato: ‘Sedicesimo’, in prossimità della Loc. Croce di Magara. Sullo sfondo la magnifica pineta,elemento distintivo del posto.

Apriamo questo servizio con una brevissima riflessione di Giuseppe Isnardi (Meridionalista, geografo e storico che, a parte i suoi  studi e ricerche, collaborò con l’Enciclopedia Italiana per la geografia della Calabria, con un significativo riferimento all’Altopiano silano): “Terra indimenticabile diversa da tutte le altre. Per chi visita il Sud d’ Italia questa regione costituisce la più piacevole sorpresa, perché non si riesce ad immaginare che nelle terre del Meridione si possa incontrare una vastissima oasi com’è la Sila con caratteristiche prettamente nordiche, ma addolcite e beneficamente influenzate dalla posizione di zona squisitamente mediterranea”.

Una breve intesa operativa e con Salvatore Pace, che ama la Sila e di professione fa il Divulgatore Agricolo all’ARSAC – Regione Calabria, di buon mattino, da Casali del Manco decidiamo di raggiungere uno dei borghi rurali storici dell’Altipiano Silano denominato ‘Sedicesimo’, poco prima della località Croce di Magara, in Sila grande. Nel corso del viaggio ho raccolto dal mio entusiasta interlocutore alcune testimonianze di reali dinamiche vissute, in prima persona, con altri  artefici, chiamiamoli ‘ moderni rurali’ che, destinatari diretti degli originari nuclei famigliari di assegnatari/poderisti, contadini del Villaggio, hanno avviato da qualche tempo delle interessanti quanto comunitarie iniziative per un graduale ritorno del Borgo quanto più possibile all’originario ‘Centro di Vita e di Socialità’. L’insediamento, con caratteristica edilizia rurale, ben incastonata nel contesto rurale-paesaggistico, mostra evidenti esempi  di ristrutturazione e riuso funzionale, operando  interventi di conservazione estetica consoni e compatibili con l’architettura rurale originaria, realizzata a partire dagli anni ’50 del Novecento. Un autentico atto d’amore verso un luogo che ha tanto da raccontare e tramandare alle generazioni future.

Villaggio ‘Sedicesimo’ – Casa Rurale sottoposta ad intervento di restauro conservativo-funzionale.

E’ subentrato un atto di disponibilità condivisa nel sostenere piccole e coinvolgenti attività in loco, con l’accortezza di  armonizzarle con le proiezioni, vocazioni e tradizioni identitarie dell’ Insediamento che, nonostante il pesante esodo umano, conserva ancora il suo antico fascino. Pertanto, il ‘Sedicesimo’ non è per nulla classificabile come ‘perduto’ o ‘dimenticato’ o ‘abbandonato’ Anzi, proprio nel periodo più recente le attenzioni di questo gruppo di persone, animate da un unico obiettivo comune, si sono ulteriormente consolidate per animare e rendere più funzionali i punti strategici del Borgo che il legislatore ha inteso fossero al servizio della Comunità e non della singola famiglia contadina. L’impegno, seppur non dettato dalla fretta di ‘rivoluzionare’ i luoghi in questione, è disciplinato dalla consapevolezza  e dall’innata saggezza del popolo dei campi, di restituire, sempre col metro dell’azione possibile e degli interventi sostenibili, capaci di assicurare nuova attrattiva e diverse possibilità di riuso funzionale degli insediamenti originari.

Lo stesso Salvatore Pace, con alcuni suoi diretti familiari ed i solidali confinanti, racconta d’aver operato nei fine settimana, per ripristinare usanze molto radicate sul posto, come la piccola agricoltura naturale, il ripristino delle siepi per i piccoli frutti, la cura delle piante officinali e delle essenze vegetali spontanee, la cultura degli orti, la messa in produzione dei piccoli insediamenti parcellari, con le classiche colture a rotazione (grano-patate-prato-pascolo), la cura delle piante da frutto e la lavorazione dei piccoli frutti per ottime confetture, la raccolta dei funghi, le sane abitudini alimentari con alla base i prodotti tipici del posto, la manutenzione in senso lato di tutta l’aria contermine al Villaggio, l’agibilità delle stradine interne, l’accessibilità dal grande raccordo stradale. Riguardo agli elementi strutturali, che vengono definiti annessi alle case rurali ( concimaia, porcile, piccola stalla, pollaio, che sono in buona parte dismessi, altri in discreto stato di conservazione),merita una considerazione a parte il ripristino del grande forno a legna del Borgo.

Villaggio ‘Sedicesimo – il sito dell’omonima fontana.

 

Villaggio ‘Sedicesimo’- All’azione alcuni componenti del gruppo per operare il restauro delle panchine comunitarie.

La manutenzione del forno? Un vero e proprio evento, avvenuto con slanci collegiali di sano volontariato e di partecipazione attiva su un simbolo identitario, indiscusso, di quell’ insediamento. Un punto di riferimento cardine che, un tempo, a cadenza settimanale e con una turnazione rigorosamente osservata dalle famiglie, veniva alimentato per effettuare il processo di panificazione che doveva essere bastevole per tutta la Comunità! Nella scorsa estate – ricorda Salvatore Pace, con voce ed occhi che rievocano le positive emozioni – abbiamo alimentato il forno ed ottenuto un pane profumato e gustoso, distribuito a tutti i presenti ed una serata festosa ha concluso quell’ esperienza di sana e produttiva vita comunitaria. Interessante anche l’ultima notazione che Salvatore Pace ha voluto ricordare: “ Nelle serate tiepide della estate silana, seduti sulle panchine delle aree del Borgo – anch’esse ristrutturate – sotto un cielo stellato, si è inteso ripercorrere un’altra storica usanza, quella dei racconti popolari, il ricordare usi e costumi, detti contadini ed altre gustose storielle che hanno incantato, soprattutto, i nostri ragazzi presenti nel ‘Villaggio Sedicesimo!.

Il buon esempio del…Sedicesimo da trasmettere ad altre realtà dell’Altipiano della Sila.

Sembra sia crescente l’interesse delle nuove generazioni che orientano la loro attenzione anche verso la montagna e il comparto agricolo. Per sostenerli, l’Uncem – da tempo – sta facendo pressione sul Governo e sulle principali istituzioni italiane affinché venga lasciata autonomia fiscale a Comuni e a Unioni e con una generale defiscalizzazione delle Terre Alte si compensino i maggiori costi diretti e indiretti che chi vive o lavora in montagna deve affrontare. La defiscalizzazione si accompagna alla sburocratizzazione ed insieme sono l’opposto delle politiche assistenzialistiche fatte per oltre trent’anni in Italia.

Villaggio ‘Sedicesimo’ – Il gruppo impegnato nella gestione del Forno Comunitario e relativa Panificazione.

Paesaggi rurali: Il riconoscimento Unesco.

Il paesaggio agrario è a tutti gli effetti paesaggio culturale come riconosciuto dall’Unesco (1995) per essere diretta espressione dell’”opera congiunta dell’uomo e della natura” ascritto alla categoria dei “paesaggi rurali e agro- silvo – pastorali”, in ragione delle loro specificità e delle pratiche colturali e sociali di cui sono testimonianza. Il paesaggio agrario depositario della memoria del territorio, dunque bene culturale, ma anche espressione di una nuova domanda culturale (quella post-moderna) che gli assegna il ruolo di fattore propulsivo dello sviluppo, in linea con i principi della Convenzione Europea del Paesaggio e, più ampiamente, con una transizione epocale che segna, in agricoltura, il passaggio dal produttivismo al post-produttivismo.

Un luogo Silano denominato…’Sedicesimo’, con pregi e memoria storica da salvaguardare e ricordare.

Walter Filice (Veterinario – scrittore e fotografo, con la passione per la storia ), nel suo pregevole volume :Il mio viaggio nella Sila – Tra Storia e Cultura, Religione e Mito, Artisti ed Arte”, ecco come presenta il Villaggio Sedicesimo, realizzato ai tempi della Riforma Agraria dall’allora O.V.S.

Villaggio Sedicesimo – Gruppo di donne impegnate per l’elaborazione delle forme di pane.

Nelle vicinanze di Croce di Magara esiste un altro piccolissimo borgo che, al di là del fatto che rappresenta il tipico agglomerato di case dell’O.V.S (Opera Valorizzazione Sila), non sembra avere strutture o edifici che meriterebbero essere ricordati. Pur tuttavia mi ha incuriosito il nome di questo borgo che insiste in una zona a ridosso di alti pini ed a tre metri e mezzo dalla superstrada. 

Villaggio ‘Sedicesimo – Forno Comunitario – Pane in cottura.

Un giorno di non so quale mese e neanche di quale anno, ma presumo che ci si possa riferire agli inizi del ‘900, un gruppo di soldati appartenenti ad non meglio identificato XVI Reggimento ( di Fanteria dell’Esercito?),si fermò in tale punto per accamparsi e proseguire in loco per le esercitazioni o forse addirittura per riposarsi durante le frequenti battute di caccia contro i Briganti. In uno specifico punto della strada vecchia che da Camigliatello arriva a Croce di Magara, in una curva a gomito una piccola sorgente d’acqua dissetava quei soldati, che pensarono quindi di incanalare tale flusso della sorgente creando una vera e propria fontana.

 

Ebbene, sì! Il XVI Reggimento è esistito davvero. Si trattava di un valoroso manipolo di soldati che faceva parte della Divisione Sila di stanza a Cosenza che partecipò alla campagna d’Africa in Etiopia…Questa fontana, a Sedicesimo, rappresenta un punto di riferimento per cacciatori e pescatori che da lì tornano nelle loro case,dopo aver concluso la loro attività predatrice nei territori a monte o per quegli esperti “fungiari” che coi loro panieri carichi di funghi si riversano nel mercatino di Camigliatello per le loro vendite.

Per noi tutti nostalgici della Sila, che conosciamo il punto esatto al di sotto della strada ( all’incirca il Km 86), fermarsi qui diventa quasi un obbligo a riempire gli “otri”per la scorta d’acqua. Un’altra teoria vorrebbe che la denominazione di questa località sia dovuta più semplicemente al fatto che è presente il casello ferroviario n.16. Può anche essere che vi sia una curiosa combinazione tra le due cose e che entrambe le teorie si possano considerare verosimili”.-

Da Casali del Manco (CS), 09.02.2020