Inglese: gli italiani ultimi della UE dopo Francia e Spagna

L’inglese è ancora una bestia dura da domare per gli Italiani. A confermarlo è la 9a edizione dell’Indice di Conoscenza della Lingua Inglese EF EPI, il più ampio rapporto internazionale sulla padronanza dell’inglese. La rilevazione, svolta da EF Education First, società leader nel settore dei corsi di lingue all’estero,  è stata effettuata su oltre 2.3 milioni di persone, tra adulti e studenti in 100 Paesi, e rivela le tendenze globali nella padronanza dell’inglese. Ancora una volta, la terza volta negli ultimi quattro anni, l’Olanda ruba il primo posto alla Svezia, mentre l’Italia continua a perdere posizioni. Se l’anno scorso potevamo vantare di essere un gradino avanti alla Francia, quest’anno abbiamo conquistato la posizione di fanalino di coda dell’Europa con la 36esima posizione. “L’inglese è la lingua globale del lavoro, della ricerca, della comunicazione. Il nostro Paese è sempre in ritardo rispetto all’Europa,” sottolinea Natalia Anguas, AD EF Italia “Soprattutto gli over 30 devono intraprendere percorsi di formazione linguistica, per non restare indietro nell’ambito lavorativo. I ragazzi più giovani hanno infatti un inglese migliore, grazie agli investimenti fatti dal nostro sistema educativo per favorire insegnamento dell’inglese, scambi culturali ed esperienze di soggiorno studio all’estero. La 9a edizione dell’EF EPI è un utile strumento per valutare politiche e ritorno degli investimenti nella formazione linguistica”. Dalla ricerca di EF emerge inoltre un elemento interessante: l’inglese non è solo un elemento che facilita la mobilità lavorativa di coloro che si affacciano al mondo del lavoro, ma è un elemento in forte correlazione con facilità a fare impresa, produttività del paese e crescita economica. Questo dato non dovrebbe sorprenderci: laddove esiste una maggiore capacità di comunicazione con altre comunità e paesi, esiste una maggiore possibilità di scambio di ricchezza. Ne traggono quindi giovamento il settore turistico, che rappresenta una grande fetta dell’economia italiana odierna, l’import-export, la ricerca accademica e anche il settore manifatturiero come indotto. A livello regionale troviamo infatti una discrepanza di conoscenza dell’inglese tra nord e sud che rimane invariata dall’anno scorso, anche se il divario si sta chiudendo. Tra le regioni gli studenti e abitanti dell’Emilia Romagna conquistano il primo posto, seguiti da Fruili-Venezia Giulia e Lombardia.  A chiudere la classifica troviamo Molise, Puglia e Basilicata. Nota positiva per quest’ultima che migliora rispetto allo scorso anno, passando da un livello di competenza molto basso ad un livello basso. Il miglioramento più visibile si ha però a livello metropolitano con Napoli che cresce di +1,17 punti rispetto allo scorso anno, oltre la media delle altre città italiane. Grazie alle politiche di investimento nella scuola italiana effettuate nel corso degli ultimi decenni, possiamo notare che in media gli adulti italiani tra i 26 e i 30 anni hanno un livello di conoscenza della lingua superiore alla media mondiale anche se di poco; si confermano invece ultimi in classifica gli adulti sopra i quarant’anni. Insieme al rapporto EF EPI, viene pubblicato anche l’EF EPI per le Scuole (EPI-s), sulle competenze linguistiche degli studenti delle scuole superiori e università in 43 Nazioni. Per l’Italia viene analizzata la Rilevazione 2017 effettuata in collaborazione con il MIUR su oltre 30.000 studenti delle scuole secondarie del Paese, che evidenzia come gli studenti delle aree urbane abbiano una conoscenza dell’inglese migliore rispetto a quelli delle scuole di provincia e gli studenti dei licei possiedano un livello superiore rispetto a quelli degli istituti tecnici e professionali.