Milano, il Comune lancia una forma di accoglienza familiare con persone sfrattate

Milano città dell’accoglienza non solo per i profughi ma anche per le persone sfrattate. Dopo il progetto per i migranti, la giunta Pisapia sta per varare una forma di accoglienza per le persone che hanno perso il proprio alloggio.

Sono state quaranta le famiglie milanesi che hanno consegnato la candidatura ad ospitare nella propria casa un rifugiato, titolare di protezione internazionale, per un periodo di circa sei mesi. È questo l’esito del bando, aperto dal Comune di Milano, per il censimento e la realizzazione di un elenco di famiglie disponibili a partecipare al nuovo progetto di ospitalità approvato e finanziato dal Ministero dell’Interno attraverso il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Il progetto si svolge dunque con risorse statali vincolate nell’ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) cui il Comune aderisce dal 2001.

majorino

“Per anni i rappresentanti della Lega Nord, di fronte alle richieste d’accoglienza poste dall’emergenza profughi alla città, hanno risposto ‘Ospitateli a casa vostra’. Oggi siamo felici di annunciare che ci sono già quaranta famiglie milanesi davvero disposte ad ospitare i rifugiati a casa propria” ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino. “Siamo convinti con questa sperimentazione di poter aprire una nuova strada per il futuro, aggiungendo un ulteriore tassello al mosaico di iniziative con cui Milano si sta prodigando per l’accoglienza e l’inclusione sociale dei migranti”.

“A questo proposito – ha aggiunto il responsabile del Welfare a Palazzo Marino – voglio lanciare un appello al governo, affinché riveda la propria decisione, quale risulta dalle previsioni del Ministero degli Interni, di riaprire il Cie in via Corelli, e permetta così al Comune di Milano di proseguire la propria azione di accoglienza delle famglie di profughi in transito in città”.

Il progetto proseguirà il suo iter già la settimana prossima con l’apertura delle buste e la valutazione delle candidature da parte di una commissione cui parteciperanno assistenti sociali del Comune, della Cooperativa e del Consorzio Farsi Prossimo che indicheranno i ragazzi beneficiari tra quelli già seguiti da tempo. Delle famiglie, tutte residenti a Milano, si sa che sono composte da persone tra i 30 e i 50 anni, per lo più con figli in età scolare, residenti in varie zone della città. Tra loro tre famiglie sono di origine straniera. Ogni famiglia riceverà un contributo di 350 euro al mese per le spese di vitto e alloggio dell’ospite (un costo giornaliero di circa 11 euro al giorno, contro i 35 euro per l’accoglienza in struttura, pari ad un risparmio del 70% circa). Si partirà con i primi 5 rifugiati all’inizio del mese di febbraio.

A breve lo stesso modello di accoglienza sarà realizzata dal Comune anche nel caso di sfrattati per cui si individueranno famiglie disposte all’accoglienza.

Prima dell’incontro tra la famiglia e il candidato si svolgeranno la verifica dei requisiti, la valutazione della commissione e le due giornate di formazione, una incentrata sugli aspetti di contesto relativi alla condizione dei beneficiari di protezione internazionale, l’altra di carattere antropologico-educativo volta a sottolineare l’attenzione agli aspetti culturali –relazionali. Seguiranno i colloqui con lo psicologo che confronterà motivazioni, aspettative, disponibilità dei vari componenti della famiglia e relativa idoneità rispetto ai beneficiari candidati all’accoglienza. Verrà data priorità alle famiglie che hanno maturato una pregressa esperienza di forme di accoglienza e affido familiare.

Il coordinatore del progetto verificherà la presenza delle caratteristiche strutturali – formali prevedendo una visita domiciliare: l’alloggio deve trovarsi a Milano e deve risultare idoneo per l’utilizzo ad uso abitazione nel rispetto della normativa vigente. In particolare, le famiglie ospitanti dovranno mettere a disposizione una camera da letto dedicata in maniera esclusiva all’ospite e garantire l’utilizzo di servizi igienico-sanitari idonei (mettendo a disposizione possibilmente un bagno dedicato) e arredo minimo per deposito di abiti e beni ad uso personale. L’Amministrazione Comunale si riserva di verificare l’esistenza di questi requisiti, al fine di validare la manifestazione di interesse da parte delle famiglie interessate.