La responsabilità professionale del commercialista per la giurisprudenza

Secondo gli articoli 2236 e 1176 del codice civile, il professionista commercialista deve essere ritenuto responsabile rispetto al proprio cliente nel caso in cui non rispetti le disposizioni di legge per ignoranza o per incuria. Tale responsabilità sussiste anche se la posizione del suo assistito è compromessa nei confronti dell’Erario per imperizia, per imprudenza o per negligenza. Il danno che può essere risarcito per un inadempimento da parte del professionista a cui viene assegnato l’incarico di gestire gli obblighi fiscali di norma consiste nei maggiori oneri che il cliente deve pagare all’amministrazione a causa degli sbagli che il commercialista ha compiuto.

La responsabilità del professionista

Sempre facendo riferimento all’articolo 2236 del codice civile, si può verificare che la responsabilità del professionista è limitata all’ipotesi di colpa grave o a quella di dolo se lo svolgimento della prestazione d’opera presuppone la soluzione di situazioni di notevole complessità dal punto di vista tecnico. Ciò si può verificare quando si ha a che fare con problemi assolutamente aleatori o impossibili da risolvere, ma anche in presenza di problemi tecnici di particolare difficoltà, nuovi, che la scienza non ha ancora approfondito in modo adeguato o che presuppongono un impegno intellettuale più elevato della media.

I commercialisti e il conferimento degli incarichi

L’incarico di effettuare l’invio telematico deve essere considerato conferito in maniera implicita se viene contestato il comportamento del commercialista che non ha presentato la dichiarazione dei redditi del proprio cliente, a meno che le parti non abbiano concordato in maniera differente. Lo stesso dicasi per la riconsegna delle dichiarazioni compilate dal commercialista al contribuente. In pratica, al cliente deve essere fatto sapere che l’invio non è stato eseguito e che lui stesso se ne può occupare in prima persona facendo riferimento a un centro di assistenza autorizzato.

Gli errori professionali dei commercialisti

Il danno risarcibile, in presenza di un inadempimento da parte del professionista a cui è stato assegnato l’incarico di gestire le incombenze fiscali di un cliente, è costituito – come si è detto in precedenza – dagli oneri in più che bisogna versare all’Erario. Detto ciò, non ci si deve limitare ad accertare unicamente che vi siano stati degli inadempimenti professionali, in quanto l’esame del fondamento dell’azione risarcitoria richiede anche di appurare che tali inadempimenti abbiano avuto un’efficacia causale, e cioè che in sostanza abbiano davvero provocato il danno che il contribuente lamenta. Tale danno consiste nella perdita patrimoniale che è dovuta al pagamento delle spese, degli interessi e delle sanzioni richiesto per la presentazione non corretta della dichiarazione dei redditi integrativa, per colpa della quale si è concretizzata una illegittima compensazione.

Come funziona la domanda di rimborso del credito Iva

La domanda di compensazione dell’Iva con altro debito fiscale non deve essere accomunata alla domanda di rimborso del credito dell’imposta. Di conseguenza, il termine ordinario di prescrizione pari a 10 anni non deve essere applicato se il contribuente formula un’istanza in termini di compensazione senza che venga ravvisata la volontà inequivocabile di usufruire del rimborso del credito. Tale volontà si manifesta semplicemente indicando il credito nella dichiarazione annuale in corrispondenza del quadro RX4. Di conseguenza, il termine di decadenza è di 2 anni, come stabilito dal decreto legislativo n. 546 del 1992.

La polizza professionale obbligatoria per i commercialisti

Come si può intuire, sono numerosi i rischi a cui i commercialisti e più in generale i professionisti possono andare incontro nello svolgimento delle proprie mansioni: ecco perché conviene pensare di sottoscrivere una Polizza RC Professionale Obbligatoria Commercialista che permetta di tutelarsi rispetto a qualsiasi tipo di imprevisto.