Roma, Santa Cecilia stagione 2015-2016. Le Nove Sinfonie di Beethoven in un mese

Il ciclo sinfonico per antonomasia, molto Novecento, contemporanea a dosi tutt’altro che omeopatiche: non sono stagioni low profile, la sinfonica e la cameristica 2015-2016 di Santa Cecilia, presentate dall’Accademia e al via il prossimo ottobre. Al centro, un evento di quelli che prima o poi arrivano, il banco di prova d’ogni grande orchestra: corroborata e innalzata negli anni ’80 dalla direzione di Giuseppe Sinopoli, consacrata da successi internazionali e da pregevoli lavori discografici, l’orchestra ceciliana affronta con il suo direttore stabile Antonio Pappano le Nove Sinfonie di Beethoven.

Una vera maratona: le Nove tutte in un mese, tra ottobre e novembre. Cominciando dalla fine (la Nona nel concerto inaugurale del 3 ottobre) e abbinando Beethoven alla contemporanea e a due autori a lui molto prossimi – Cherubini e Spontini – in quanto maestri di quel classicismo “napoleonico” – o di quel neoclassicismo tragico – che tanta parte gioca, assieme all’eredità di Haydn, nel sinfonismo beethoveniano. Contemporanea (la nuova musica attuale) e contemporanei (di Beethoven): ecco dunque, sabato 3 ottobre, accanto alla Nona la prima assoluta di Bread, water and salt di Luca Francesconi su testi di Nelson Mandela. E il 10-12-13 ottobre la Seconda e la Quinta con l’ouverture da Olympie di Gaspare Spontini: E il 17-19-20/10 la Quarta e la Settima accostate alla ferrigna ouverture di Medea (Luigi Cherubini), serrata pagina che non è difficile sentire prossima alla celeberrima ouverture beethoveniana per Coriolano.

E poi, a fine ottobre, l’Ottava e la Sesta insieme a una peculiare rivisitazione dell’icona di Beethoven da parte di Giovanni Sollima (Ludwig frames); e a inizio novembre la Prima e laTerza, con un lavoro del triestino Fabio Nieder che “smonta” la compagine sinfonica in un arcipelago di gruppi cameristici.

Chiusa la serie monumentale, Pappano torna a gennaio con alcuni capisaldi del XX secolo: prima le rarità americane (Bernstein, Barber, Adams), quindi una tripletta di grandi innovatori della musica (Débussy, Schönberg, Fauré) e un figlio d’arte: Michael Barenboim che segue le orme del padre Daniel eseguendo il Concerto per violino di Schönberg. E ancora Pappano e ancora musica contemporanea a inizio aprile, con la prima assoluta di un lavoro di Riccardo Panfili, compositore cresciuto nel vivaio di Santa Cecilia. E subito dopo ancora Beethoven, il 9 aprile, con il Concerto n. 4 per pianoforte, solista Hélène Grimaud. E poi tutti in volo – orchestra, direttore, solisti – per due tour, il primo a Parigi e in Germania, l’altro a maggio in Brasile.

Sir Antonio Pappano non è naturalmente il solo big a occupare la scena di Santa Cecilia nella prossima stagione: nella lista figurano i nomi dei direttori Jaap van Zweden (allievo di Bernard Haitink), Andrés Orozco-Estrada, Pablo Heras-Casado, Daniele Gatti, Juraj Valčuha, Myung Whun Chung, Vasilij Petrenko, Jurij Temirkanov; di violinisti come Anna Tifu e Leonidas Kavakos; di pianisti come Alexander Lonquich e Radu Lupu. Né il ciclo beethoveniano è l’unica produzione di vasto impegno: in calendario ci sono il Te Deum e le Sinfonie n. 4 e 9 di Bruckner; la Messa da Requiem di Verdi; i Kindetotenlieder di Mahler; La Creazione di Haydn. E un’opera in forma di concerto, Così fan tutte di Mozart diretta da Semjon Byčkov. E la musica per il cinema, con l’orchestra di Santa Cecilia che suona sulle scene del disneyano Fantasia (a gennaio 2016), si fa condurre (a maggio) da Ennio Morricone in un’antologia di sue musiche e, infine, ripropone l’Aleksandr Nevskij di Prokof’ev e le colonne sonore di John Williams.

La stagione da camera. Anche qui un’integrale beethoveniana, le Sonate per violoncello e pianoforte con Mario Brunello e Andrea Lucchesini, e un corposo florilegio di quattro sonate per violino e piano (interpreti il giovane statunitense Kit Armstrong e Roberto Gonzalez-Monja, primo violino dell’orchestra dell’Accademia). Per Beethoven torna al pianoforte Antonio Pappano con le prime parti dell’orchestra nei ruoli del violino e del violoncello (i trii Degli spettri e Arciduca). E Schubert, Čajkovskij, Sibelius, Ravel, Grieg. E la Soirée Lully con le “compagini parallele” dell’Accademia (Archi di Santa Cecilia e Accademia Barocca). E i Solisti di Pavia in un concerto monografico su Carl Philip Emmanuel Bach. E l’ensemble Europa Galante diretto da Fabio Biondi in un’altra monografia (Boccherini). E la serie degl’interpreti con i pianisti in primo luogo, dalle superstar come Grigorij Sokolov e Krystian Zimerman alla grande scuola russa con Mihail Pletnev, Daniil Trifonov, Denis Matsuev.