Mafia. Arrestato Santino Sabella sindaco di San Biagio Platani

sindaco Santo Sabella

Blitz antimafia in Sicilia con ben 56 arresti. Ad essere arrestato anche un primo cittadino nell’Agrigentino. Si tratta di Santino Sabella, sindaco di San Biagio Platani, il paese degli archi di Pasqua.

Santino Sabella è stato eletto alle ultime amministrative. E’ finito in manette con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. I pm della Dda di Palermo gli contestano di avere concordato le candidature delle ultime comunali del 2014 con esponenti mafiosi di vertice del suo Comune e fatto illecite pressioni nell’assegnazione di appalti.

Sabella è stato arrestato nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri del comando provinciale di Agrigento che portato all’arresto di 56 persone, tra boss e gregari, dei mandamenti di Cosa nostra agrigentina. L’inchiesta ha disarticolato i “mandamenti” di Santa Elisabetta e Sciacca colpendo 16 famiglie mafiose. Si è fatta luce sui legami tra le cosche locali e la mafia di tutte le province della Sicilia e le ‘ndrine calabresi.

Accertate estorsioni a imprese, negozi e anche a cooperative che si occupano dei richiedenti asilo. Sette società riconducibili ai clan sono state sequestrate. Più di 400 i militari impegnati nell’operazione. E’ il blitz più imponente mai messo a segno nella provincia agrigentina. Sono stati impiegati anche un elicottero e unità cinofile.

Agrigento: mafia e appalti

Repubblica Palermo nella versione online riporta uno stralcio di intercettazioni. “…Ci siamo visti per Pasqua .. loro sono venuti qua…loro erano quasi fuori da questa gara (d’appalto, ndr)… e io mi sono messo a disposizione…”. Sono frasi che sarebbero state pronunciate da Santo Sabella, definito come “un sindaco al servizio di Cosa nostra” dal gip di Palermo Filippo Serio che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a suo carico e per altri gregari e fiancheggiatori del mandamento di “montagna” della provincia di Agrigento.

Per gli inquirenti il nuovo corso della mafia voleva collocare i propri uomini nelle amministrazioni locali per ottenere appalti pubblici. Sarebbe stata accertata l’infiltrazione mafiosa anche a Cammarata. Qui una consigliera comunale d’opposizione sarebbe stata eletta con i voti delle famiglie.

I Carabinieri hanno accertano che già nei primi mesi del 2014 ci sarebbero stati rapporti molto frequenti tra il sindaco e i mafiosi della famiglia di San Biagio Platani. Avrebbe concordato le candidature da presentare. Gli inquirenti hanno documentato diversi incontri durante i quali il politico avrebbe garantito, una volta eletto, agevolazioni alle famiglie mafiose, come nel caso dei lavori aggiudicati alla Comil di Favara una ditta “costretta” ad assumere una ventina di operai di San Biagio Platani in cambio dell’appalto.

A Cammarata la lente di ingrandimento si è concentrata sull’elezione di Giovanna Bonaccolta la quale non è destinataria di alcuna misura cautelare, moglie di Pietro Stefano Reina, il pediatra del paese arrestato oggi con l’accusa di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. Gli inquirenti ricostruiscono i contatti tra Reina e Calogerino Giambrone – arrestato ed esponente della famiglia mafiosa di Cammarata – nei mesi precedenti alle consultazioni amministrative del maggio 2015. Da quanto emerge dall’accusa Reina sarebbe stato “il regista” della campagna elettorale della moglie chiedendo i voti a Giambrone promettendogli che, una volta eletta, la moglie avrebbe curato gli interessi della famiglia mafiosa.