Nitrati, Piano B per l’agricoltura bergamasca

All’indomani delle dichiarazioni con cui l’assessore lombardo all’Agricoltura, Gianni Fava, affermava l’impossibilità di trovare soluzioni alla questione nitrati in assenza di un intervento del ministero dell’Ambiente, Confai Bergamo propone un cambio di strategia.

“Di fronte ad una questione annosa e addirittura più grave di quella delle quote latte – afferma Leonardo Bolis, presidente provinciale e nazionale di Confai – in Bergamasca e in Lombardia è venuto il momento di varare un ‘Piano B’ e di ricercare soluzioni diverse da quelle di carattere politico-amministrativo”.

La direttiva n. 676 del 1991, altrimenti nota come “direttiva nitrati”, è la normativa europea che impone alle aziende agricole notevoli vincoli nello spandimento dei liquami con conseguenti danni al consolidamento e alla crescita dei principali comparti zootecnici bergamaschi, a partire da latte e suini.

“Fino ad oggi – osserva Bolis – abbiamo confidato in un possibile percorso di modifica legislativa rispetto ad una normativa che presenta profili paradossali: si pensi che gli allevatori non sanno dove spandere il surplus di fertilizzanti naturali, ossia di liquami, ma sono autorizzati a sopperire alle esigenze di azoto delle colture con dosi supplementari di fertilizzanti chimici. Ora purtroppo occorre seguire altre strade rispetto a quella strettamente politica”.

In che cosa consiste la proposta di Confai Bergamo? “Riteniamo che a questo punto si debba puntare ad una strategia coordinata d’impresa – afferma Enzo Cattaneo, direttore di Confai Bergamo -, che risolva il problema nitrati facendo leva su tecnologia e cooperazione. Nelle prossime settimane, attraverso l’Osservatorio economico di Confai Academy, è nostra intenzione realizzare una prima esplorazione circa l’ipotesi di costituire un distretto dell’agroenergia, che miri a valorizzare il surplus di liquami presenti sul nostro territorio”.

Tra le esperienze modello cui Confai guarda con interesse vi è il progetto interprovinciale per la produzione di biogas da reflui zootecnici, promosso dallo Studio Agriter con baricentro a Caravaggio. “Si tratta di un’iniziativa che ha saputo riunire un numero significativo di aziende zootecniche attorno all’idea di un impianto di biogas all’avanguardia – spiega Cattaneo –, trasformando un problema in un’opportunità. Il nostro auspicio è che si possano realizzare iniziative che, prendendo spunto da esempi come questo, inneschino significative economie di scala. Il mondo agromeccanico è pronto a mettere a disposizione la propria professionalità e i propri mezzi tecnici per favorire un progetto di tale portata”.