Evo Morales fugge all’estero: guerra civile in Bolivia
La situazione è precipitata in Bolivia. Dopo le dimissioni (forzate) del presidente Evo Morales, nel Paese regna il caos. Il colpo di Stato ha fatto piombare i boliviani nella guerra civile. Il Mexico ha annunciato di avere concesso asilo politico al presidente dimissionario che ha deciso di accettare l’offerta. Morales su tweet scrive. “Fa male lasciare il Paese per motivi politici ma tornerò presto con più forza ed energia”. “La sua vita e la sua sicurezza sono in salvo” ha detto il ministro degli Esteri messicano dopo che l’ex presidente è salito sull’aereo che lo ha portato a Città del Mexico. Le immagini mostrano un Paese diviso in due. Scontri a La Paz e nella concapitale El Alto, con atti di vandalismo e di violenza da parte di gruppi di militanti di entrambe le fazioni in conflitto, che hanno incendiato edifici, automobili e bus, saccheggiato negozi e supermercati. La Polizia ha chiesto all’esercito di intervenire nelle strade e prontamente il comandante delle Forze Armate ha annunciato operazioni congiunte con la polizia per “fermare i vandali”. Oltre Morales, si è dimesso il suo vice Alvaro Garcia Linera, i presidenti di Senato e Camera e anche il primo vicepresidente della Camera Alta. Le dimissioni del capo dello Stato saranno effettive solo quando ci sarà una loro approvazione da parte del Parlamento, la cui data della riunione non è stata stabilita. Morales quindi è in esilio ma in carica fino a quando il governativo Movimento al socialismo (Mas), che ha il controllo dei 2/3 sia del Senato (25 membri su 36) sia della Camera (88 su 130), non riuscirà raggiungere l’edificio del Parlamento senza subire attacchi e quindi a partecipare, non sarà mai possibile ottenere un quorum per procedere ad una transizione basata sulla Costituzione. Morales, dopo aver scritto una lettera di dimissioni, si era trincerato nella sua roccaforte del Chapare nel dipartimento di Cochabamba. Da lì ha chiesto ai suoi oppositori, Carlos Mesa e Luis Fernando Camacho, di “assumersi la responsabilità di pacificare il Paese e garantire la stabilità politica e la convivenza pacifica del nostro popolo”. Per poi definirli entrambi su Twitter “cospiratori, razzisti e golpisti”. Appelli alla moderazione e al rispetto della Costituzione rivolti alle parti in conflitto, sono arrivati da ogni parte: l’Onu, Osa, Unione europea (Ue) e la Cina. Russia, Messico, Uruguay, Venezuela, Cuba e vari organismi internazionali (Gruppo di Puebla e l’Alba, Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America) definiscono “colpo di Stato” l’obbligo di rinuncia imposto a Morales con il contributo decisivo dei militari.