I grillini chiedono a Salvini di aprire la crisi di governo

I grillini escono allo scoperto. Stanno facendo di tutto per provocare la crisi di governo. Luigi Di Maio ha compreso che l’esperienza a palazzo Chigi per lui e i compagni è giunta al capolinea e si vuole giocare la carta estrema di fare saltare il banco e creare un nuovo Governo con Zingaretti. Per farlo però vuole che sia Salvini a chiedere la crisi di governo! Infatti Di Maio esclude una crisi di governo “a meno che non sia la Lega a chiederla dopo il voto in Consiglio dei ministri” sul caso Siri. Il grillino afferma che “la spaccatura nel governo è già evidente, sulla corruzione M5s e Lega hanno sensibilità differenti”; ciononostante “il contratto di governo ha ancora da attuare tante leggi importanti”. Comunque vada gli italiani sono stufi dei grillini e attendono le europee per mandare un messaggio forte. Salvini sta attendendo il momento giusto per andare a nuove elezioni e fare il pieno di parlamentari. Non si fida dell’opzione di trovare una nuova maggioranza in Parlamento. Piuttosto ritiene che la strada del voto sia quella più efficace. “Non c’è in ballo una persona, non ho uomini o poteri da difendere però ci tengo alle regole della democrazia. Si è colpevoli se si viene giudicati colpevoli. Si deve avere il diritto di dimostrarsi estranei senza essere linciati sulla piazza” ha specificato il Capitano. La Lega fa fede alle regole di garanzia, alla nostra Costituzione. Il sottosegretario non è neppure ancora stato ascoltato dai magistrati. Il suo avvocato l’ha chiesto fin dal primo momento, sia per chiarire la posizione del proprio assistito, sia per poter valutare le carte dei Pm. Che elementi hanno in mano gli inquirenti della Dda? Non molto, sembra, oltre la famosa intercettazione nella quale si ascolterebbe l’imprenditore e consulente leghista Paolo Arata dire al figlio. “Ci è costato 30 mila euro”. Eppure dai controlli incrociati sui conti bancari non pare essere emersa alcuna prova concreta di trasferimenti di danaro. Anche dal punto di vista politico, la posizione di Siri non è del tutto compromessa, secondo Matteo Salvini. “Quanto ha detto il premier Conte a proposito della trasparenza e dell’etica di chi governa, secondo i leghisti, non può prescindere da un presupposto fondamentale, sancito dalla Costituzione: la presunzione d’innocenza” si legge in un’analisi de Il Giornale. Si potrebbe arrivare alla conta nel Cdm di mercoledì tra gli otto ministri grillini (più Conte) e i sei leghisti, che tra l’altro non sarebbe vincolante per l’emissione di un decreto di revoca della nomina di Siri. Conte l’ha esclusa e Di Maio ha già detto che anche in quel caso, pur non comprendendo perché la Lega farebbe un gesto “così inutile”, non aprirebbe la crisi. Vorrebbe che a farlo fossero i leghisti. Circola anche l’ipotesi del gesto clamoroso della diserzione in massa dei ministri leghisti dal Cdm. Ne potrebbe scaturire uno scenario di crisi o anche, con entrambi gli alleati soddisfatti dall’aver reso pubbliche le proprie differenze.