In arrivo la prima protesi robotica del pene

Potrebbe presto diventare realtà il robot del pene. La prima protesi robotica dell’organo sessuale maschile fa parte di uno dei progetti della Scuola Sant’Anna di Pisa presentati agli investitori in occasione del corso “High-tech business venturing”. I progettisti spiegano che attraverso l’integrazione di un meccanismo di erezione, attivato in modo naturale, questa protesi robotica potrebbe essere accolta senza problemi dai pazienti e la sua tecnologia potrebbe rivelarsi dominante nel campo del trapianto del pene.

Dall’estrazione del petrolio ispirata alle radici delle piante, alle nuove protesi per la mano o per gli arti inferiori, passando per le case dove design e tecnologia vanno a braccetto, fino al sistema che verifica in tempo reale se il cibo che stiamo per magiare è ben conservato e appunto alla prima protesi robotica del pene. Sono le idee, destinate a trasformarsi in altrettante imprese ad alta tecnologia, sviluppate nel corso High-tech business venturing, finanziato dalla Regione Toscana e coordinato dalla Scuola Superiore S.Anna di Pisa.

Oggi i ‘progetti’ sono stati presentati a una platea di potenziali investitori nella giornata conclusiva del corso coordinato da Andrea Piccaluga, docente di economia e gestione delle imprese e delegato del rettore per il trasferimento tecnologico e il territorio. Gli allievi della Scuola hanno lavorato anche nel settore dell’estrazione petrolifera proponendo una tecnologia innovativa e meno impattante sotto il profilo ambientale con un robot ispirato alle radici delle piante, sviluppato una protesi di mano nella quale l’impianto neurale è capace di assicurare un controllo efficace e preciso nel tempo, ripristinando anche il ritorno sensoriale o nello sviluppo di un sistema di misurazione di pratiche mediche preventive non cliniche, utilizzando per la sua realizzazione materiali “smart” e sistemi informatici “embedded”, cioè non visibili. Infine, “Nasum” è l’acronimo di “Non-invasive Analysis for Safe Uncontaminated Meals” e mira alla creazione e allo sviluppo di un dispositivo portatile e non invasivo in grado di rilevare la contaminazione e il deterioramento dei cibi, individuando l’eventuale presenza dei principali organismi patogeni, quindi responsabili delle malattie da intossicazione alimentare, come il botulino e la salmonella.