L’umanità resiste e accoglie, mentre nuovi olocausti si stanno consumando nel Mediterraneo

L’umanità resiste e accoglie, mentre nuovi olocausti si stanno consumando nel Mediterraneo sotto gli occhi indifferenti del governo italiano e dei governi dell’Europa, che dimenticano l’orrore dei lager. Il vento della memoria e della solidarietà non si arresta, come il vento inarrestabile della disperazione che ha “deportato” i velieri carichi di profughi curdi sulle spiagge di Riace e di Torre Melissa a distanza di vent’anni. Il male assoluto, l’orrore programmato dai nazisti con la complicità del fascismo in Italia e negli altri Paesi europei, e l’assuefazione  dei tanti “normali” cittadini, ha cambiato pelle. Stiamo assistendo impotenti al compimento di genocidi in cui gli esseri umani sono senza nome, sepolti nel mare dell’indifferenza che è diventato il Mediterraneo. Lo spettro della storia ritorna. Ritorna nei rinnovati totalitarismi/colonialismi con la “banalità del male” ben mimetizzata e invisibile che entra dentro le case e si insinua nelle coscienze svuotate dal tarlo delle paure e degli egoismi, grazie all’effetto anestetizzante dei social media. Godere delle sofferenze altrui e disprezzare le vittime predestinate che sono i migranti, sembra essere la nuova tendenza che fa emergere il degrado umano, etico e spirituale di questo modello sociale fondato sulle forti disuguaglianze e sull’ingiustizia, come è testimoniato dal recente rapporto Oxfan. Seminare cattiveria e rancore verso chi ha sentimenti di solidarietà, di umanità, di fratellanza, è ormai diventato un fenomeno che trova sempre più terreno fertile. Ma il sentimento di pietà e di umanità che è scaturito nella comunità di Torre Melissa nei giorni scorsi, ha ridisegnato la storia della Calabria e d’Italia. Dalla ribellione del ’49 con una strage compiuta dallo Stato, alla solidarietà spontanea degli abitanti chiamati a raccolta dal sindaco Gino Murgi, con il soccorso dei profughi curdi, avvenuto il 10 gennaio. Dalla strage di Stato dell’allora ministro Mario Scelba alla strage dei diritti umani voluta dall’attuale ministro Salvini e con l’intransigenza che viene sbandierata con fermezza, chiudendo i porti e il cuore a bambini e madri, in nome della nuova razza eletta, come sta accadendo con i 47 migranti della Sea Watch, dove ci sono minori non accompagnati, e come è accaduto con i 49 profughi salvati dalla stessa Sea Watch e dalla Sea Eye, costretti a restare in mare per 19 giorni ed infine autorizzati a sbarcare a Malta il 10 gennaio scorso. Riace C’è un filo che lega, a distanza di vent’anni, Riace con Torre Melissa: come il veliero approdato sulle spiagge di Riace anche sulla spiagge di Torre Melissa i nuovi odissei sono curdi. La storia di accoglienza e di umanità, che questa terra porta dentro la propria memoria, illumina il futuro oscuro rinchiuso nei nuovi labirinti costruiti per opprimere, disumanizzare e scatenare la guerra tra poveri e disperati. Se “è stato il vento” a spingere i velieri curdi, adesso sarà l’omonima fondazione (nata a Caulonia il 12 gennaio) che spingerà il vento della accoglienza, per non far morire l’utopia di Riace. La storia ritorna, come il nostòs di Odisseo. Ancora una volta si impone una legge non scritta, dettata dai corsi e ricorsi storici prefigurati da Giambattista Vico. Ma il nostòs è anche nostalgia. Nostalgia di un passato mitico? O desiderio di tornare e rivivere dei sentimenti veri, capaci di restituirci l’umanità, l’incontro con gli esseri umani per far emergere il dialogo e costruire un futuro dove si possa vivere nella luce dell’armonia? Questa visione utopica che ha attraversato la storia dell’umanità è un archetipo che ritorna. Ritorna nella storia, nelle vicende umane che si presentano e fanno apparire un orizzonte aperto e ricreano la speranza di una umanità che resiste di fronte alla barbarie. Riace Ma ritorna anche, nel giorno della memoria, il male assoluto, l’orrore dei lager e di una parte dell’umanità che si è trasformata da creatura capace di amare e di creare opere meravigliose, in mostro, con la “banalità del male”, nella apparente normalità dei propri gesti, nell’ubbidire a leggi disumane. Ma in certi frangenti i fatti accadono al di là dei di ciò che si prevede. Come erutta il magma all’interno della crosta terrestre, così eruttano i sentimenti, le tensioni inconsce. I fatti hanno una relazione, una corrispondenza sia nel lontano passato che nel presente contemporaneo, e ci raccontano ciò che la Storia lascia come impronta sotterranea. È quanto accaduto a Torre Melissa nelle prime ore del mattino di giovedì 10 gennaio. La comunità, mobilitata dal sindaco Gino Murgi, ha soccorso e salvato 51 migranti curdi, tra cui cinque donne e quattro bambini (una di pochi mesi) che stavano rischiando di annegare. “Lo rifarei mille e mille volte ancora. E’ stata una notte di sofferenza ma anche di grande umanità, di altruismo verso il prossimo” ha dichiarato il sindaco Murgi a caldo. Il pensiero immediatamente è ritornato a quanto è accaduto venti anni fa con il veliero curdo che è stato trascinato dal vento sulle spiagge di Riace. E da qual momento la storia di Riace si colora nel segno della Xenia e diventa modello che ha dato vita all’utopia della normalità, come la declina il sindaco confinato Mimmo Lucano, non a caso soprannominato “Mimmo u curdu”. Da quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha sancito la fine di questa utopia a Riace e in tutte le Riaci d’Italia, ecco che la storia si ripete quasi con precisione cronologica di fronte alle ondate xenofobe scatenate ad arte sui social, promosse da un ministro della Repubblica che ha giurato sulla Costituzione e da tutto il governo Lega-Cinquestelle, con il fine di infestare le coscienze con la propaganda razzista, creando il capro espiatorio, facendo credere che il problema dell’Italia siano questi poveri disgraziati e disperati costretti a fuggire dalle loro terre, grazie alle nuove politiche coloniali portate avanti dai paesi europei, compresa l’Italia. Un moto dirompente di umanità si è aperto nelle acque di Torre Melissa e il mondo vive un’altra narrazione, a dispetto dei veleni sparsi per far emergere le paure e per edificare muri visibili e invisibili dentro l’inconscio degli italiani e dell’intera Europa. La storia di popoli è una storia di migranti e di emigrazione, non bisogna dimenticarlo. E a distanza di due giorni dal soccorso dei profughi curdi  a Caulonia il sindaco confinato Lucano, insieme a tanti altri, hanno dato vita ad una fondazione, dal titolo evocativo, “E’ stato il vento”, per non far morire Riace e la sua utopia. “A Riace è nato tutto in modo spontaneo quando una nave carica di profughi è arrivata sulla spiaggia. Tutta la comunità ha soccorso e offerto accoglienza ai migranti in cerca di una terra migliore, di una vita diversa e lontana dalle violenze e dalla guerre. È lì che Riace ha cominciato a costruire e a dare vitalità ad un progetto di comunità” ha raccontato  Lucano nel corso della conferenza di presentazione della fondazione nazionale di partecipazione, mattina di sabato 12 gennaio. Presidente onorario sarà l’ex sindaco di Rosarno e parlamentare Giuseppe Lavorato, mentre partecipano diverse associazioni e personalità di varia estrazione, padre Alex Zanotelli (missionario comboniano), Chiara Sasso (autrice del libro “Riace, una storia italiana”, la Recosol (Rete comuni solidali), l’Asgi (Associazione studi giuridici sull’Immigrazione) rappresentata dal vice presidente Gianfranco Schiavone (presidente del Consorzio italiano di Solidarietà), che ha coordinato gli interventi; Emilio Sirianni (Magistratura democratica) e altre sigle come Anpi. Riace Tutto nasce per caso? Forse no. I semi sparsi dal vento che ha portato il veliero dei curdi in quel lontano luglio del 1998 sulle spiagge di Riace e quello recente a Torre Melissa, prima o poi trovano un terreno fertile dove poter germogliare. Così come il veliero, il vento sospinge la storia con una luce nuova. E sono anche i sogni, la bellezza umana che resiste alle ondate barbariche, che non smettono di riversarsi su una popolazione “incattivita” e “rancorosa” (ultimo Rapporto Censis) che vive chiusa nel proprio labirinto carico di egoismo e di indifferenza, attraversata da sentimenti di frustrazione e di rabbia, che hanno bisogno di scagliarsi contro qualcuno o qualcosa in modo vile. Forse perché si trova piacere nella sofferenza altrui o perché ci si consola. C’è un termine tedesco che racchiude questo sentimento di frustrazione, “schadenfreude”, che possiamo tradurre con “provare piacere per la malasorte subita dagli altri”. Lo richiama Primo Levi nell’ultimo libro scritto sulla sua terribile esperienza vissuta nel lager di Auschwitz, “I sommersi e i salvati” (1986): “Il verbo di Nietzsche mi ripugna profondamente; stento a trovarvi un’affermazione che non coincida con il contrario di quanto mi piace pensare; mi infastidisce il suo tono oracolare; ma mi pare che non vi compaia mai il desiderio della sofferenza altrui. L’indifferenza sì, quasi in ogni pagina, ma mai la Schadenfreude, la gioia per il danno del prossimo, né tanto meno la gioia del far deliberatamente soffrire. Il dolore del volgo, degli Ungestalten, degli informi, dei non-nati-nobili, è un prezzo da pagare per l’avvento del regno degli eletti; è un male minore, comunque sempre un male; non è desiderabile in sé. Ben diversi erano il verbo e la prassi hitleriani”. Riace Sarà quello che prova Salvini e che provano tutti i complici della propaganda dei salviniani, compresi gli alleati di governo, il M5S? La risposta è nello sgombro del Cara di Castelnuovo di Porto, secondo centro di accoglienza più grande d’Italia. Senza alcun motivo  i 550 ospiti sono stati prelevati e molti di essi non si sa che fine abbiano fatto, mandati per le strade. Stessa sorte toccata ai 107 operatori che lavoravano nella struttura. Tanto ci penserà Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, nonché vicepremier, a restituire dignità con il reddito di cittadinanza! Così il ministro Salvini si sentirà più sicuro che il sentimento razzista possa crescere e infestare i campi dove ancora resiste il grano della Xenia. D’altronde, il fine del decreto “Sicurezza e Immigrazione” è alimentare il clima di intolleranza per far proliferare l’insicurezza. E invece, come a Torre Melissa, in tanti a Castelnuovo di Porto e nel Lazio si sono offerti ad aprire le loro case soprattutto a famiglie che hanno bambini. Come al solito il bersaglio più facile sono i più deboli, questi poveri disgraziati vittime delle tantissime ingiustizie e della disumanità che gratifica i nuovi assertori del “regno degli eletti”. Non certo i veri responsabili che sono dentro i palazzi (compreso il Viminale) dove si costruiscono i labirinti popolati da minotauri. E il recente rapporto Oxfan, in occasione del forum economico mondiale di Davos (che si è svolto la settimana scorsa da martedì a venerdì), emerge come l’82% dell’incremento della ricchezza globale è finito nelle mani dell’1% più ricca della popolazione, mentre la metà più povera del mondo (3,7 miliardi di persone) ha avuto lo 0%. In Italia, nel 2017, il 20 per cento più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta. Inoltre nel periodo 2006-2016, il reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuito del 23%. “Evviva la legge della natura! – non è vero? Ma, come già si è detto, questa è interpretazione, non testo; e potrebbe venire qualcuno che con un’interpretazione e con un’arte interpretativa diametralmente opposte sapesse desumere dalla lettura della stessa natura e in relazione agli stessi fenomeni proprio un’affermazione, dispoticamente spregiudicata e spietata, di rivendicazioni di potenza, – un interprete che vi mettesse sotto gli occhi la perentorietà e l’assolutezza in ogni ‘volontà di potenza’.” Riace Queste parole di Nietzsche, tratte da “Al di là del bene e del male”, interpretano la “volontà di potenza” di qualche novello duce che misura la temperatura della febbre di odio, di intolleranza, di disumanità, di spietatezza, per poi esporre le vittime sacrificali sull’altare del proprio delirio di onnipotenza. È la stessa tecnica di propaganda che è stata adottata in passato, in particolare nei regimi totalitari. Niente di nuovo sotto il sole. Adesso ci pensano, da una parte Salvini con i suoi cinguettii e con le nuove adunate su facebook, Di Maio con tutto il popolo pentastellato e la Casaleggio associati, il nuovo avvocato del popolo, il presidente del consiglio Giuseppe Conte, attraverso il nuovo pulpito della chiesa fondata da Zuckerberg. La loro rivoluzione nel segno del cambiamento, è un misto di posizioni contraddittorie e ambigue. Sono tratti che ricordano alcuni caratteri del fascismo al momento della sua nascita (1919), con elementi di populismo e di patriottismo-sovranismo, costruendo i nemici della patria o del popolo. Altra analogia, anche il fascismo presentava la natura bifronte, un carattere ambiguo; o addirittura, per richiamare il revisionista Ernst Nolte (accusato di negazionismo), “I tre volti del fascismo”. Già Pasolini aveva prefigurato i nuovi volti del fascismo nell’età della televisione e dei consumi (basti rileggersi “Il vuoto del potere” o “L’articolo delle lucciole” dell’1 febbraio del 1975 pubblicato sul Corriere della Sera). “…il passato di tanti anni fa/ alla fine del quarantanove/ è il massacro del feudo Fragalà/sulle terre del barone Berlingieri / tre braccianti stroncati/ col fuoco di moschetto/ in difesa della proprietà./ Sono fatti di ieri” (Lucio Dalla, “Passato, presente”) Il vento e la memoria ritornano: e gli abitanti di Torre Melissa hanno aperto i loro petali umani, hanno disegnato un altro percorso, in cui la sorte ha tracciato una diversa rotta non solo per i 51 migranti curdi salvati, ma anche per la luce che hanno saputo disseminare nel futuro di questa terra tradita, depredata e ferita nell’anima che è la Calabria. In questo disegno futuro ritorna ancora la storia, quella della strage di Torre Melissa di 70 anni fa, precisamente il 30 ottobre del 1949. La polizia, su mandato del ministro dell’Interno Mario Scelba, cerca di mandare via i contadini che avevano occupato il fondo di Fragalà, chiedendo il rispetto dei provvedimenti emanati nel dopoguerra dal ministro dell’agricoltura Fausto Gullo; ma vista la resistenza spara e uccide tre contadini, Francesco Nigro, di 29 anni, un ragazzo di 15 anni, Giovanni Zito e Angelina Mauro, di 23 anni. Nel 1949 si compie una strage di Stato. La rivendicazione dei contadini della terra, del lavoro, della propria dignità, viene repressa nel sangue. Artefice l’allora ministro dell’Interno Mario Scelba e la Democrazia Cristiana. L’umanità che si ribella, dopo la Shoah, che rivendica il proprio diritto a poter vivere una vita degna, a dare speranza al futuro dei propri figli, è attraversata dalla brutalità del potere criminale, anche in questo caso legalizzato, come le leggi razziali del ’38 e la soluzione finale della questione ebraica dello stato nazista. Si coglie una corrispondenza tra la strage compiuta allora e la strage dei diritti umani legalizzata nel decreto Salvini. Anche se il decreto porta il nome del ministro dell’Interno, non bisogna dimenticarlo, è stato il governo giallo-verde ad approvare lo scempio dei diritti umani e a identificare il nuovo capro espiatorio in questi nuovi deportati, come gli ebrei di allora, gli omosessuali, gli zingari, i disabili, i testimoni di Geova e tutti gli oppositori del regime. Salvini da solo non poteva spingersi a tanto. Ancora una volta, e ce lo rammenta la ricorrenza del giorno della memoria, abbiamo quindi due storie, due strade che segnano e disegnano il futuro : una che porta luce umana, che accoglie, che prova compassione, che sente pietas verso una umanità sofferente; l’altra spietata, che reprime, che uccide, che chiude i porti, che erige muri di disumanità, e che nell’era dei social media, riesce a far eruttare dalle viscere degli italiani, la parte oscura, distruttiva, i sentimenti di paura che vanno a formare una magma eruttivo pieno di livore, di veleni, che fa venire fuori dall’inconscio “il sonno della ragione che genera mostri” (Francisco Goya),come ci ammonisce la poesia di Primo Levi Se questo è un uomo”: “…Meditate che questo è stato:/ vi comando queste parole./ Scolpitele nel vostro cuore,/ stando in casa andando per via,/ coricandovi alzandovi; /ripetetele ai vostri figli./ O vi si sfascia la casa,/la malattia vi impedisca/ i vostri nati torcano il viso da voi.Riace