Milano, presentato il Piano antidiscriminazione del Comune

È stato presentato il Piano antidiscriminazione per prevenire i fenomeni discriminatori, diffondere una cultura della non discriminazione e dell’inclusione sociale, rimuovere le condotte discriminatorie, monitorare la diffusione delle discriminazioni e promuovere politiche di pari opportunità.

Stiamo realizzando un Piano volto a sostenere la cultura dei diritti. Questo vuol dire insistere sul terreno già inaugurato con la Casa dei Diritti e le numerose azioni lì ospitate. Possiamo dire che attraverso l’azione del Comune, di diversi assessorati, sino ad oggi sono stati introdotti strumenti inediti (come il Registro delle Unioni civili a cui si sono iscritte ca 930 coppie), il Registro riguardante il cosiddetto Testamento Biologico (ca 700 persone iscritte), sportelli di consulenza relativi a temi che mettono in gioco la cultura del rispetto della persona umana.

Sul tema della ‘lotta alla tratta’ l’Amministrazione ha preso in carico 49 persone (32 donne e 17 uomini) nel primo semestre del 2014 e altre 830 donne sono state seguite, sempre nei primi sei mesi dello scorso anno, dai Centri e nei Servizi maltrattamento che fanno parte della Rete antiviolenza. 15 sono, invece, i casi di discriminazione a sfondo sessuale presi in carico dallo sportello LGBT e 10 quelli trattati dallo sportello antidiscriminazioni su base etnica o religiosa e a questi si aggiungono decine di colloqui.

“La nostra azione vuole mettere al centro la donna, la sua tutela e i suoi diritti e contrastare gli episodi di discriminazione anche agendo concretamente per incrementare la lotta alla tratta di esseri umani” – ha dichiarato l’assessore ai Servizi sociali e Cultura della Salute Pierfrancesco Majorino -. “Parlo a titolo personale: quello sulla prostituzione è un dibattito aperto ma credo che il problema non sia scegliere tra case chiuse o quartieri a luci rosse ma trovare un modello che tuteli, in primo luogo, le donne. A livello locale le passate politiche basate sulle ordinanze si sono dimostrate inutili.

“Prima di tutto bisogna aiutare le donne a liberarsi dallo sfruttamento – continua l’assessore Majorino – con azioni di presa in carico sociale e interventi di carattere repressivo. Poi è necessaria una riflessione, che può avere solo una dimensione nazionale, con proposte legislative innovative che partano dal principio dell’autodeterminazione della donna”.

“In questo quadro – conclude Majorino – ritengo pericolosa la riapertura delle case chiuse che possono rivelarsi, senza ulteriori interventi, il teatro dello sfruttamento delle donne. Allo stesso modo, sono inefficaci i quartieri della prostituzione che portano soltanto alla ghettizzazione. Detto questo credo che al Sindaco Marino vada riconosciuto il merito di aver portato l’attenzione su un tema che non possiamo rimuovere”.