Capitano Ultimo tra gli studenti del liceo scientifico Kennedy di Roma

La web radio del liceo scientifico Kennedy di Roma ha raccontato l’incontro dei liceali con il colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, ovvero Capitano Ultimo. Durante la visita alla scuola, il militare ha raccontato la sua scelta di vita sintetizzata in una frase: “Si combatte perché si ama la comunità, fatta di persone bellissime che si vuole difendere. Io ho scelto di farlo diventando Carabiniere”. “Al suo ingresso nell’ambiente interno della palestra – è il racconto del Radio Kennedy – è calato un silenzio davvero surreale, se si considera l’età media dei presenti e il disinteresse verso le questioni di attualità che spesso e volentieri caratterizza i ragazzi in età da liceo: segno eloquente di quanto, persino tra i più giovani, fosse palpabile la risonanza dell’evento”. La partecipazione degli studenti ha influito in “maniera determinante nella canalizzazione del messaggio del Capitano Ultimo: le domande dei più coraggiosi, che tradivano comunque l’emozione e il senso di soggezione di chi si trova alla presenza dell’uomo, sotto scorta da 26 anni, che con la sua squadra catturò Totò Riina,” hanno contribuito a far comprendere a tutti la portata storica di quel fatto “che tutt’oggi continua ad avere forti conseguenze” e che “può essere trasmesso solo dallo sguardo, dal tremito, dall’intonazione della voce di chi l’ha davvero vissuto in prima persona”. Capitano Ultimo, come di consueto era con il volto parzialmente coperto da passamontagna, ha spaziato dal “suo pensiero riguardo al Caso Cucchi a come combattere, disponendo di quegli esigui strumenti che i giovani possiedono, la criminalità che si annida in ogni luogo, anche il più insospettabile; dal ruolo svolto dai genitori in sostegno dell’indole altruista e votata al sacrificio che lo accompagna sin dalla nascita, fino ad arrivare al sentimento provato dal Carabiniere e dai suoi compagni al momento dello storico arresto del capo mafioso”. De Caprio si è fatto “portavoce della vecchia generazione e rivolgendosi direttamente alla nuova, è come se avesse chiamato all’appello ognuno dei presenti per ricordare loro di costituire non un gruppo di vite separate, ma un unico insieme, un tutt’uno: tocca a noi in prima persona agire, nelle piccole cose di tutti i giorni, educando ed educandoci all’uguaglianza e alla legalità”.