Il nuovo disco di Max Deste dal titolo “OK, Silenzio”

È un vero piacere, in questa grama temperie sociologico-musicale farcita di superficialità e banalità assortite, imbattersi in un CD come quello di Max Deste dal titolo OK, Silenzio. Scorrendone e analizzandone i testi si ha la netta percezione del poderoso background dell’autore frutto sicuro di letture esemplari e esperienze fondanti che lo hanno forgiato a guardare attentamente e senza distrazioni di sorta, ciò che lo circonda facendo la tara dell’apparenza. Testi che, al di là della piacevole teleologia di farsi melopea, si rivelano un monito all’uomo contemporaneo ad abbandonare gli imperanti stili di vita nevrotici e l’apprezzamento meccanicistico pratico-materiale come unica finalità esistenziale e un invito a togliersi le depistanti ed equivoche maschere sociali che lo imbruttiscono. “Brucerò un giorno per poi rinascere, la ruota del tempo che non si ferma mai” canta Max in LA RUOTA DEL TEMPO, e ancora “Intrappolati in questo corpo come pesci in un acquario” nell’OMBRA DELLA RETE.. “…poi le fiamme bruciano il tuo Ego….non credere ai tuoi occhi, ma segui il tuo respiro” ascoltiamo in NATO IN TIBET . Per onestà intellettuale Nihil sub sole novum, ma almeno il coraggio di riaffermare ciò che sembra ovvio, ma è stato momentaneamente dismesso e accantonato. Sembra quasi, con la scrittura di di OK, Silenzio, di essere felicemente riapprodati dalle parti meditative ed esoteriche di un Franco Battiato o di uno Juri Camisasca ovvero di interrogazioni filosofiche, talmente inaspettate in una canzone, da provocare uno straniamento. Fossi stato in Max avrei accompagnato le sue strofe così curate ed evocative solo con una chitarra acustica e un armonium a sottolineare anche musicalmente il ritorno alla semplicità dell’essenza, ma l’electro pop scelto dal nostro come veicolo musicale per i suoi ricchi e sinestetici lessemi non pensiate che sfiguri, anzi. Il grande spolvero di sintetizzatori e una voce carica di riverberi sono un abito elegante e una risposta olistica alla becera e stereotipata trap che circola in questo segmento musical- temporale. Quindi, e per concludere, apprezziamo questo intrigante e profondo lavoro di Max Deste augurandogli di poter raggiungere quante più orecchie e sinapsi possibili. Abbiamo un grande bisogno di artisti come lui per richiamare alla decenza lo smarrito uomo che si aggira, sempre più spiritualmente indigente e sguarnito di valori e ubi consistam, sulla faccia essiccata della terra. Intelligenti pauca. Buon ascolto!