Bari, plauso della Cia per l’operazione a tutela dei consumatori

“Sulla questione legata alle frodi e alla contraffazione non va abbassata la guardia perché i produttori agricoli sono tra i più penalizzati; Per i produttori agricoli che lavorano ogni giorno sull’eccellenza si tratta di un danno economico e di immagine inaccettabile”. È questo il commento del presidente provinciale Francesco Passeri della Cia Confederazione italiana agricoltori di Taranto all’indomani del sequestro di prodotti agroalimentari taroccati nel porto di Bari. L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza del comando provinciale di Bari e dal Servizio Antifrode della Dogana ha portato al sequestro, all’interno degli spazi doganali dello scalo marittimo barese, di pesche sciroppate e olive in salamoia, merce prodotta e confezionata in Grecia che presentava sulle confezioni diciture e simboli dell’Italia, che inducevano in errore il consumatore circa la reale origine del prodotto. “Ancora una volta l’agroalimentare deve fare i conti con simili situazioni. Il sequestro operato a Bari conferma come continuano ad arrivare nei nostri porti prodotti agroalimentari di incerta origine e per di più spacciati come italiani – ha continuato Passeri – Le nostre eccellenze agroalimentari fanno gola in molti sensi”.

Occorre dunque rafforzare la sicurezza alimentare attraverso la piena tracciabilità dei prodotti e delle materie prime e, più in generale, rafforzando la tutela del territorio e della sua identità. Il rafforzamento della legalità è importante per salvaguardare il mercato agroalimentare e la salute dei consumatori.

“Un plauso, dunque, va alla Guardia di Finanza di Bari e alla Dogana per avere scoperto e sequestrato tali prodotti – ha concluso il presidente della Cia di Taranto – La guardia, dunque, non va abbassata perché occorre tutelare e garantire l’intera filiera, sia a vantaggio dei consumatori che dei produttori. Al di là, poi, della incerta origine e della qualità di tali prodotti, è chiaro che le pesche o le olive prodotte in Grecia sarebbero finite sul mercato italiano ad un prezzo nettamente inferiore rispetto agli stessi prodotti coltivati in Italia, truffando sia i produttori onesti ma anche i consumatori. Il motivo è semplice: il costo della manodopera che negli altri Paesi Europei è nettamente inferiore a quello italiano. Le aliquote contributive di previdenza e assistenza sociale, infatti, a carico del datore di lavoro agricolo sono tra le più alte d’Europa”.