Alla scoperta delle virtù delle erbe spontanee usate nella culinaria regionale

Scoprire le virtù delle erbe spontanee che fanno parte della tradizione culinaria regionale. L’importante esperienza l’hanno vissuta gli studenti dell’Ipseoa “E. Gagliardi”, grazie ad un progetto sotto la speciale guida della “Sibilla delle erbe”, l’esperta Maria Sonia Baldoni.

Raccolta erbe spontanee

Le erbe spontanee sono un prezioso patrimonio che potrebbe rappresentare la chiave per rileggere il presente e per creare una nuova economia in armonia con una cultura gastronomica che metta in primo piano l’ecologia. Ma è necessario che si generi una visione della vita che vada oltre i modelli di crescita attuali che stanno inquinando un bene fondamentale come l’ambiente naturale e umano.

Maria Sonia Baldoni

Questo è uno dei più importanti insegnamenti che gli studenti dell’Ipseoa “E. Gagliardi di Vibo Valentia guidato dal dirigente scolastico Carlo Pugliese, hanno appreso dall’esperienza vissuta con l’esperta Maria Sonia Baldoni: anche le piante hanno un’anima, sentono e reagiscono a tutto ciò che si comunica loro e rappresentano una grande risorsa che madre natura mette a disposizione di tutti per nutrire e curare.  A patto però che si sappia entrare in risonanza per riconoscere le loro proprietà e si abbia una sensibilità ecologica. Lo ha sottolineato con semplicità la Baldoni (definita la “Sibilla delle erbe” in un libro a lei dedicato da Michele Meomartino, perché vive tra i monti Sibillini marchigiani) impegnata da oltre vent’anni in un percorso di ricerca scientifica e culturale a contatto con le piante. L’occasione della sua presenza tra gli studenti dell’Ipseoa (classi coinvolte Prima e Terza D) l’interessante progetto, “Le erbe spontanee: usi antichi e moderni nella tradizione culinaria regionale”, ideato e curato dalle docenti Ernesta Pasquale (Scienze della Terra e Biologia) e Tinuccia Consoli (Materie letterarie).

È bastato affacciarsi sugli argini incolti e negli spazi adiacenti all’edificio dove ha sede l’Istituto per riconoscere un patrimonio naturale ricco sotto il profilo didattico, scientifico-culturale, economico ed ecologico. Con naturale “spontaneità” Maria Sonia Baldoni ha rivelato le proprietà delle erbe, da quelle eduli (commestibili), a quelle curative (utilizzate nei preparati galenici e per usi fitoterapici), ai loro fiori che richiamano, per la particolare bellezza, un’ascendenza anche spirituale. La straordinaria ricchezza che sfugge agli sguardi distratti, sotto l’occhio esperto di Maria Sonia invece è diventato un racconto antico e nuovo con accenti poetici, che hanno richiamato soprattutto una conoscenza ed una scienza che può avere dei riflessi pratici nelle diete e nei piatti. Queste rappresentano le principali finalità che hanno animato le responsabili del progetto (le docenti Pasquale e Consoli), non solo per promuovere la conoscenza, la classificazione e il censimento delle specie commestibili delle erbe spontanee per un uso gastronomico delle ricette tradizionali (con la creazione di schede informative  e di un ricettario), ma anche per formare gli studenti alla corretta alimentazione e applicare un metodo di osservazione della realtà del territorio, per comprenderne le molteplici potenzialità. Una esperienza che il dirigente scolastico dell’Ipseoa “E.Gagliardi” Carlo Pugliese ha considerato significativa e importante per la crescita culturale degli studenti sotto il profilo didattico-pedagogico e formativo.

Con la sua passione la Baldoni ha fatto affiorare le virtù delle erbe spontanee, coinvolgendo gli studenti assieme ad altri docenti e appassionati studiosi che seguono il suo itinerario (tra cui Caterina Modafferi, naturopata che ha coordinato gli incontri della Baldoni in Calabria, Salvatore Mamone e Eliana Zamboni in arte “Turi e YaYa” che vivono a Serrata (RC),  e infine la studentessa israeliana Adi Moscova, da poco laureata in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna). Così tutti insieme hanno potuto vivere un breve ma intenso viaggio nel mondo delle erbe spontanee carico di evocazione. Il messaggio fondamentale è stato quello di amare la terra come “madre” che sa donare tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno per vivere in armonia con il creato, senza violenza, senza aggressione, con spontanea semplicità, attraverso un ritorno a concepire l’ambiente con quel sentimento sacro che ha accompagnato i grandi spiriti che da Oriente ad Occidente in coro hanno richiamato l’umanità all’amore universale. “Con integrità totale – si legge sul profilo del sito “viverecongioia.org” – dedico ogni minuto del mio tempo a promuovere attività senza passaggio di denaro, affinché possiamo mettere dentro le nostre cellule l’informazione che senza denaro si possono fare un sacco di cose!” Dentro questo suo cammino  – che ultimamente l’ha vista in viaggio in Perù a contatto con la cultura dei Maia dove ancora resiste l’antica tradizione sciamanica, per quel rapporto ancestrale con i poteri terapeutici o stupefacenti delle piante – si dispiega anche l’eredità di una santa come Ildegarda di Bingen, vissuta nel XII secolo dichiarata “Dottore della Chiesa” da Benedetto XVI nel 2012, per le sue straordinarie doti nei diversi campi del sapere: scrittrice, drammaturga, poetessa, musicista, filosofa, linguista, cosmologa, naturalista, consigliera politica e profetessa; una figura che, per il contesto socio-culturale del suo tempo, assume una dimensione di eccezionalità. Ma nella sua visione e ricerca la Baldoni abbraccia diversi campi della conoscenza: dalle intuizioni del giapponese Masaru Emoto scomparso di recente (2014), scienziato e saggista – ma considerato dalla scienza ufficiale uno  “pseudo scienziato” – che in diversi libri ha spiegato e dimostrato con fotografie come l’acqua abbia una memoria in grado di rispondere agli stimoli figurativi esterni; all’esperienza di Giuseppe Savino, un giovane agricoltore foggiano che ha creato “Vazapp”, un hub (centro) rurale per incoraggiare i giovani a raccogliere le loro idee e la loro voglia di innovazione per poi – come suggerisce il nome – tornare a zappare, perché non si può avere “una filiera corta” se non è “colta”. La sua cultura scientifica si apre ad una visione mistico-spirituale, classificando in modo sistematico le piante, come ha fatto fare agli studenti dell’Ipseoa “E.Gagliardi” dopo la raccolta, mettendo insieme rigore scientifico e visione estetica, conoscenza delle proprietà e delle virtù terapeutiche delle erbe accompagnato da un racconto carico di simbologia che percorre i secoli e raggiunge, con il suo viaggio, il remoto palpito della creazione. In questo suo itinerario la responsabilità e l’impegno, non solo per risvegliare la coscienza e sensibilità dei giovani e dei meno giovani a riscoprire la “scienza” che sprigiona la natura, ma anche una missione filantropica, per andare incontro alle popolazioni terremotate del centro Italia (che si è verificato tra agosto e ottobre 2016). La sua è anche una chiamata a raccolta per manifestare vicinanza nei confronti di quei luoghi distrutti dal sisma, e portare l’energia buona in quelle realtà così profondamente ferite, che sono anche i luoghi dove tuttora vive (ad Amandola, in provincia di Fermo, nel Parco nazionale dei Monti Sibillini).

Questa sua sensibilità si è manifestata nel pomeriggio durante la visita all’associazione “La Goccia”, con un progetto che anima un’importante esperienza di inclusione, attraverso la pratica della cosiddetta “agricoltura sociale”, rivolto in particolare a persone che vivono un disagio psichico. Nella fattoria agro-didattica e sociale “Junceum” collegata alle finalità associative de “La Goccia”, si è dato vita alla coltivazione della terra e alla interazione con gli animali, mettendo in pratica i principi e le ricerche scientifiche della pet therapy (terapia con gli animali). Grazie a questa esperienza gli ospiti sperimentano una cura naturale, ritrovando la voglia di stare insieme agli altri con effetti importanti sotto il profilo psicologico e psicofisico. Ad invitare ed accogliere la Baldoni il presidente dell’associazione “La Goccia” Michele Napolitano insieme a mons. Giuseppe Fiorillo (presidente del Coordinamento Vibo di Libera ma anche uno dei fondatori de “La Goccia”). La Baldoni è rimasta sorpresa nello scoprire questa realtà e ha voluto fare anche con tutti i presenti una breve esperienza di riconoscimento delle erbe cresciute in modo spontaneo all’interno della fattoria, con classificazione e catalogazione.