Promesse campagna elettorale: Tria garantisce flat tax e reddito di cittadinanza

La manovra finanziaria è l’appuntamento d’autunno più importante per il governo grillino. Luigi Di Maio dovrà provare a mantenere le promesse elettorali. Anche il suo socio di minoranza Matteo Salvini dovrà rendere conto agli elettori. A Palazzo Chigi il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha fatto il punto con il premier Giuseppe Conte, il vice Luigi Di Maio, il sottosegretario alla Presidenza e pontiere leghista Giancarlo Giorgetti, il ministro degli Affari Europei Paolo Savona e quello degli Esteri Enzo Moavero. Tria ha parlato di “compatibilità tra gli obiettivi di bilancio già illustrati in Parlamento e l’avvio delle riforme contenute nel programma di governo in tema di flat tax e reddito di cittadinanza“. Tuttavia potrebbe essere prevista solo un’introduzione graduale. Lo stesso Salvini ha ammesso che la legge di Bilancio “non avrà tutto subito, però i primi passi di flat tax, di smontaggio della legge Fornero e di stralcio delle cartelle di Equitalia, questo ci sarà”. Un primo step potrebbe essere quello di garantire la tassa piatta a circa un milione e duecento partite Iva. Si parte da una cifra di 22 miliardi ma la manovra potrebbe arrivare anche a 26 miliardi secondo quanto riferiscono fonti parlamentari della maggioranza. Obiettivo è evitare l’aumento dell’Iva e negoziare con Bruxelles i margini di azione. Forza Italia sottolinea che l’intenzione dell’esecutivo, inserendo subito flat tax e reddito di cittadinanza, sia di sfidare le istituzioni europee. In questi primi 60 giorni Tria ha più volte invitato alla cautela i colleghi del governo, insistendo sul’obbligo di rispettare gli obiettivi di bilancio, più volte ricordati dalla Ue: proseguire il percorso di riduzione del deficit e debito, rinviando il timing per il pareggio strutturale. La manovra peraltro dovrà fare i conti con un quadro macroeconomico in peggioramento: un deficit tendenziale che supera già l’1% del Pil per il 2019 e minaccia di declinare sotto il peso dell’aumento delle spese per interessi e del rallentamento del Pil. Il 27 settembre il governo dovrà presentare in Parlamento la nota di aggiornamento al Def insieme al quadro programmatico delle riforme, un anticipo di quelle misure che verranno inserite nella legge di Bilancio che dev’essere pronta entro metà ottobre.