Catanzaro. Atto conclusivo di “Ciak: un processo simulato per evitare un vero processo”

L’atto conclusivo del progetto “Ciak: un processo simulato per evitare un vero processo”, giunto alla III edizione, ha visto protagonisti tanti giovani provenienti da diverse scuole del territorio regionale, che si sono ritrovati a Catanzaro (Auditorium del Seminario San Pio X) per esprimere il loro dissenso a tutte le forme di bullismo. Protagonisti anche gli allievi dell’Istituto comprensivo di “Laureana Serrata Feroleto Galatro”.

Processo simulato Tribunale di Reggio

Mentre gli alunni delle quinte classi degli istituti superiori e quelli di terza media sono alle prese con gli esami, alcuni di loro, nella vita devono affrontare una prova molto più impegnativa, che può lasciare dei segni indelebili. Sono quelli del bullismo, che nell’era dei social media, si è trasformato nel bullismo attraverso il web. La legge sul cosiddetto “cyber bullismo” (dopo un percorso legislativo di più di tre anni e diverse modifiche radicali) è stata approvata in via definitiva da parte della Camera, il 16 maggio scorso. Non a caso la proposta è partita da Elena Ferrara, insegnante di Carolina Picchi, la ragazza di 14 anni che si è tolta la vita, dopo essere stata vittima di questo bullismo telematico nel 2013, a cui è stato dedicato il provvedimento, come ha dichiarato la presidente della Camera Laura Boldrini prima dell’indizione della votazione finale. Nel testo della legge si dà una definizione ufficiale del cyber bullismo: “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito dei dati personali in danno di minorenni, nonché la diffusione di contenuti online il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

La dirigente Servelli riceve l'attestazione

Contro questo fenomeno inquietante e pervasivo che va a colpire soprattutto gli adolescenti, è stato attivato un importante progetto educativo: “Ciak: un processo simulato per evitare un vero processo”, giunto alla III edizione.

Il progetto è stato promosso dal Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro e cofinanziato dalla Fondazione Cassa Risparmio di Calabria e di Lucania. A dare attuazione il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro, in collaborazione con il M.I.U.R.- Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria. La finalità principale è orientata allo sviluppo della cultura della legalità e della cittadinanza attiva, promuovendo occasioni di collaborazione interistituzionali, offrendo agli alunni e ai gruppi di classe delle scuole primarie, medie e superiori della Regione Calabria che hanno aderito all’iniziativa, opportunità concrete di sperimentare nuovi percorsi di conoscenza e sviluppo del sè.

Alunni, dirigente, docenti e giudici onorari a Catanzaro

Quest’anno sono state 61 le scuole di tutta la Calabria a partecipare. La manifestazione conclusiva si è svolta a Catanzaro il 6 giugno (Auditorium del Seminario San Pio X di Catanzaro). Diverse le personalità che hanno partecipato durante la mattinata, per testimoniare questo importante lavoro di prevenzione e di sensibilizzazione contro un fenomeno che sta creando molti problemi e che, con questa nuova forma che ha assunto attraverso l’uso delle nuove tecnologie digitali (social media), si presenta in modo più subdola e incontrollabile. Sono intervenuti Mario Bozzo (presidente della Fondazione Cassa Risparmio di Calabria e di Lucania), Luciano Trovato (presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro), Diego Bouchè (dirigente Ufficio Scolastico Regionale), Luisa Latella (prefetto di Catanzaro), Antonio Marziale (Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria),  Maria Gemmabella (direttore Centro Giustizia Minorile di Calabria e Basilicata), Giovanna Mastroianni (presidente Associazione Nazionale Magistrati, Sez. di Catanzaro), Rita Tartaglia, (Procuratore della Repubblica c/o il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro), Teresa Romano (Dirigente Scolastico ITST “E. Scalfaro” di Catanzaro), Emilio Bonacci (Sezione di Polizia Giudiziaria c/o la Procura Minorile di Catanzaro), Isolina Mantelli (Presidente del Centro Calabrese di Solidarietà). Ha partecipato inoltre Luigi Fadiga già Presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma e Bologna e Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Emilia Romagna.

Una delle scuole protagoniste di questo importante progetto, giunto alla III edizione, è stato l’Istituto comprensivo di Laureana Galatro Feroleto Serrata, i cui allievi hanno realizzato la simulazione di un processo verso dei responsabili di atti di cyber bullismo, messa in scena prima al tribunale minorile di Reggio Calabria, e poi a Laureana (cinema Aurora). Nella simulazione del processo i ragazzi hanno dimostrato grande capacità recitative, ma anche sotto il profilo dei risultati emotivi, si è sperimentato un linguaggio capace di far partorire capacità di immedesimazione, solidarietà e compassione. Per questo impegno profuso da parte della dirigente Pasqualina Servelli e dei docenti responsabili del progetto, l’istituto è stato insignito di una  targa “per l’impegno e la capacità di partecipazione dell’intero gruppo classe che si è distinto per forte senso di coesione e singolare sensibilità al tema di legalità trattato”. Tutti gli allievi che hanno partecipato al progetto hanno avuto un attestato di riconoscimento.

In questo fondamentale impegno, accanto ai docenti che hanno condiviso questo percorso con grande responsabilità per la tutela dell’integrità della persona e in particolare dei ragazzi che si ritrovano a dover affrontare e gestire diverse insidie che vanno a determinare uno squilibrio emotivo e psichico a causa della proliferazione incontrollata di messaggi e di immagini che passano sui social media, ha visto protagonisti anche i giudici onorari del Tribunale dei minorenni di Catanzaro Roberta Mallamaci, Nicola Giordano, Annunziata Campolo e l’attrice Donatella Barbagallo, che si sono spesi con passione in questa importante opera di informazione, formazione e prevenzione nelle scuole. Di questa responsabilità pedagogica e impegno umano si è fatta artefice la dirigente scolastica Pasqualina Servelli. Da quando ha assunto la dirigenza dell’Istituto comprensivo (che comprende i comuni di Laureana, Galatro, Feroleto della Chiesa e Serrata) ha portato avanti un’opera mirata alla formazione delle coscienze e della crescita umana, civile ed etica dei giovani, in un territorio potenzialmente esposto a fenomeni di criminalità e di devianza sociale. Si tratta di un lavoro importante, spesso problematico ma fondamentale, che vede la scuola in primo piano insieme ad altre istituzioni, come il Tribunale dei minorenni di Catanzaro con in prima linea il presidente Luciano Trovato e i suoi collaboratori, i quali hanno avuto l’intuizione di capire l’importanza delle arti espressive nell’educazione delle nuove generazioni e nell’opera di prevenzione. Infatti il tema della violenza e della illegalità che caratterizza il comportamento dei minori sta acquisendo sempre maggiore visibilità e preoccupazione in tutti i contesti (professionali, accademici, politici e istituzionali). Questo soprattutto a causa delle trasformazioni sociali indotte dalle nuove tecnologie e dei modelli educativi e di relazioni inter-generazionali che trovano adulti sempre meno preparati ad affrontare e contenere le condotte trasgressive. Questa consapevolezza si va sempre di più definendo a livello sociale, antropologico e psicologico: la società è entrata nell’era globale dei “post”, e in particolare tra i minori e gli adolescenti, si è creata una dimensione esperienziale dove il confine tra legalità e illegalità, tra giusto e ingiusto, tra reale e virtuale, appare sempre sfumato (non a caso oggi si parla di post verità). Questo fenomeno deve orientare l’impegno delle agenzie educative e di tutte le istituzioni, verso quelle esperienze che hanno avuto una risposta positiva  nell’ambito di alcuni progetti, come i significativi risultati che sono stati ottenuti nelle tre edizioni del progetto “Ciak, un processo simulato per evitare un vero processo”.