Piacenza, diciassettenne italiana inventa di essere stata aggredita da nordafricani

Davanti alla psicologa ha confessato di avere inventato tutto, a causa di un momento di difficoltà legato al disagio giovanile. Un “falso allarme” il caso della diciassettenne che ieri è stata trovata a vagare, con solo la biancheria intima addosso ed il cellulare in mano, in apparente stato confusionale, lungo il greto del fiume Trebbia, a Piacenza. Ad occuparsi del caso sono stati i Carabinieri, che ora segnaleranno il caso al Tribunale dei minori di Bologna.

I Carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza, che per tutta notte hanno vagliato il racconto della ragazzina e fatto rilevi scientifici sul posto, avevano già forti dubbi sulla veridicità della vicenda. La minorenne aveva riferito di esser stata rapita in auto sotto casa da tre stranieri nordafricani, e di essere poi stata portata con la forza lungo l’argine per essere poi legata e gettata nella boscaglia al buio. Gli accertamenti medici eseguiti nell’immediato in ospedale avevano evidenziato la mancanza di qualunque segno o traccia di violenza sul suo corpo. I Carabinieri hanno spiegato che, dato il profondo disagio psicologico alla base di questa vicenda, la ragazzina non corre alcun rischio dal punto di vista giudiziario.​ La ragazza aveva raccontato ai militari di essere stata prelevata da tre uomini sotto casa ed essere stata portata sul fiume, spogliata e molestata, ma non violentata o picchiata. In sostanza, la giovane avrebbe fatto tutto da sola, togliendosi i vestiti e lasciandoli sparsi sul greto del fiume, dove in effetti sono stati ritrovati. Ci è voluto però l’intervento della psicologa, la sola che in base alla legge vigente ha potuto farle delle domande di approfondimento, per accertare che si trattava di una messa in scena.

La ragazza sarà ora seguita dagli assistenti sociali, mentre nelle prossime ore saranno sentiti dalla psicologa anche i genitori, entrambi italiani, per fornire loro un supporto.