Se si potesse tornare in dietro

In questo momento in un altrove lontano tanto tempo fa, c’è un falò acceso su una riva di sabbia bianca e sassi consumati dalla risacca che come Circe li ha trattenuti con un incantesimo fino a trasformarli; e sono li a rotolare, su e giù come una nenia, come un canto di risacca. Poco più avanti un capanno improvvisato, di canne, che ha riparato bambini dal sole cocente; allora c’era vita, allegria, in quell’aria magica e povera, semplice. Barba bianca e capelli ricci che saltavano fuori da un vecchio cappello blu scolorito dal sole e dalla salsedine, un sigaro serrato all’angolo delle bocca e occhi da gabbiano, mio nonno! Stavamo lì seduti sulla riva ad ascoltare la risacca mentre il sole si tuffava in mare nascondendosi dietro un sipario di nuvole arricciolate agli orli. “Il mare … immenso come la vita, una volta che l’hai guardato non potrai più farne a meno e camminerai per strade da cui potrai guardarlo sempre… ! “ Questo mio nonno me lo ripeteva spesso quando ci trovavamo davanti al mare da maggio a settembre. Così è stato e sarà per sempre. Su quella spiaggia si trascorreva la giornata intera fino a notte inoltrata, il più delle volte quando le barche facevano ritorno si comprava il pesce ed era festa. Bastava poco o quasi niente e si era ugualmente felici! E allora cosa è cambiato? Perché avere sempre in testa queste visioni, questi ricordi lontani e non ricordare quasi niente di oggi o di appena ieri? In questa stanza, in cui abitualmente siedo, mi sento e sono un uomo-tartaruga che si porta addosso le abitudini, una vita, i sogni, ricordi, finisce per spostarsi con tutta la sua casa, rimanendovi ovunque si trovi. E’ andata perduta la poesia della vita, sono andate perdute le sue magie. E’ andato perduto il – mare – oggi più che mai vetrina, passerella per sfilate di moda e non solo. Nell’aria ancora le risate, negli occhi i giochi sulla sabbia; ricordo ancora tutti i nomi, uno a uno, di quegli amici che sono svaniti nel nulla un po’ alla volta assieme agli anni. E’ un mare che non c’è più, tante parole e canzoni cantate male attorno a un grande falò, mentre le lampare in quel buio parevano delle lucciole o stelle sospese tra cielo e mare. L’alba ci trovava quasi sempre addormentati sulla sabbia, intirizziti ma felici; eravamo tutti lì poi seduti sul bagnasciuga, pantaloni corti e maglietta sulle spalle, assonnati e on la prima sigaretta fra le dita in silenzio ad assistere al miracolo del sole alzarsi da quel filo d’orizzonte lontano. Ma ora tra queste quattro mura come una prigione mi ritrovo ogni sera al tramonto a guardare lontano un altrove mentre stretto alla gola un nodo di nostalgia toglie le parole, la voce. S’ode in lontananza un forte richiamo, è la risacca appena di là del davanzale; stessi capelli bianchi, stessa maniera di fumare, stesso incanto e desiderio di mare! Poi quando lo vedo rimango senza parole mentre in lontananza passa una vela, e gabbiani attorno coi loro rauchi richiami.. l’odore del caffè mi riporta, anzi mi scaraventa a terra con le mani e la testa ancora in quel sogno, non c’è più tempo.