Riforma istituti professionali: l’Ipseoa “E. Gagliardi” di Vibo un cantiere ancora aperto

Il 30 maggio si svolgerà un nuovo seminario formativo con Pasquale Di Nunno, collaboratore della Struttura tecnica degli Esami di Stato, già ospite a marzo insieme ad Arduino Salatin (vicepresidente Invalsi) . Al centro dell’incontro  la valutazione intermedia, la revisione PFI, le direttive esplicative Esami di Stato e la conduzione del colloquio. Nell’unità formativa che si è svolta in precedenza (marzo), dai collaboratori del Miur, è stato messo in forte rilievo il ruolo degli istituti professionali e della cultura. È fondamentale “partire dalla Scuola per modificare un tessuto sociale, economico e culturale, affinché anche i giovani del Sud abbiamo le stesse possibilità di quelle del Nord” ed è “necessario agire localmente in una visione globale”. (Arduino Salatin). Di fronte alla crisi del ruolo educativo della famiglia che si registra in Europa e all’indebolimento dell’autorità nei legami familiari, “la Scuola è chiamata ad una assunzione di maggiore responsabilità culturale e si deve far carico non solo dell’apprendimento, ma anche di un impegno ancora più oneroso, quella della formazione della coscienza civile ed etica dei giovani” (Pasquale Di Nunno) L’anno scolastico si avvia verso la fine ma le tanto attese linee guida per la definizione dei nuovi profili in uscita negli istituti professionali, ancora sono in incubazione dentro le segrete stanze del Miur. In questo quadro vige ancora incertezza, alla luce anche della pubblicazione del primo regolamento attuativo che risale a luglio del 2018, in applicazione delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 61 (aprile 2017). In sostanza si tratta dei contenuti del decreto interministeriale 92 del 24 maggio 2018 che riguarda i profili di uscita dei “nuovi” indirizzi di studio, i relativi risultati di apprendimento, ed infine la correlazione dei profili in uscita degli indirizzi di studio ai settori economico-professionali. Nelle linee guida si dovrebbero prevedere le indicazioni operative (e non solo i criteri) per la declinazione degli indirizzi di studio in percorsi formativi richiesti dal territorio e per modulare i relativi risultati di apprendimento. Il dirigente scolastico dell’istituto Ipseoa “E. Gagliardi” di Vibo, Pasquale Barbuto insieme alle docenti responsabili, le prof.sse Tinuccia Consoli e Maria Oliverio, inserite nel cosiddetto progetto Tripla A (promosso dalla Renaia, la Rete nazionale degli istituti alberghieri di cui è parte attiva l’Ipseoa “E. Gagliardi” con incontri formativi che si sono svolti a Roma, Montecatini Terme e Abano Terme) si sono attivati per organizzare delle un’unità formative. Il 30 maggio, in merito, nella sede della Scuola, è previsto un ulteriore incontro con il prof. Pasquale Di Nunno, collaboratore del Miur. Questo nuovo appuntamento, dopo i precedenti che si sono svolti tra febbraio e marzo, è stato necessario per cercare di sciogliere alcuni punti rimasti ancora controversi, come la valutazione intermedia, la revisione PFI, le direttive esplicative Esami di Stato e la conduzione del colloquio e parteciperanno diverse delegazioni di tutti gli istituti professionali della Calabria. Nel mese di marzo si sono già tenuti due seminari con al centro la riforma degli Esami di Stato (secondo le indicazioni del decreto 61). Tra le diverse funzioni all’interno del Miur, Di Nunno si è occupato della revisione degli esami di Stato e ha partecipato alla stesura del Decreto ministeriale (10/2015) che ha ridefinito la tipologia della II prova per gli istituti professionali. Nei precedenti incontri formativi hanno visto la partecipazione anche altri collaboratori del Miur che sono direttamente coinvolti nelle definizione delle linee guida. Molti i docenti di altri istituti sia a livello provinciale che regionale hanno partecipato all’unità formativa, con la presenza di diversi dirigenti scolastici. Ad introdurre ed illustrare il valore culturale e scientifico dei diversi formatori che si sono alternati, il dirigente del “Gagliardi” Barbuto, il quale ha sottolineato l’importanza e il valore degli incontri,  grazie all’elevata esperienza e competenza acquisite dai collaboratori del Miur. Dopo un primo incontro con la prof.ssa Rossella Mengucci  (25 febbraio), che ha trattato i contenuti previsti con il decreto 61 (con il quale sono state gettate le basi per la riforma degli istituti professionali), il 14 e il 15 marzo i docenti si sono confrontati con il prof. Arduino Salatin (preside dell’Università salesiana di Venezia, vicepresidente dell’Invalsi e dal 2007 collaboratore con il Miur per quanto riguarda il sistema dell’istruzione e della formazione professionale). Sono stati due giorni intensi di confronto sul contenuto delle nuove linee guida, secondo le indicazioni del decreto 61. Nel corso dei lavori i docenti si sono misurati anche con dei laboratori formativi nelle diverse aree di apprendimento, in particolare sulle unità didattiche (Uda), lo strumento di apprendimento su cui costruire percorsi condivisi tra le diverse discipline per raggiungere i livelli di competenza richiesta all’uscita dei diversi anni, a partire dal primo biennio. Il prof. Salatin ha chiarito che il Ministero punta a promuovere la interdisciplinarità per superare la tradizionale impostazione per discipline. Questo è l’aspetto caratterizzante delle nuove indicazioni nazionali, orientate alla personalizzazione dell’insegnamento. L’obiettivo principale è il successo formativo dello studente, in una visione di collaborazione e di partecipazione condivisa. Come strumento di monitoraggio e di misura, il cosiddetto “compito di realtà”. Questo strumento di apprendimento, che promuove la didattica per competenze, prevede una progettazione collettiva nelle diverse discipline. Nel progetto di riforma entra in gioco l’autonomia scolastica, con le implicazioni che si rifletteranno nell’organizzazione didattica, nello specifico sulle ricadute del nuovo assetto da dare alle diverse discipline e alle ore assegnate. Un altro nodo su cui si è soffermato Salatin, è rappresentato dalla formazione professionale, che attualmente dipende dalla Regione, con la relativa questione dell’accreditamento degli istituti per l’assegnazione della qualifica. Nei due giorni di formazione è stato possibile, da parte dei docenti, chiarire alcuni punti sulle strategie didattiche-pedagogiche e aprire un confronto su diverse questioni, come ad esempio il grado di autonomia e il rapporto con le realtà territoriali. Il collaboratore del Miur, in primo luogo, ha messo in rilievo i motivi che hanno spinto il Ministero a rivedere il settore dell’istruzione e della formazione tecnico-professionale. Ha spiegato che dalle indagini statistiche è emerso che il tasso di dispersione scolastica, negli istituti professionali, è più alto; inoltre si sta registrando una diminuzione delle iscrizioni. Di fronte a questi fenomeni è stato necessario dare delle risposte: sia per affrontare un mondo che si sta sempre più evolvendo alla luce dei mutamenti sociali e tecnologici, sia per far crescere la professionalizzazione; ma anche, in generale,  potenziare la crescita culturale e rimuovere le cause che portano i giovani all’abbandono. Significativo inoltre il dialogo che si è sviluppato su un piano di visione politica e culturale, alla luce dell’esperienza che Salatin ha maturato sul campo, a partire dagli anni di collaborazione con il Miur (risale al 2007), ma anche con enti di formazione non solo in Italia. In merito, il vicepresidente dell’Invalsi, ha sottolineato che dai dati si evince un preoccupante divario tra Centro-Nord e Sud, per quanto riguarda i livelli di apprendimento. “È fondamentale – ha rilevato – cercare di capire il perché sia accaduto e accade. Non si può lasciare il Sud a se stesso. E la scuola rappresenta il luogo deputato per cercare di riequilibrare questo divario in una visione unitaria e di solidarietà verso chi è più debole”. Ha inoltre osservato che se da una parte si registrano delle eccellenze, dall’altro il dato generale indica una marcata arretratezza. E questo è imputabile, come ha ribadito, alle politiche sociali intraprese a livello nazionale e anche a quelle locali. Partire dalla scuola per modificare un tessuto sociale, economico e culturale, affinché anche i giovani del Sud abbiamo le stesse possibilità di quelle del Nord. Questo è l’impegno personale che il prof. Salatin ha deciso di portare avanti con il Miur. Si tratta di un lavoro di lungo respiro, ma fondamentale, in quanto, ha spiegato, “se una parte del nostro Paese soffre, prima o poi questa sofferenza contagerà gli altri territori”. Per questo motivo è necessario “agire localmente in una visione globale”. Attraverso la nuova riforma il collaboratore del Miur ha avuto la possibilità di confrontarsi e ascoltare quali siano i problemi che vivono i territori. A tal riguardo Salatin ha messo in luce che “che nessun ministro ha preso in mano il rapporto sulla situazione effettiva della formazione e istruzione tecnico-professionale”, frutto di una ricerca compiuta tra il 2010 e il 2015 che lo ha visto protagonista. Il suo impegno, ha ribadito, “è sostenere la scuola nel Meridione dove il sistema scolastico è deficitario”. Ha spiegato infine che il suo contributo è quello di ascoltare e sostenere le iniziative, e preferisce farlo “in regioni come la Calabria, per affrontare le problematiche e cercare di trovare le soluzioni”.Questo ascolto si sta consolidando. Infatti parte delle linee guida sono state scritte dalle rete di scuole, come Renaia, l’associazione nazionale degli istituti alberghieri. In generale il preside dell’Università salesiana di Venezia registra una maggiore sensibilità delle istituzioni centrali verso il territorio, quindi verso quelle scuole, come i professionali, che sono legati ai contesti locali. Un punto critico, in questo contesto, è il tema dell’autonomia differenziata che deve essere sviluppata dal territorio. Salatin in conclusione, ha rilevato che nel campo della formazione professionale, per la definizione degli indirizzi, le regioni hanno un ruolo importante, osservando che la Regione Calabria ancora non ha sottoscritto l’accordo Stato-Regioni su un sistema integrato per la formazione e istruzione professionale. A riprendere il filo con i docenti dell’Ipseoa e degli altri istituti professionali regionali, il gradito e auspicato ritorno del prof. Pasquale Di Nunno, già ospite il 26 marzo. Tra le diverse funzioni all’interno del Miur ha rivestito  anche quella di collaboratore della Struttura tecnica degli Esami di Stato da 5 anni e di coordinatore per i “Quadri di Riferimento” che definiscono i nuclei tematici fondamentali delle discipline caratterizzanti. In merito Di Nunno ha riconosciuto il valore del lavoro svolto “in modo magistrale” dal coordinatore della struttura tecnica degli Esami di stato del Miur, Ettore Acerra. Nell’incontro di marzo Di Nunno, alla competenza tecnico-scientifica, ha unito anche la sua personale passione verso il settore professionale, che necessita – lo ha ribadito – di una visione nuova, per le prospettive che può aprire nel campo lavorativo. Del dirigente e del docente che collabora con il Miur si è apprezzato anche la sua capacità di visione, la profondità di sguardo, frutto non solo della sua esperienza, ma anche di una vastità di interessi culturali, che parte da una formazione di carattere umanistico trasferita nel campo tecnico-professionale, che ha rappresentato il valore del cosiddetto “made in Italy”. Nel corso del dibattito con i docenti, Di Nunno ha focalizzato l’attenzione anche sulle modalità con cui si esplica l’apprendimento, sulle questioni più specificamente didattico-educative e quindi quelle pedagogiche, in un mondo che conosce profonde trasformazioni con l’avvento delle tecnologie digitali. Si tratta di ripensare criticamente anche il modo di insegnare, non solo mettere insieme conoscenze e competenze, ma ci deve essere una cura costante per far crescere la consapevolezza dell’importanza della cultura. Per dare luce a questa analisi, Di Nunno ha fatto riferimento alla sua esperienza. Ha spiegato che nel suo viaggio tra le diverse realtà regionali, dal Veneto in cui ha svolto la sua attività di docente e di dirigente (ma sottolineando le sue origini meridionali, Canosa di Puglia), all’Emilia Romagna, al Lazio, alle Marche, e per la prima volta in Calabria, ha rilevato “il livello medio-alto della preparazione dei docenti”. Impressione rafforzata anche alla luce dell’incontro all’istituto Ipseoa “E. Gagliardi”, con la promessa che si farà latore di questo messaggio quando incontrerà Ettore Acerra, il responsabile della struttura del Miur per gli Esami. Nonostante la riforma sia stata proposta e imposta ad anno scolastico già avviato, Di Nunno ha constatato che i docenti hanno accettato la sfida con responsabilità e si sono mostrati aperti al cambiamento. A tal proposito – di questo è profondamente convinto – ha osservato che “è fondamentale comprendere il problema didattico-valutativo che pone la riforma, sia per quanto riguarda la modalità di svolgimento della II prova che nel colloquio; altrimenti si è di fronte all’ennesima operazione di facciata”. Per questo motivo – ha aggiunto – è necessario “cambiare la didattica che si deve orientare alle competenze degli studenti, e questo significa anche che la griglia di valutazione deve essere elaborata con questo spirito”. Nella sua riflessione, sulla base anche del contesto sociale che si è andato creando, inoltre il collaboratore del Muir ha fatto riferimento al fenomeno emerso in questi anni, che riguarda la trasformazione del mondo sociale e del lavoro, rilevando che in Europa si registra una crisi del ruolo educativo della famiglia. Questo indebolimento della autorità nei legami familiari comporta una assunzione di maggiore responsabilità culturale della Scuola, “che si deve far carico non solo dell’apprendimento, ma anche di un impegno ancora più oneroso, quella della formazione della coscienza civile ed etica dei giovani”. Non a caso, ha fatto notare, nella nuova riforma degli esami di Stato, per il colloquio è stato previsto una parte dedicata a Cittadinanza e Costituzione. A tal proposito ha ricordato la lezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in uno dei suoi interventi, ha ribadito con forza che “senza cultura non c’è progettualità, ma solo improvvisazione”.  questa consapevolezza richiama l’intuizione di G. Orwell, nel suo profetico romanzo “1984” scritto nel 1948, in cui enuncia la visione distopica del bispensiero o bipensiero, “Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato”. La cultura restituisce questo potere se diventa il campo dove coltivare la propria esperienza attraverso l’acquisizione di strumenti per leggere e interpretare il mondo. Nello specifico campo degli istituti professionali alberghieri che hanno come principale indirizzo quello dell’enogastronomia, spesso manca la consapevolezza del valore o dimensione culturale del cibo, dello stretto rapporto tra cibo e cultura. Lo aveva compreso attraverso le sue ricerche il grande antropologo francese Claude Levi-Strauss (scomparso nel 2009), considerato il padre dello Strutturalismo, come si evince da uno studio del 1962, dal titolo “Le Totémisme aujourd’hui”, Il totenismo oggi, in cui analizzando, nel corso dei processi evolutivi, la capacità umana di manipolare della natura, come la scoperta del fuoco abbia segnato una tappa cruciale. Il fuoco ha dato luogo a sviluppi culturali progressivi di enorme importanza specialmente in campo alimentare (non a caso nella mitologia greca Prometeo è presentato come benefattore dell’umanità e del progresso: ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini , affinché possano progredire attraverso la tecnica e la scienza). Per Levi Strauss la cottura di cibi col fuoco è “l’invenzione che ha reso umani gli umani”, cioè è stato il momento in cui simbolicamente si è manifestata una transizione tra natura e cultura, e anche tra natura e società: mentre il crudo è di origine naturale, il cotto implica un passaggio a un tempo culturale e sociale. Ma in un senso ancora più aperto e più profondo, cultura significa impegno, responsabilità, cura e rispetto (e quindi va a definire anche la dimensione sacrale), per far fiorire la parte migliore di ogni essere umano che deve trasformarsi o trasfigurarsi, attraverso i diversi linguaggi, in opera come esperienza fondante della sua dignità. Lo ha ricordato ancora Di Nunno, quando ha citato il significato etimologico della parola “verità”, aléthéia, rievocando l’arte maieutica di Socrate, cioè “scoprire ciò che è nascosto”, “svelamento”, partorire, far venire alla luce. L’insegnamento così come l’educazione e la formazione, si devono porre questa fondamentale missione etica e spirituale: coltivare la conoscenza per trasformarla in coscienza.