Grillini verso la retromarcia: ipotesi di una revisione del disavanzo

Il commissario europeo Moscovici contesta all’Italia il 2,4 per cento di deficit per il 2019. La lettera ufficiale dell’Unione Europea equivale ad una sentenza sulla manovra grillina. Il libro delle favole e delle promesse elettorali è irrealizzabile. Toccherà rinunciare a qualcosa. Le agenzie di rating hanno declassato l’Italia, lo spread sta massacrando l’economia italiana. Ora l’ipotesi di una revisione del disavanzo è sul tavolo. Palazzo Chigi smentisce, ma intanto si ragiona. La commissione aveva raccomandato uno sforzo strutturale dello 0,6%, mentre il governo ha messo in cantiere un peggioramento dello 0,8%. La distanza tra le posizioni sfiora il punto e mezzo di Pil. Il secondo nodo è il debito pubblico. La regola non risulta rispettata per il 2019 come non lo era in anni passati, ma allora il fatto di essere in linea con le altre norme del Patto di Stabilità era stato considerato un fattore a favore, ora viene meno. La tolleranza applicata potrebbe quindi essere revocata in modo retroattivo. Inoltre viene contestata la mancata validazione del quadro programmatico da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Tria proverà a valorizzare la componente di investimenti inserita nella manovra, per giustificare l’ottimismo delle stime di crescita programmatica. Potrebbe forse spingersi a rivederne verso l’alto la sua incidenza sul totale. Ciò non basta ad abbassare quello 0,8% di deterioramento strutturale. Quindi sarebbe necessario fare scendere il deficit/Pil all’1,6, che era l’idea originaria di Tria. La commissione apprezzerebbe anche una marcia indietro meno significativa, intorno al 2 per cento. Su questa eventualità dovrà pronunciarsi l’esecutivo. La valutazione della Commissione è imminente, potrebbe arrivare già martedì. Moscovici ha ribadito che nessuna decisione è stata ancora presa, però i margini di manovra sono stretti.