Gliubich punto di riferimento sul mercato per dipinti di Teofilo Patini

L’AQUILA – Gliubich Casa d’Aste si conferma il punto di riferimento sul mercato per l’acquisto di dipinti di Teofilo Patini: grande attesa per l’asta del 19 e 20 dicembre. Se nell’asta di “Old Masters” di questa estate Gianluca Gliubich aveva attirato l’attenzione dei grandi collezionisti del pittore di Castel di Sangro con un olio su tela di grandi dimensioni intitolato “Lunga attesa” firmato in basso a sinistra dal pittore aquilano e datato al telaio “1886”, aggiudicato dopo diversi rilanci, per martedì 19 e mercoledì 20 dicembre l’offerta della casa d’aste triplica addirittura.

A L’Aquila, nella straordinaria cornice di Palazzo Cipolloni Cannella al civico 9 di Corso Vittorio Emanuele II è un susseguirsi di curiosi e collezionisti del Maestro che visitano l’esposizione – aperta anche sabato e domenica con orario continuato – per vedere dal vivo le opere e per chiedere informazioni.

La prima delle tre opere si caratterizza per il forte contenuto di denuncia sociale delle condizioni di vita femminili, come del resto il titolo del dipinto descrive: “Bestie da soma”.

Il dipinto, una variante del bozzetto preparatorio dell’opera del Patini, è un olio su tela firmato in basso a sinistra. Questa opera insieme a “Vanga e latte” e “L’erede”, forma quella che la critica ha definito la cosiddetta “trilogia sociale”, ispirata alla dura vita del mondo contadino dell’epoca. Il dipinto rappresenta il momento di riposo di due donne: la prima, stremata, riposa tra le gambe della seconda seduta con ancora con indosso il fardello della legna raccolta.

Il secondo dipinto è una “Donna ciociara in abiti tradizionali”, un olio su tela di iuta firmato in basso a destra “Patini” in rosso. Identici le vesti della anziana signora con quelle della più piccola figliola de “La famiglia dello zampognaro”, dipinto ovale in collezione privata aquilana, riportato nel catalogo a cura di Ferdinando Bologna – Comitato per le celebrazioni patiniane 1990.

Terzo, ma sicuramente non per importanza, il “San Carlo Borromeo unge con l’olio santo un appestato”, un olio su cartone telato in cornice centinata firmato in basso a destra dal maestro.

In un interno di chiesa San Carlo Borromeo, vestito di abiti cardinalizi e con lo sguardo rivolto al cielo unge con l’olio santo un appestato che giace su una barella. Accanto all’infermo due monaci cappuccini, uno con un cero e l’altro nell’atto di reggere un crocifisso, un chierichetto, un giovane con un cero acceso e quattro figure maschili, tre al capezzale ed uno dietro la scena. In lontananza una donna su un giaciglio di paglia stringe al petto un bambino.

Con simile impianto iconografico vedasi il “San Carlo Borromeo fra gli appestati” nella Chiesa di Santa Maria dei Raccomandati a San Demetrio ne’ Vestini (L’Aquila), pubblicato nel richiamato catalogo. Altre opere analoghe, pur se di differente impianto, sono nella Cattedrale dell’Aquila, nelle collezioni d’arte del Municipio aquilano ed in collezione privata a Lanciano (Chieti).

Il dipinto è stato esposto assieme ad altre sette opere del Patini, come recita il cartiglio incollato al retro, alla settantasettesima Esposizione Internazionale del 1907 a Roma promossa dalla Società degli Amatori e Cultori delle Belle Arti.