Di cosa si occupa un consulente del lavoro?

La professione del consulente del lavoro è operativa sia all’interno delle imprese che negli studi associati, oltre che principalmente come libero professionista. Nel primo caso, il consulente del lavoro si occupa dell’inquadramento professionale dei dipendenti e dei dirigenti dell’azienda, analizzando ogni singolo aspetto contabile, previdenziale e contributivo. In Italia, le leggi sul lavoro sono particolarmente rigide. Lo stesso dicasi per le norme previdenziali. Questa figura deve pertanto occuparsene in maniera meticolosa per portare l’azienda verso il successo.

Cosa fa un consulente del lavoro

Se desideri saperne di più su cosa fa un consulente del lavoro , ti invito a visitare il sito web di una figura che svolge questa professione. Facendolo, avrai una panoramica ancora più chiara sul suo operato. Quali conoscenze deve avere un consulente del lavoro? In Italia la figura del consulente del lavoro è piuttosto diffusa per via della tipologia del tessuto produttivo incentrato tutto attorno alla micro e piccola impresa ed al “mastodontico” apparato burocratico strettamente collegato al lavoro subordinato e parasubordinato. Chi esercita questa professione deve avere un’accurata conoscenza delle leggi sul lavoro, degli aspetti previdenziali, tributari e fiscali. Come in tutte le professioni, l’aggiornamento è di cruciale importanza per la figura del consulente del lavoro, visto che le modifiche nel campo legislativo e fiscale sono piuttosto numerose, infatti i consulenti del lavoro iscritti all’ordine devono raggiungere delle ore minime annuali di formazione obbligatoria attraverso corsi specialistici organizzati dall’ordine dei consulenti del lavoro. Di fondamentale importanza per questa professione è l’accurata conoscenza dei contratti di lavoro, sia su scala nazionale e settoriale che a livello locale: solo in questo modo è possibile elaborare in maniera precisa le buste paghe e definire correttamente i contributi. Non a caso, il consulente del lavoro, se opera in azienda, agisce a stretto contatto con l’ufficio contabile. Quindi sta a lui calcolare in maniera meticolosa tutte le variabili delle buste paga. Un ulteriore compito del consulente del lavoro è quello di coordinare le comunicazioni con i Centri per l’Impiego attraverso i moduli telematici messi a disposizione dal ministero del lavoro. E’ sempre questa figura a gestire gli obblighi assicurativi (INPS e INAIL) e ad interagire con i centri per l’impiego, con i sindacati e con gli uffici previdenziali. A fronte di controversie lavorative, tocca al consulente del lavoro esprimere un parere o meglio una consulenza per redigere i ricorsi. Non è un caso, se i consulenti del lavoro sono chiamati in causa spesso dal giudice o dalle parti in causa nelle opportune sedi giudiziali per esprimere pareri in qualità di tecnici nei contenziosi.

Come diventare consulente del lavoro

Sono per lo meno quattro le diverse tipologie di conoscenza che un buon consulente del lavoro deve avere:

  • conoscenze contabili: come funziona nei particolari;
  • conoscenze fiscali e tributarie: deve conoscere alla perfezione tutte le procedure inerenti alle deduzioni, alle detrazioni, al pagamento delle tasse, alle agevolazioni fiscali sia per i privati che, a maggior ragione, per le imprese;
  • conoscenze amministrative: deve avere competenze in materia di amministrazione del personale subordinato e parasubordinato per conto delle aziende e degli enti.
  • conoscenze legislative: deve essere costantemente aggiornato sulla materia sindacale, sulle norme previdenziali e su tutto ciò che rientra nella categoria del diritto del lavoro.

Fatte queste precisazioni, la legge relativa a come si diventa consulente del lavoro è la 12/1979. Parliamo di fatto du una legge che ha quasi 40 anni: la professione ha un ordine professionale ed un ente previdenziale di categoria  (Enpacl). Esattamente come avviene per altre professioni, anche nel caso del consulente del lavoro, occorrono i classici 18 mesi di pratica certificata, presso lo studio di un consulente del lavoro o presso un professionista riconoscito ai sensi dell’articolo 1 della legge 12/1979. La pratica è fondamentale in ottica dell’esame di abilitazione.

Esame di Stato per consulente del lavoro

L’Esame di Stato è basato su una prova scritta, costituita da due sottoprove, e da una prova orale. Nello specifico, bisogna svolgere un tema e superare un esame volto a risolvere un problema. La prova orale verte principalmente su discipline come il diritto tributario, il diritto del lavoro, il diritto privato, il diritto pubblico, il bilancio, il costo del lavoro, le leggi previdenziali e le normative sul welfare. Ordine dei Consulenti del Lavoro Tra le altre cose, vale la pena sottolineare che l’Ordine dei Consulenti del Lavoro ha un regolamento specifico per favorire l’accesso alla professione: vi è l’obbligo della formazione continua, dato che i cambiamenti all’interno del mercaro del lavoro sono frequenti. Secondo il regolamento, è necessario raggiungere 50 crediti formativi ogni 2 anni tramite la partecipazione ad eventi a tema e a corsi specifici, a patto che siano accreditati.

Titolo di studio per l’accesso alla professione di cdl

In Italia sono molti consulenti del lavoro che come titolo di studio hanno il diploma di scuole superiore: in genere, molti sono diplomati in Ragioneria. Va detto però che a partire dal 2007, per diventare consulenti del lavoro, il titolo di studio minimo richiesto è una laurea triennale in una delle sueguenti materie coinvolte: giurisprudenza, economia, scienze politiche o altri corsi di laurea a tema.   Articolo redatto da Lucio di AiTeq.org