Una faccia, una razza. Grecia e Italia

raus Una faccia, una razza. Grecia e Italia Di Vincenzo Calafiore Il detto popolare “una faccia, una razza” accomuna greci e italiani evidenziando le similarità tra i due popoli ed anche se l’associazione più appropriata è, probabilmente, tra i Greci e gli abitanti della Magna Grecia, quel sud d’Italia: la Calabria dove sono nato, che con la Grecia scambiò saperi e cultura, le origini di questa frase sono tutt’ora incerte. Molti ritengono che l’espressione sia di radice italiana, anche se sono i greci ad usarla più frequentemente. Si tratta di una detto molto diffuso, entrato a far parte del patrimonio popolare che definisce la comunanza di principi, valori, intenti e cultura. Peraltro, recenti studi del DNA mitocondriale dimostrano che l’eredità materna dei greci moderni è distinta da quella degli slavi ed è simile agli italiani e che le madri del popolo greco riflettono un comune patrimonio greco-romano antico. La mia esperienza personale e le risultanze storiche confermano quanto il detto “una faccia, una razza”sia vero ed appropriato, che suppone l’esistenza di una stessa matrice per greci e italiani sia attuale. Malgrado le lingue diverse e le limitazioni che pone il comunicare attraverso una lingua terza, la comprensione con i greci è immediata, empatica e gradevole e, se parli con loro, ti accorgi che sta avvenendo quasi una magia: e mentre tu vorresti parlare ai greci nella loro lingua, scoprirai che i greci vorrebbero parlarti in italiano. Scopri che greci e italiani hanno storia e legami in comune sin dalla notte dei tempi. Nel tempo le cose cambiano e ti rendi conto che un’altra fondamentale caratteristica di greci e italiani è stata -ed è tuttora- la necessità di emigrare. Perduti potenza e splendore, i due popoli sono andati a trovare fortuna altrove, senza dimenticare il forte legame con il proprio paese e i suoi valori. La diaspora accomuna i due popoli. Ospitalità, rispetto del passato e delle generazioni che ci hanno preceduto costituiscono i capisaldi della cultura greca che ritrovi in ogni luogo, ad esempio, la signora della porta accanto ti accoglie a braccia aperte e con un sorriso grande e un Calimera! squillante ti porge un vassoio di uva, limoni e marmellate locali e di fronte a tutto questo non puoi fare altro che balbettare il tuo Parakalò. Così accade in Calabria, con lo straniero accolto in casa, o incontrato per strada. E’ un forte legame, una forte storia, sono di un popolo unico, separato dal mare che si tratta. Ma ora i nostri fratelli sono in grande difficoltà e dovremmo aiutarli andando a trovarli e trascorrere un po’ di tempo con loro; loro infatti è di turismo che vivono! Andiamoci e aiutiamoli a risorgere in barba al dictat tedesco che ancora non ha pagato loro i danni di guerra. Nonostante abbia trionfato l’o”oxi”,il “no”, il ministro del Tesoro greco, Yanis Varoufakis ha rassegnato le sue dimissioni. In Italia una cosa del genere non la immaginiamo davvero. Il responsabile del dicastero dell’Economia ha fatto un passo indietro per spianare la strada a Tsipras; in Italia un evento così non è mai successo, questa è una lezione di vera democrazia e di grande responsabilità oltre che d’amore verso la propria patria. Al posto di Varoufakis arriva Euclid Tsakalotos, il capo negoziatore della Grecia nei colloqui con i creditori internazionali. Quando il 60% di un popolo vota no, sono superflue le cose che si vorrebbero dire. E’ un voto forte, conclamato, colmo di speranza. Il popolo greco da molti deriso e non tenuto in considerazione specialmente dall’Asse di acciaio Franco-Tedesco ( che avrebbero da insegnare poi al popolo Ellenico?) è in realtà un popolo coriaceo, orgoglioso, profondamente consapevole della propria identità. E’ un popolo che ha resistito a secoli di dominazione ottomana, che nella Seconda Guerra Mondiale ha combattuto a viso aperto gli italiani prima (sconfiggendoli) e i tedeschi di Hitler. Quando si sente minacciato, quando si sente vittima di un’ingiustizia reagisce come ha sempre fatto nella sua storia: unendosi e ribellandosi. Il no dei greci è straordinario perché segna un precedente storico. Un popolo che ha avuto il coraggio di sfidare apertamente l’Europa finanziaria, dominata dall’Unione europea, dalla banca centrale europea e dal Fmi. Che ha gettato nella disperazione non solo i greci, ma anche portoghesi, spagnoli, italiani e in fondo quasi tutti i Paesi della zona euro, con la sola eccezione della Germania. E lo ha fatto usando lo strumento che quell’Europa di tecnocrati nega ostinatamente e svilisce quotidianamente: la democrazia. Il voto di un popolo che vuole essere ancora sovrano in questa Europa che invece nega loro la sovranità. E’ una sberla clamorosa alla Merkel, ai tratti terroristici, perpetrati da tutte le istituzioni europee con la vergognosa complicità di Draghi, che ha portato ai minimi la liquidità alla Grecia, costringendo le banche, in piena campagna referendaria, a rimanere chiuse facendo sortire gli effetti sperati. Altrove queste misure avrebbero provocato una netta vittoria dei sì. In Grecia, invece, è stata vissuta come un gesto imperiale, di occupazione coloniale a cui non si poteva che rispondere con il no. Della serie: noi non ci facciamo intimidire. Onore al popolo greco! E che esempio per gli altri europei. Il voto di ieri è in ogni caso storico e incoraggia altri popoli a seguire la stessa strada. Da questa mattina sono più forti tutti i movimenti popolari di protesta in Spagna, in Italia, in Francia, in Gran Bretagna. E’ una scossa tellurica che l’Europa dei tecnocrati non potrà ignorare. E questo è l’aspetto più critico e interessante del dopo voto ellenico. E’ iniziato il declino della grande Germania causato dalla cancelliera. Un voto che costringe l’Unione europea a gettare la maschera, a mostrarsi per quel che è davvero. Infatti, se cede alle richieste di Tsipras e rinegozia il debito, attuando politiche che non siano più solo punitive ma finalmente di stimolo alla crescita economica, rinnega 15 anni di inutile, cieca, bieca, invasiva, devastante, prevaricante austerity. Comunque vada, l’Europa finanziaria, basta su criteri assurdi e prevaricatori, oggi ha perso e comincerà a perdere cose ben più grandi.