Padre nostro. Il Papa: “Dio che ci induce in tentazione non è una buona traduzione”

Fu insegnata da Gesù ai discepoli. Presto potrebbe cambiare. Per Papa Francesco nella preghiera del “Padre nostro” Dio che ci induce in tentazione “non è una buona traduzione”. Lo ha dichiarato a don Marco Pozza su Tv2000. “Anche i francesi – osserva Bergoglio – hanno cambiato il testo con una traduzione che dice ‘non mi lasci cadere nella tentazione’: sono io a cadere, non è lui che mi butta nella tentazione per poi vedere come sono caduto. Un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito”. “Quello che ti induce in tentazione è Satana, quello è l’ufficio di Satana”.

Il programma è nato dalla collaborazione tra la Segreteria vaticana per la Comunicazione e Tv2000. Don Marco incontra noti esponenti dello spettacolo e della cultura. Le risposte del Pontefice a don Marco sono state riportate nel libro “Padre nostro” (Rizzoli-Lev). Dopo anni di discussioni sulla traduzione, la nuova versione francese non include il passaggio “ne nous soumets pas à la tentation” – “non sottometterci alla tentazione” -, che è stato sostituito con una versione ritenuta più corretta: “ne nous laisse pas entrer en tentation”, “non lasciarci entrare in tentazione”.

“La frase attuale lasciava supporre che Dio volesse tentare l’essere umano mentre Dio vuole che l’uomo sia un essere libero” ha commentato il vescovo di Grenoble, monsignor Guy de Kerimel. La nuova preghiera è stata distribuita in migliaia di copie nelle chiese di Francia. Il cambio ufficiale è avvenuto ad inizio mese.  Anche in Italia, nella versione della Bibbia della Cei (2008), il passo “et ne nos inducas in tentationem” è tradotto con “e non abbandonarci alla tentazione”; l’edizione del Messale Romano in lingua italiana attualmente in uso (1983) non recepisce questo cambiamento. Papa Francesco potrebbe a questo punto intervenire cambiando la preghiera più antica ed importante per i cristiani, una mini rivoluzione con la quale fare i conti.

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