Sciopero contro Jobs Act e Legge Stabilità

“Così non va!” è lo slogan dello sciopero generale del 12 dicembre indetto da Cgil e Uil e presentato questa mattina presso la sala conferenze dell’Asi di Potenza. Uno sciopero e decine di manifestazioni in tutta Italia contro Jobs Act e Legge di Stabilità, per rivendicare una diversa politica economica, investimenti pubblici e politiche industriali all’avanguardia, una vera riforma della Pubblica Amministrazione, il rinnovo dei contratti pubblici e privati. Anche in Basilicata, quindi, come nel resto del Paese, venerdì prossimo si svolgerà una manifestazione regionale per chiamare a raccolta lavoratori, giovani, disoccupati, pensionati e quanti chiedono al Governo Renzi di cambiare marcia. A livello organizzativo il concentramento del corteo è previsto per le ore 9 presso il rione San Rocco da dove ci si sposterà verso piazza Matteotti, luogo in cui si chiuderà la manifestazione con il comizio di Alessandro Genovesi, Segretario Generale Cgil Basilicata e Guglielmo Loy, Segretario Confederale Uil. Attesa una buona partecipazione, anche alla luce delle tante assemblee che in questi giorni sono state organizzate sui luoghi di lavoro e che hanno portato all’organizzazione di oltre 40 pullman che raggiungeranno Potenza dai diversi comuni della Regione. “Il Governo Renzi sta portando avanti un attacco di proporzioni inedite al mondo del lavoro e alla rappresentanza sociale” hanno sottolineato Alessandro Genovesi, Segretario Generale Cgil Basilicata e Carmine Vaccaro, Segretario Generale Uil Basilicata nel corso della conferenza stampa. “Siamo consapevoli del sacrificio che chiediamo ai lavoratori in un momento di crisi come questo, ma quando il Governo non ti ascolta lo sciopero è l’unico strumento per fare sentire le proprie ragioni e chiedere cambiamenti importanti”. “Scioperare e chiedere un ennesimo sacrificio ai lavoratori” hanno continuato i Segretari “vuol dire comprendere a pieno che la partita del Job Act non è chiusa e che nei primi giorni di gennaio si giocherà sulla definizione dei decreti delegati che daranno effettiva attuazione ai contenuti, portando i loro effetti sulla carne viva dei lavoratori, dei giovani, dei pensionati, dei disoccupati”. “Noi” hanno ribadito Genovesi e Vaccaro “siamo convinti che lo sciopero sia una soluzione estrema e che oggi sia l’unica praticabile per mettere Renzi e la sua idea di sviluppo davanti ad un fatto compiuto: il Paese non è con lui e in questa vicenda c’è bisogno di fare marcia indietro e ascoltare le proposte del sindacato”. Con lo Jobs Act si cancellano diritti fondamentali che nulla hanno a che fare con il mancato sviluppo del Paese. Con le modifiche agli art. 4-13-18 dello Statuto dei Lavoratori (licenziamenti illegittimi, demansionamento, controllo a distanza), non si elimina il precariato, e non si prevedono risorse sufficienti per rendere universali gli ammortizzatori sociali. “La proposta di una competizione al ribasso che sgretola i diritti è ingiusta e sbagliata, perché non porta occupazione e non risolve le questioni aperte come la lotta all’evasione, lo snellimento della burocrazia, la lotta alla corruzione, l’infrastrutturazione, il riavvio degli investimenti pubblici, la diffusione capillare della banda larga e ultralarga, gli investimenti in ricerca e nella scuola. Questi sono i veri elementi, insieme ad una ripresa dei consumi interni (per cui servono salari e pensioni più alte, dopo anni di “congelamenti”) su cui puntare per rendere il nostro Paese più appetibile agli investimenti esteri”. “Noi, come Cgil e Uil non vogliamo parlare delle strategie delle altre organizzazioni sindacali e crediamo che non sia corretto per gli altri prendere posizioni critiche nei confronti di chi, ogni giorno, continua a stare tra i lavoratori e lotta, con grandi sacrifici. Dal giorno successivo alla manifestazione del 12, torneremo a chiedere con ancora maggiore forza, anche agli amici della Cisl, di riflettere sulle loro posizioni e costruire percorsi di unità tra i lavoratori, partendo dalla domanda di più diritti e più lavoro che emerge dalle aziende, dalle scuole, dagli uffici pubblici”.