Luzzi, pronto a morire per la jihad Hamil Mehdi stava preparando un attentato

Nella sua abitazione di Luzzi, alle porte di Cosenza, dove risiedeva dal 2006, gli agenti hanno rinvenuto documenti molto interessanti relativi alla pratica di addestramento. Una sorta di manuale da combattimento fai da te che Mehdi studiava per prepararsi alla guerra.

Nella sua casa oltre a una pubblicazione dei Fratelli musulmani, sui comportamenti che deve tenere un buon musulmano secondo il Corano, sono stati sequestrati due telefoni cellulari, uno zaino con dentro un paio di pantaloni militari e 800 euro. I documenti hanno indotto i magistrati a pensare a un immediato coinvolgimento di Mehdi in qualche azione terroristica.

Hamil

Dopo la sua espulsione dalla Turchia il marocchino è stato tenuto sotto controllo dalla Digos che ha intercettato le comunicazioni tra Mehdi e alcuni soggetti italiani e stranieri. Una frase ha allarmato gli inquirenti. Mehdi al telefono con un soggetto straniero discuteva facendo chiaramente intendere che “lui sta già cercando le chiavi del Paradiso e si sta allacciando le cinture per raggiungere il Paradiso”. Gli inquirenti hanno interpretato la frase come l’imminente azione di un kamikaze, pronto a farsi esplodere. Per questo motivo il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e il sostituto procuratore Paolo Petrolo hanno chiesto ed ottenuto dal gip Giuseppe Perri  il provvedimento di arresto per fini di terrorismo internazionale.

A Luzzi, gli amici di Mehdi, considerano il marocchino una brava persona. Per il sindaco Manfredi Tedesco l’arresto di Mehdi “è stata una sorpresa”.

Il marocchino aveva abbracciato la religione islamica. Hamil Mehdi era pronto a morire per la jihad. Il marocchino di 25 anni è stato arrestato lunedì mattina dalla Digos di Cosenza e dagli uomini del Servizio centrale Antiterrorismo.

L’accusa formulata dalla direzione antimafia di Catanzaro  nei confronti del marocchino è quella di auto addestramento ai fini di terrorismo internazionale. Nel luglio scorso il marocchino era stato espulso dalla Turchia in quanto “soggetto pericoloso”. “Non appartengo all’Isis e sono andato in Turchia solo per pregare” ha detto Mehdi, mentre gli agenti della Digos lo portavano in carcere. Medhi era stato bloccato all’aeroporto di Istambul da dove, probabilmente, cercava di raggiungere la Siria per arruolarsi. Per gli investigatori, infatti, il marocchino è un foreign fighter, pronto a morire per la causa islamica. E così dopo il respingimento delle autorità turche Mehdi aveva deciso di rientrare in Italia.