Milano, mille posti in più per chi si trova in difficoltà

Residenzialità sociale temporanea, ovvero la possibilità di essere accolti in un’abitazione per un periodo di tempo definito per uscire dallo stato di fragilità e di disagio abitativo, ma senza essere destinati automaticamente a una soluzione assistenziale più intensa e costosa per l’Amministrazione (comunità mamma bambino, residenze sanitarie assistenziali…) quando ciò non è necessario.

È questa la rivoluzione dei servizi alla persona in stato di necessità abitativa che il Comune di Milano ha approvato oggi, dando il via libera alle linee guida per la sua realizzazione. Nello specifico, l’Amministrazione pubblicherà un avviso pubblico per individuare “posti letto” di residenzialità temporanea, gestiti da enti con cui il Comune stipulerà delle convenzioni. Insieme all’alloggio sarà fornito un servizio di accompagnamento sociale finalizzato a portare le persone, in un tempo ragionevole, a condizioni di autonomia. I posti letto saranno reperiti in immobili propri degli enti gestori (almeno 20 posti letto come base) o in immobili dell’Amministrazione e gestiti in convenzione dagli enti (un centinaio di posti). Riguardo alla tipologia saranno messe a disposizione sia risorse abitative adeguate a ospitare qualsiasi persona in condizione di autosufficienza (mamme con bambini, anziani, adulti…), sia risorse da destinare a persone in condizione di parziale non autosufficienza (anziani, persone con disabilità…), i cosiddetti “alloggi protetti” che garantiranno condizioni di totale accessibilità e nei quali sarà prevista la presenza costante di un operatore sociale qualificato. Infine, saranno messi a disposizione alloggi di emergenza subito pronti per l’accoglienza.

L’obiettivo che l’Amministrazione si pone è di mettere a disposizione 560 posti letto, pari al fabbisogno di circa mille persone nell’arco di un anno, riscontrato nella fase di preparazione di questo provvedimento che ha coinvolto in più occasioni anche il Forum del Terzo Settore. I posti letto saranno suddivisi tra le tipologie di alloggi condivisi, alloggi protetti e alloggi in emergenza e saranno usati al posto di soluzioni di tipo comunitario (comunità mamma bambino, Rsa…) oggi utilizzate in assenza di soluzioni più appropriate a fronte di una domanda che negli ultimi anni è esplosa. Per la stipula di convenzioni il Comune di Milano metterà a disposizione 8,5 milioni di euro.

“Avviare la scommessa della residenzialità sociale temporanea, in una città come Milano, a suo modo, è un fatto storico – ha detto l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino -. Essere costretti a ricoveri inappropriati in strutture di comunità genera interventi superflui, riduce i posti disponibili e le soluzioni, produce costi eccessivi. In questo modo i tre obiettivi che ci poniamo sono collocare le persone in soluzioni abitative più idonee, usare meglio gli spazi pubblici e privati presenti in città, produrre un consistente risparmio al fine di avere nuove risorse da impiegare. In una fase nella quale esplode la questione casa, soluzioni come queste si collocano sul lato della prevenzione rispetto ai problemi e non su quello della soluzione emergenziale”.

La residenzialità temporanea sociale consentirà, da un lato, di far fronte alla domanda di un maggior numero di persone in difficoltà e, dall’altro, di impiegare un numero di risorse economiche inferiori aumentando il numero di posti disponibili. La ragione sta nel nuovo modello gestionale che consentirà di utilizzare in maniera appropriata e flessibile le risorse a disposizione, evitando il ricorso automatico a servizi non necessari.

Per la residenzialità temporanea in appartamenti le rette varieranno dai 10 ai 20 euro per giorno per persona a fronte, ad esempio, di un costo medio in comunità per minori di circa 90 euro al giorno. Il nuovo modello, quindi, consentirà di dare risposta a un numero molto più alto di persone a parità di costo per l’Amministrazione. Nel caso in cui non sia strettamente necessario il ricorso a strutture comunitarie, quindi, all’attuale costo di una mamma con bambino in comunità corrisponderà la possibilità di ospitarne 4 in strutture di residenzialità sociale temporanea.

Ad esempio, tenere le mamme con bambini e gli anziani parzialmente autosufficienti in comunità anziché in una soluzione di residenzialità sociale temporanea costa 5,3 milioni di euro (circa 3,9 milioni per mamma e bambino e 1,4 per anziani): questa cifra potrà essere utilizzata per soluzioni più idonee, meno costose ed estendibili a un maggior numero di persone.