Torino. Appello per la liberazione di Mauro Donato

Sono giorno di apprensione per la sorte di Mauro Donato. Il noto fotoreporter di Torino è da sempre impegnato a riprendere le rotte migratorie dei Balcani. Il professionista di 41 anni è da una settimana rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in Serbia.

Donato sarebbe accusato di una rapina ai danni di tre profughi afghani che sarebbero stati feriti a coltellate. Mauro Donato era stato riconosciuto sulla base di una vecchia fotografia, ma poi è stato scagionato dalle stesse vittime.

Appelli per la liberazione

Monica Cerutti, assessore regionale del Piemonte, è in prima linea per la sua liberazione. Ecco cosa scrive l’esponente politico di Sinistra. “È evidente che fino a quando Mauro Donato non sarà libero di uscire dal carcere e di tornare in Italia tutti quanti saremo in apprensione per la sua detenzione, ma sono fiduciosa che presto il fotoreporter torinese verrà liberato. Donato è stato arrestato in Serbia mentre stava lavorando a un reportage sulle nuove rotte migratorie, fotografie che si dovrebbero aggiungere a quelle che attualmente sono esposte all’interno della mostra “Exodos – rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione”.

“Si tratta infatti di uno dei fotoreporter che hanno lavorato insieme a Regione Piemonte a questo grosso progetto di informazione e sensibilizzazione sul tema delle migrazioni. Stiamo seguendo la vicenda con attenzione e ci siamo resi disponibili per intervenire al massimo delle nostre possibilità per sbloccare la vicenda”.

Mauro Donato, è uno degli autori della mostra “Exodos – rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione” e stava lavorando a un reportage le cui fotografie sarebbero state inserite anche nella nuova edizione della mostra che vuole raccontare anche le nuove rotte migratorie.

“Esprimiamo profonda preoccupazione per l’arresto e l’attuale detenzione di Mauro Donato, fotoreporter torinese, nelle carceri serbe. Donato è stato uno dei protagonisti della mostra “Exodos – rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione”. “Il suo impegno nel testimoniare in quell’occasione l’interazione fra la Gendarmerie e i migranti nella Giungla di Calais, l’aveva portato direttamente sulla scena degli scontri, tanto vicino da rischiare di rimanerne coinvolto, come è sempre necessario per ogni buon reportage. Anche quella volta, come ora, sulla Balkan route, la strada percorsa ogni anno da migliaia di profughi in fuga da guerre ed emergenze umanitarie. Il collega era in Serbia per continuare a documentare le migrazioni in atto e anche per continuare il lavoro di Exodos, che è un progetto in continuo divenire. Il suo arresto è un grave attacco contro tutti coloro che raccontano con immagini e parole il dramma dei profughi fra continenti diversi”, hanno dichiarato Marco Bobbio, Presidente dell’associazione Allievi del master in giornalismo Giorgio Bocca, e Max Ferrero, fotoreporter e coordinatore insieme a Bobbio del progetto “Exodos”.