Monza. Un medico: “la protesi mangia un sacco di osso”. 12 arresti

Nei guai sono finiti 12 medici finiti accusati di avere intascato tangenti in cambio del loro benestare all’impiego di protesi di scarsa qualità. Impiantavano i dispositivi in cambio di regali, soldi e cene di lusso. Dall’inchiesta si accerterà se l’operato di questi medici abbia provocato danni ai pazienti.

Policlinico Monza

“La protesi, detto tra noi, fa cagare (…) fa veramente cagare, mangia un sacco di osso”. Lo affermano due dei medici arrestati nell’inchiesta, coordinata dai pm di Monza e condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, su un giro di mazzette nella sanità. I sanitari esprimevano “valutazioni negative in ordine alla qualità delle protesi Ceraver” che avrebbero sponsorizzato e fatto comprare dagli ospedali in cambio di mazzette da parte della società produttrice. Emerge da un’intercettazione del 27 novembre 2014 tra Marco Valadè, chirurgo del Policlinico di Monza, e Fabio Bestetti, anche lui prima chirurgo del Policlinico monzese e poi al GB Mangioni Hospital di Lecco. In un’altra telefonata del 6 novembre 2014 Bestetti diceva. “E’ una protesi un po’ del cazzo”. In altre intercettazioni i medici arrestati, oltre a usare i termini “disturbo” e “sistemazione” per fare riferimento alle mazzette, parlano di incrementare gli interventi con le protesi. Valadè a Marco Camnasio, agente della Ceraver, arrestato: “Punto di mettertene come minimo almeno 6/8 al mese”.

Un contributo mensile di 300 euro per i medici di base. Il pagamento di “biglietti aerei” e “assunzioni di personale” per gli specialisti. E’ il sistema tangentizio del quale avrebbero fatto parte i medici arrestati o interdetti nell’inchiesta della Procura di Monza e avrebbero chiesto quelle tangenti per il “disturbo”, come lo chiamavano loro, in base a quanto emerge dalle intercettazioni. Le “stecche” per “incentivare l’impianto di protesi commercializzate” dalla società Ceraver, venivano anche chiamate dagli indagati “sistemazioni”. Il tutto senza tenere per nulla “in considerazione l’interesse” e la “salute dei pazienti”. Ciò che contava era aumentare l’acquisto da parte degli ospedali, tra cui il Policlinico di Monza, delle protesi della Ceraver, a seguito dell’accordo “corruttivo” stretto. Una “preferenza” accordata, spiegano i pm, che era soltanto il “frutto” di quel legame tra medici e responsabili della società.

Su ordine del gip Federica Centonze e su richiesta del pm Manuela Massenz, sono stati arrestati 12 medici, tra cui 3 chirurghi finiti in carcere e 9 (6 specialisti e 3 medici di base) ai domiciliari, mentre per altri 6 medici di base è stata applicata la “sospensione dall’esercizio dell’attività”. Nell’inchiesta, con al centro le accuse di associazione per delinquere, lesioni colpose, corruzione e falso, sono finiti in carcere anche un responsabile commerciale e un agente della Ceraver, la ditta produttrice delle protesi indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Per un agente di commercio è stata disposto l’obbligo di dimora.

L’inchiesta è scattata dopo la denuncia nel 2012 di un cardiologo che lavorava per il Gruppo Policlinico di Monza. Descrisse una “gestione condotta in dispregio delle esigenze terapeutiche dei pazienti”. All’esposto sono seguite una consulenza disposta dai pm sulle prestazioni sanitarie del Policlinico di Monza e una valanga di intercettazioni.

I medici di base avevano il compito di individuare “i pazienti ortopedici bisognosi” di operazioni, “preferibilmente” fuori dalla Lombardia, perché le prestazioni per gli “extra-regionali” non sono soggette a tetti sui rimborsi del sistema sanitario nazionale fissati dalla normativa regionale. Erano gli stessi medici di base ad invitare nei loro ambulatori i pazienti per le visite private con i chirurghi, i quali poi impiantavano le protesi nelle strutture del Policlinico di Monza. Un “collaudatissimo ingranaggio” che Marco Camnasio e Denis Panico, rispettivamente responsabile e agente della Ceraver, “oliavano” con 300 euro al mese per i medici di base. Questi prendevano anche il 10-20% sui soldi incassati “in nero” con le visite dai chirurghi. Questi ultimi, oltre a guadagnare con le provvigioni (lecite) sui rimborsi Drg, ricevevano illecitamente il “premio produzione”, le mazzette, per il “disturbo”, come lo definivano. Leggi anche Protesi Monza. Il G.B. Mangioni Hospital estraneo ai fatti.