Casali del Manco (CS) – Il Paesaggio degli Alberi Monumentali di Pratopiano

  Intervista al Dott. Peppino Curcio, Storico Locale, Cultore dei Luoghi Presilani, Appassionato Ricercatore di Tradizioni, Antichi Usi e Costumi delle Genti Casaline.

Dott.Peppino Curcio – Storico Locale

 A Pedace ( oggi Casali del Manco ), quando ci si affaccia sulla vallata del torrente Cardone  (affluente di destra del fiume Crati) si è come investiti da una immensa foresta di castagni. Un’ estesa boscosità si sviluppa per 180 gradi e più e poi in su fino a lambire le maestose vette dell’Altopiano silano. Una rilevante parte di questi castagneti erano costituiti da grandi alberi monumentali di cui, se si percorrono i sentieri, ne restano ancora le enormi tracce. Gli unici resti di quell’antica foresta, fortemente antropizzata, sono nell’area montana di Pratopiano (in dialetto Prat ’e Chiãnu).

La Vallata del Torrente Cardone

  • Ad un certo punto, Dott.Curcio, decide di passare all’azione concreta. Con una passione ed un amore, innati, con un immenso rispetto di questi luoghi per troppo tempo lasciati al proprio destino: il progressivo abbandono.

Nel luglio del 2015 una normativa regionale – informa Curcio – ha consentito ai cittadini di segnalare, entro quel mese, gli alberi monumentali e portare le relative schede al proprio comune per poi essere inviate alla Regione. Con scrupolo ho censito, in un’area di circa 10 ettari, 192 alberi monumentali e li ho comunicati non solo al comune (e quindi trasmessi alla Regione) ma anche alla Soprintendenza non tanto per il valore “botanico” dei grandi alberi ma per il loro valore paesaggistico.

Pratopiano – un esemplare di castagno resiste all’usura del tempo

Paesaggio è infatti un luogo modificato dall’uomo, la storia delle popolazioni che hanno vissuto quel luogo, ammette il nostro interlocutore. Oltre agli usi, i costumi e le tradizioni l’esistenza di antichi manufatti per la produzione delle castagne secche (chiamate in dialetto “pistilli”) caratterizzano ancor di più quel luogo. Anche il nome di queste costruzioni – caselle – lo troviamo nel vocabolario ottocentesco di Niccolò Tommaseo come termine italiano non dialettale. A completare il paesaggio di Pratopiano – riferisce ancora Peppino Curcio – anche un’antica calcara dove si produceva la calce per la costruzione delle caselle, Un’economia circolare perfetta. Il prodotto finito, in una quantità difficile da immaginare oggi, ma sicuramente di centinaia di tonnellate, era anche usata come merce di scambio e ricchezza più importante per la comunità. Il ritrovamento di una lettera del Principe di Bisignano che nel 1890 paga i propri sottoposti in tomoli di pistilli ne è la prova più evidente.

Pratopiano, scorcio dell’area castanile

  • Un mondo pulsante di vita, Dott.Curcio, con attività agro-silvo-pastorali ed anche di pregnante umanità, che rendevano questi luoghi uno splendore non solo ai fini produttivi    

  E’ una domanda molto pertinente, che m’induce ad una riflessione articolata. Ad esempio,la procedura per la cottura delle castagne secche era complessa e lunga: per 40 giorni le castagne andavano affumicate con un fuoco basso e costante, ogni angolo del manufatto aveva una sua utilità e nome. Anche il legno del castagno era utile – sostiene Curcio – per la produzione di carbone, meno pregiato del faggio, ma comunque utilizzato in un’economia povera e attenta agli sprechi.

Il prezioso frutto della pianta di castagno

La produzione del carbone veniva fatta tramite una carbonaia più piccola detta “pizzutiellu”. Il carbone prodotto era spesso utilizzato nelle forge che a Pedace e Serra erano numerose Un tempo non lontanissimo, fino al 1970, – segnala Curcio – questi luoghi erano ancora frequentati dai Pedacesi (intendendo anche gli abitanti di Serra Pedace), soprattutto nei periodi precedenti alla raccolta delle castagne i borghi di Serra e Pedace si svuotavano. Il castagneto doveva essere pulitissimo per accogliere il prezioso frutto. Ricordo perfettamente il vocio delle persone che intorno alla fine degli anni 60 frequentavano questi boschi: il darsi la voce da un costone all’altro della grande montagna era un modo del comunicare.

  • Dott.Curcio, la montagna era grande fonte di vita, la cura della stessa da parte della Comunità era altrettanto scrupolosa e costante!

La cura del castagneto era meticolosa – fa presente Curcio – oggi apparirebbe come un perfetto parco urbano. Stupisce, perciò, che non possa ricrearsi quel paesaggio per un uso di un moderno habitat per trascorrere ore di svago e di spensieratezza e raccordare questo con la riproposizione della produzione castanicola.

Il Romanziere Alexandre Dumas

Per godere di questo paesaggio, a Pratopiano, è stato creato un sentiero facile e circolare di circa tre chilometri tra gli alberi monumentali, le caselle, la calcara i filari di grandi alberi e le sorgenti che ho ritrovato e ricostruito con le stesse pietre trovate in loco.

  • Anche i grandi romanzieri, a quanto pare, su questi lembi di territorio, trovavano fonti d’ispirazione…

Certamente! Lungo il percorso, nel rifugio Alexandre Dumas (che conosceva questi luoghi perché descritti in alcuni suoi romanzi), c’è anche un piccolo museo demo-antropologico che raccoglie gli strumenti ritrovati a Pratopiano per la coltivazione del grano, le piccole macine per creare la farina di castagne e di grano, le antiche pentole e gli antichi modi di cuocere. Oltre a questi oggetti il museo accoglie anche una minuscola ma significativa mostra dei coltelli prodotti a Pedace tra il 1800 e il 1900. Si nota, a una semplice occhiata, che le produzioni più recenti sono quelle più grezze quelle di circa 100 anni fa un po’ più raffinate e quelle più antiche (di uno dei due coltelli esposti appartenuti a briganti siamo riusciti a ricostruirne la storia) che sono delle vere e proprie opere d’arte. Il prossimo 16 dicembre inaugureremo questo piccolo museo, autentico gioiello-scrigno della storia dei luoghi.

Cesare Curcio, più volte Sindaco di Pedace e Consigliere prov.le (CS).Parlamentare PCI – II Legislatura della Repubblica Italiana

Annuncio anche la funzionalità dell’Archivio della famiglia dell’on. Cesare Curcio, riordinato dall’Archivio di Stato di Cosenza e dichiarato dalla Soprintendenza di Reggio Calabria d’interesse nazionale. Infatti, contiene, tra gli altri importanti documenti, i verbali del Comitato di Liberazione Nazionale di Cosenza tra il 1943 e il 1946. Una mostra fotografica completa l’esposizione di ricordi di Cesare Curcio

  • Dott.Curcio ci può indicare i principali Fatti Storici accaduti a Pratopiano ?

Pratopiano era uno dei terreni vissuti dai monaci Gioachimiti e dallo stesso Gioacchino (Canale – nel territorio di Pietrafitta (CS) – luogo della sua morte è poco distante). Agli inizi del 1800 la proprietà di Pratopiano è dei Paolini del convento di San Francesco quando questi terreni furono confiscati assieme a quelli di Torre Monaci e Castagnella, da Gioacchino Murat per cederle, come usi civici, ai cittadini poveri di Pedace e Serra.

Gioacchino Murat, generale francese, re di Napoli e maresciallo dell’Impero con Napoleone Bonaparte

Nel 1849 Pratopiano fu teatro di un vero e proprio raduno di una decina di bande di briganti che festeggiavano l’evasione dal carcere di Catanzaro del capo brigante Nicola Rende di Serra Pedace (pur se nativo di Spezzano Grande – oggi della Sila).   Il documentato e insolito evento è registrato nell’Archivio di Stato di Cosenza e vide la partecipazione delle bande di Pedace, Torzano, Celico, Rovito, Spezzano Piccolo e Spezzano Grande oltre che di due briganti del catanzarese (probabilmente evasi con Nicola Rende).

A sin.:Pietro Ingrao, futuro Presidente della Camera dei Deputati, a Pedace

Il 23 dicembre del 1863 in una delle pistillare censite di cui si è fatto cenno – conclude Peppino Curcio –  venne ucciso il brigante Pietro Monaco. Infine, nel marzo del 1943, fu ospitato, in una casella (oggi trasformata in rifugio) l’antifascista e allora clandestino, Pietro Ingrao (futuro Presidente della Camera di Deputati negli “anni di piombo” del rapimento di Aldo Moro) e che trovò qui protezione e solidarietà da parte di mio padre, Cesare Curcio e di mio nonno. Da Casali del Manco (CS), 08.12.2018