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Una figura lavorativa molto richiesta: l’esperto di cyber security

La sfida virtuale tra guardie e ladri è una delle priorità sia per i Paesi occidentali che per quelli emergenti. Anche in Italia si inizia a considerare la sicurezza informatica una priorità, infatti si prevede che nei prossimi due anni questo settore crescerà di oltre il 10 per cento. Il nostro Paese sta recuperando in fretta il gap con il resto d’Europa in materia di cyber security. D’altronde la sfida è di quelle epocali, come ha ricordato poche settimane fa il Ministro della Difesa Italiano, Elisabetta Trenta. Si stima che nel 2020 i crimini cibernetici costeranno, a livello globale, circa tremila miliardi di dollari, influendo sul 74% del commercio mondiale. L’Italia, entro settembre, si doterà di una “Strategia nazionale per la sicurezza informatica”. A lavorarci, in questi mesi, sono i massimi esperti del nostro Paese, quelli del Dis, il Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza. L’interesse, quindi, è altissimo, sia da parte degli apparati di sicurezza dello Stato che dei privati, grandi aziende in testa, a caccia di figure professionali capaci di garantire sicurezza nel mondo virtuale e fluidità di scambio sul piano dell’attività commerciale, che ormai non può più prescindere dal web.

12 profili professionali da non perdere

Come trasformare la cyber security in un lavoro vero e proprio? I profili più richiesti sono stati messi nero su bianco dall’Agenzia governativa per l’Italia Digitale, che ha individuato ben 12 diverse figure professionali nell’ambito della sicurezza ICT (acronimo che in italiano sta per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione). L’elenco è molto vasto e aperto a svariati settori: si va dal responsabile della continuità operativa, capace di rispondere in tempo reale a ogni emergenza o all’interruzione di un servizio, al manager della sicurezza delle informazioni. Dall’analista di processi all’esperto legale, dal gestore della sicurezza dei sistemi di data storage all’ingegnere che si occupa di garantire, sempre e comunque, la continuità operativa di un sito o di un servizio digitale.

Quali competenze?

Oltre ad avere una buona conoscenza di carattere informatico, servono soprattutto poliedricità e capacità di rispondere a sfide sempre nuove. Bisogna avere l’abilità di prevenire le minacce, d’impedire l’accesso non autorizzato ai dati sensibili, di calcolare gli eventuali rischi e saper limitare i danni durante un attacco. Il settore, però, ha sempre più bisogno dell’assistenza di esperti provenienti da settori molto diversi. Oltre alle figure che svolgono funzioni prettamente tecniche, oggigiorno servono quindi anche professionisti che sappiano guardare ad aspetti quali l’analisi psicologica, i rischi aziendali e a eventuali ripercussioni legali. Proprio per questo, le grandi aziende sanno quanto sia fondamentale dare estrema importanza alla riservatezza dei dati dei propri utenti, investendo molte risorse nella cyber security a partire dalla crittografia, come è il caso delle poker room.

Dove prepararsi?

Per quanto riguarda la preparazione e la formazione, il Politecnico di Milano rappresenta un’eccellenza riconosciuta ormai da diversi anni. Molto positiva anche l’esperienza del Politecnico di Torino, che presiede il Laboratorio Nazionale di Cyber Security a cui fanno riferimento altre Università e Centri Studi sparsi un po’ in tutto il paese: La Sapienza di Roma e gli atenei di Genova, Trento e Statale di Milano, oltre all’IMT di Lucca. In questo settore, come in tanti altri, le migliori specializzazioni si possono ottenere, purtroppo, solo all’estero. Tra i migliori in assoluto c’è sicuramente il MIT di Boston negli Stati Uniti, che è riconosciuto globalmente come il miglior ateneo per gli studi tecnologici. In Europa non sono da meno le rinomate università inglesi di Oxford e Cambridge e nella vicina Svizzera l’ETH di Zurigo.

Quanto si guadagna?

La paga, ovviamente, dipende dalla figura che si ricopre. Negli Usa uno stipendio medio si aggira intorno ai 70mila dollari (63mila euro) l’anno. In Italia la retribuzione al momento è inferiore, in media circa 40mila euro l’anno. Vista l’elevata innovazione a cui questo settore è soggetto, bisogna considerare che è fondamentale mantenersi continuamente aggiornati per tenere il passo con le minacce emergenti. Per ciò, un autodidatta intraprendente saprà sempre essere un passo avanti agli altri.

Redazione

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