Roma, “Tinto Brass: uno sguardo libero” in mostra al Vittoriano

Apre oggi al pubblico al Complesso del Vittoriano la prima grande esposizione dedicata all’opera del regista Giovanni Brass, in arte Tinto. L’inconfondibile soprannome glielo diede il nonno paterno, il pittore Italico Brass, in omaggio al Tintoretto. Attraverso documenti,  in parte inediti, sceneggiature, bozzetti  di scenografie e costumi, manifesti, fotografie e filmati viene ripercorsa l’avventurosa storia di un grande sperimentatore con un’attenzione particolare agli aspetti meno noti al grande pubblico: dal suo impegno nel teatro e nel montaggio ai rapporti di amicizia e collaborazione con i protagonisti del cinema italiano e internazionale.

La ricerca della libertà in ogni forma, in sintonia con la sua natura ribelle, è sempre stato al centro del lavoro del regista milanese, ma veneziano d’azione. Il soggiorno giovanile a Parigi lo vede dapprima archivista e proiezionista per la Cinemateheque francaise  e poi impegnato in un fertile confronto con i maestri della Nouvelle Vague, da Francois Truffaut e Jean-Luc Godard. E’ di questi anni l’amicizia con Roberto Rossellini, con cui collabora al montaggio dei dieci documentari de ‘L’India vista da Rossellini’ e del film ‘Il generale Della Rovere’. L’esordio cinematografico come regista arriva nel 1963 con ‘Chi lavora è perduto’, critica feroce al lavoro alienato, che gli procura le prime noie con la censura a tal punto da costringerlo a cambiare il titolo, originariamente ‘In capo al mondo’. Sempre dedicati al tema del lavoro due cortometraggi commissionati da Umberto Eco, ‘Tempo libero’ e ‘Tempo lavorativo’. Alla fine degli anni sessanta ha inizio il periodo londinese di Brass, sempre perseguitato dalla censura qualsiasi fosse il genere con cui si misurasse, western, commedia, giallo o noir. Nel 1971 al festival di Venezia vince il Premio della Giuria per il film ‘La vacanza’ con Vanessa Redgrave e Franco Nero’.

Negli anni ottanta la svolta “erotica” che lo ha reso popolare al botteghino portando sullo schermo volti, e non solo, di attrici note e meno note, da Claudia Koll a Deborah Caprioglio a Stefania Sandrelli con la quale realizza il film senz’altro più maturo, ‘La chiave’. Una nuova fase, quella erotica, sempre all’insegna però della libertà e della trasgressione; un passaggio quasi obbligato dettato dalla delusione provata dal regista per il fallimento della rivoluzione, “tradito dagli echi del Sessantotto”. In occasione della mostra sara’ possibile vedere alcuni estratti di ‘Istintobrass’, documentario realizzato nel 2013 dal regista Massimiliano Zanin e presentato in selezione ufficiale alla 70ma Mostra del Cinema di Venezia. Il film racconta la figura e la carriera di Tinto Brass attraverso un’inedita intervista al regista, le parole dei premi Oscar Helen Mirren e Ken Adam e di personaggi del cinema e della critica italiani quali Gigi Proietti, Franco Nero, Adriana Asti, Marco Muller, Marco Giusti, Gianni Canova. Curata da Caterina Varzì con la collaborazione di Andrea De Stefani e realizzata da Comunicare Organizzando, la mostra  si avvale del patrocinio di Roma Capitale e della partecipazione di Istituto Luce-Cinecittà, Rai Teche e Acea e resterà aperta al pubblico fino al 23 marzo 2016.