I passi incerti

000 I passi incerti Di Vincenzo Calafiore 4 dicembre 2015- Udine Vorrei continuare a studiare, prima di essere troppo vecchio, studiare per contrastare il mio declino. Le mie età, i miei giorni vissuti, come tante finestre che hanno una vista sull’invisibile si affacciano sul cielo azzurro dei miei sogni, sogni ancora da realizzare nell’arco di questo tempo che mi rimane. Certe volte mi sento vecchio davanti alle mie parole più giovani di me, che ancora continuano a girare il mondo, a produrre i loro effetti, a far nascere e a tenere in vita altri universi a me sconosciuti. Mentre io sono fermo, lì, su una poltrona davanti a una scrivania ormai da troppi anni in compagnia di una moltitudine di nostalgie, vivo sempre più in disparte, più piccolo, più ai margini della vecchiaia. Sfinito dalle inutili contrapposizioni vado incontro alla mia triste puttana che m’accoglie da consumata attrice d’avanspettacolo, si spoglia, mi spoglia. Quelli passati sono stati anni d’oro profuso, anni in cui si sovvertiva il mio mondo, erano gli anni di Socrate, Aristotele, Freud, di Schonberg, Egon Schiele ( Donna distesa con giarrettiere rosse 1913); gli antichi vincoli si sfaldano mentre là fuori la dodecafonia riscrive la musica e la psicoanalisi riscrive la mente. In quella mia epopea si incubavano magnificenze e errori sotto un cielo sempre più blu sopra un teatro di rovine fumanti, generazioni di sogni cancellate, e parabole di fulgente bellezza polverizzate. Nella memoria sono e vivono in strana promiscuità soprattutto corpi e volti che scavano entrano sottopelle, costringono a continua metamorfosi, che abolisce qualsiasi forma suggerisce punti di vista arditi, mi fa seguire le linee di un doloroso, spigoloso, drammatico farsi per contenere quell’io che deborda e invade di sé tutto il mio tempo. E’ un vivere da camaleonte! In questo mio proscenio certe albe hanno la notte raggrumata attorno agli occhi e mi ricordano la donna che amo, il cui volto è incrocio di tenerezze e infinite passioni di linee di forza del misterioso senso dell’identità! La mia donna di drammatica seduzione e di altissima fascinazione e provocazioni erotiche, sia pure nelle sue pose spezzate, assi metriche , contorte, all’imbrunire appena tramonto: la mia vita. Se i miei sogni mi hanno portato fin qui, le mie parole mi portano via da qui, mentre la mia vecchiezza da sofisticata manipolatrice che è sta cercando di cristallizzarli; ma i veri sogni bisogna saperli prima individuarli e poi interpretarli, il resto dei sogni non sono altro che scintillamenti improvvisi che indicano un cammino illusorio che non portano da nessuna parte. La vecchiaia, sa essere allo stesso tempo, puttana e amante del suo re segreto che governa nel profondo al di la dei poteri apparenti concessi; ma c’è l’amore con il suo fascino e le fascinazioni a ricordarmi quanto sia la mia Amapola la vita.