Rinvio della Brexit: Europa sotto scacco francese

Parigi vuole l’uscita di Londra prima possibile e così in Ue si discute sulla richiesta di rinvio della Brexit arrivata da Londra senza prendere subito una decisione. La scadenza del 31 ottobre è sfumata. Nessuno vuole il no deal (tranne BoJo) ma non c’è accordo sulla durata della proroga. Prevale il veto di Emmanuel Macron, da sempre contrario a concessioni più lunghe. Ma tutti chiedono a Londra maggiore chiarezza. Per la proroga potrebbe comunque essere adottata una procedura scritta, nessun vertice straordinario. Gli ambasciatori si sono aggiornati all’inizio della prossima settimana. A Westminster infatti è previsto il voto sulla richiesta del premier Boris Johnson di elezioni anticipate al 12 dicembre. Se il Parlamento britannico non accorderà a Johnson la sua richiesta, l’Ue potrebbe rinviare di un solo mese così da favorire il premier conservatore. Downing Street intanto spiega che, se alla Camera dei Comuni non ci sarà la maggioranza dei due terzi necessaria ad accogliere la richiesta di voto anticipato, si procederà con l’esame degli emendamenti all’accordo raggiunto con l’Ue e approvato dal Parlamento britannico. Questa maggioranza non è certa. Il laburista Jeremy Corbyn appoggerebbe la richiesta di Johnson di elezioni anticipate solo se il leader Tory si impegnasse lunedì ai Comuni ad escludere anche per il futuro ogni ipotesi di divorzio no deal dall’Ue. Secondo Corbyn, l’accordo raggiunto da Johnson con Bruxelles non garantisce di per sé che il no deal non ci possa essere. Pertanto il premier deve dare assicurazioni esplicite di cui la Camera poi gli potrà “chiedere conto”. Bruxelles, sebbene la Germania fosse disponibile a decidere subito una proroga al 31 gennaio, ha deciso di assecondare i francesi e di attendere. Ma è una tattica dall’esito poco certo. Perché il premier inglese BoJo potrebbe tornare a trattare con i leader europei in quanto il Parlamento potrebbe bloccare il Boris deal in qualsiasi momento. Tre mesi di proroga, fino al 31 gennaio, è però la data più scontata, visto che è contenuta sia in due risoluzioni approvate da Westminster, sia nelle tre lettere inviate da Johnson a Bruxelles. Così scontata che anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk raccomandando di concedere una proroga al 31 gennaio.