Si è tolto la vita in carcere l’imprenditore edile che il 15 settembre scorso aveva ucciso a colpi di pistola due suoi ex operai kosovari, i quali erano andati a chiedergli stipendi arretrati. La procura di Ascoli Piceno ha aperto un fascicolo di indagine sul suicidio e disporrà l’autopsia.
Si pensava che l’uomo avesse lasciato una lettera per spiegare il suo gesto, ma la procura non l’ha confermato. Una cognata di Gianluca Ciferri, parlando a nome della famiglia dell’uomo ha chiesto di “rispettate il nostro dolore”. L’imprenditore si è impiccato all’interno del carcere di Ascoli Piceno. La notizia è stata confermata dal legale dell’uomo. Stando a quanto si è appreso dal carcere, Ciferri si è impiccato alla grata della finestra del bagno con una corda formata da lenzuola e federe.
Accusato di duplice omicidio Ciferri era accusato del duplice omicidio di Mustafa Neomedim, 38 anni, e Avdyli Valdet, 26 anni, due ex dipendenti, originari dei Balcani. In uno lungo interrogatorio Ciferri aveva ribadito la sua versione dei fatti. “Mi sono difeso da un’aggressione. I due operai erano armati di una piccozza, ho avuto paura e ho sparato”.
Gli operai vantavano circa 20 mila euro di stipendi arretrati, più volte richiesti all’imprenditore, anche attraverso un contenzioso curato dal sindacato di categoria della Uil. Nexhmedin aveva moglie e quattro figli piccoli, Valdet un figlio e un altro in arrivo: “Non sapevano più come sfamarli” racconta il fratello di Mustafa.
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