Prendimi

“ …. è di solitudine che si tratta ed è lontananza anche da se stessi. La solitudine che sta in un foglio vuoto di parole, nella felicità mancata o semplicemente sfiorata.. la solitudine che non va via fino a quando lei dall’altra parte del mare lo muove affinché esso sulla sua riva ti deposita. E’ quel mare che dividendoti ti avvicina ai suoi occhi, al suo abbraccio.. “ Vincenzo Calafiore Da: “ Blu Oltremare “ di Vincenzo Calafiore Su quella spiaggia ormai della notte, ci accovacciammo vicino al falò, vicini, come fossimo cuciti, attaccati assieme, legati i nostri corpi dal desiderio di sentire il calore, il profumo della pelle, ma anche per avere memoria. Così anche quella notte, naturalmente alla stessa maniera, “ tu Leda quanto mi ami? Io lo so o suppongo di saperlo, perdonami amore, ma cerca di capire: io devo saperlo perché, diversamente, senza te ormai non saprei vivere. L’impotenza, l’arresa, mi cara Leda è la mia unica arma per oppormi alla mia solitudine.. “ Affondai nel suo petto, chiusi gli occhi pieni di lei. Principessa, vorrei che tu lo sapessi: quanto mi hai dato e molto pure, hai reso la mia vita più accettabile con la tua estraneità e la tua ingenuità, molto più di quanto tu possa immaginare. Il tuo letto in quella camera era il tuo letto che arbitrariamente battezzammo: la nostra nuvola, per cui mi ci distesi come fosse la prima volta. La spogliai piano come fosse l’ultima volta e l’accarezzai, con quella mia insolita smania che sempre ho addosso. Ci accarezzammo a lungo, come solo un uomo e una donna che si desiderano sanno fare. Percorsi il suo corpo piano senza fretta, palmo dopo palmo, baciandolo dappertutto. Sentii che i suoi seni diventavano sempre più duri e allora li baciai; lei mi abbracciò forte a se, fino a levarmi il respiro. Diceva parole che prima non aveva mai detto, ne avevo mai sentito pronunciarle. E allora, Leda, prendimi tra le tue braccia, non lasciarmi in questa mia deriva di poterti perdere, tienimi tra le tue memorie che al dì danno quella luce che solo un tramonto saprebbe fare. Lentamente, molto lentamente le ore fuggirono via fino all’arrivo dell’aurora che dall’alto specula su un mare mai stanco, mai fermo. Il mio viaggio finisce qui mia dolce Leda, tra le cure meschine di un fato che divide le nostre anime. Ora i miei giorni sono uguali e fissi come i giri delle ore. Il viaggio inizia su questa spiaggia, inizia e finirà negli occhi tuoi! Nulla disvela se non gli anni tuoi pigri e lenti che tramano di conche piene di suoni e colori; dai respiri leni, nella bonaccia notturna muta tu chiedi se così tutto svanisce in questa poca ombra di memoria, se nell’ocra alba si compie il mio destino. Vorrei dirti che no! Che di te s’appressa l’amore tuo che tu vuoi che sia infinito! Prendimi e questo tu puoi con le tue mani, agli occhi miei frangente s’avvicina l’ora del mio andare in quella specula lontana: t’amo! Il cammino finisce a questo sogno! Il tuo cuore salpa già per l’eterno amore.