Firenze sia città dell’inclusione, valuteremo la giunta dalle cose fatte

Questo l’intervento della consigliera di opposizione Cristina Scaletti:

“Ho ascoltato con attenzione il suo intervento caro Sindaco e mi auguro che i fatti futuri possano essere conseguenti alle cose da lei dette oggi. Faccio riferimento in particolare che quel 60 per cento da lei ottenuto non le serva a consolidare e accentrare il potere ma a distribuirlo, a darlo in mano ai cittadini, a condividerlo, perché la vera forza e qui si misurerà la sua missione da sindaco si sostanzia non nel comandare, ma nel saper prima ascoltare le persone per poi prendere le decisioni nell’interesse generale. Rifletta attentamente su temi molto sentiti come l’aeroporto, il sottoattraversamento tav e ancora la tramvia e non neghi mai processi partecipativi individuando cosa é bene per Firenze, facendo in modo che le grandi opere quando necessarie siano funzionali alla città e non che sia la città a doversi piegare a disegni folli sia dal punto di vista ambientale che economico e non usi lo scudo degli impegni già presi o delle opere lasciate a metà, perché lei ha oggi il ruolo e la forza per decidere per il bene della città. Faccia tesoro del pensiero di chi la vede diversamente da lei, delle varie minoranze, e rifugga dalle sirene dell’autoreferenzialità che pure questa giunta pare in qualche modo esprimere. Faccia di Firenze la città di tutti, la città dell’inclusione dove nessuno si senta escluso. Si impegni a non adottare provvedimenti che avvantaggino pochi a discapito di molti. E adesso parliamo della sua giunta, caro Sindaco. Ovviamente ci riserveremo valutazioni più approfondite mettendola alla prova e vedendola all’opera Colpisce soprattutto la non attribuzione della delega alla cultura che è elemento di nodale importanza in una città come Firenze che può sperare di ripartire in termini di competitività e di faro nel mondo solo se abbandona l’idea di un passato che spesso é stato solo retorica del Rinascimento e si costruisce nel suo futuro culturale, con la contemporaneità e l’estro e il lavoro dei tanti che silenziosamente operano in Firenze: persone, istituzioni culturali che il mondo intero ci invidia. Occorre puntare sulla cultura, sul suo valore, sulla sua importanza. I veri saccheggiatori della cultura, quelli più infidi e silenziosi non sono solo quelli che devastano le opere d’arte e i paesaggi, ma quei politici che non considerano la cultura un valore primario, un bene meritorio, come l’aria, la salute e l’istruzione, quello che dicono che la cultura é il nostro petrolio e la bruciano sfruttandola nel peggiore dei modi. Si ricordi che del ‘resistere ai privati’ difendendo il ruolo del pubblico e delle sovrintendenze non parlò un estremista di sinistra ma Indro Montanelli che si affliggeva di fronte alla disparità di mezzi tra i difensori dei beni comuni e quelli degli interessi privati. E lo faceva perché conosceva il senso profondo dello stato e dell’interesse pubblico, sapeva che la cultura non é mercificabile o quantificabile economicamente, ma più di tutto sapeva che siamo una nazione civile grazie al nostro patrimonio culturale. Stante tutto questo davvero lei crede di poter assommare sulla sua persona un assessorato cruciale per Firenze insieme a tutte le importanti e gravose responsabilità di un Primo Cittadino? Le rivolgo un appello accorato, signor Sindaco: abbandoni gli spot, si spogli degli slogan e degli hashtag e ascolti gli ultimi, vada per le strade di Firenze nei luoghi più diversi e prenda per mano tutti, non solo i più belli e i più fortunati e interpreti il suo mandato come una missione non solo verso la Firenze vista da San Miniato al Monte ma verso quella per le vie delle Piagge e dell’Osmannoro. É bellissima Firenze vista dall’alto del punto forse più panoramico della città, la basilica romanica di San Miniato al Monte, dove si é riunita la prima giunta. Ci tolga però l’idea di una visione dall’alto quasi che con questo si volesse suggellare un atteggiamento di distacco oppure da turisti o ancora spettatori. Mi auguro che invece si affronti signor sindaco la città vera, quella che ha bisogno di essere ascoltata, quella dei giovani senza lavoro, o degli anziani soli, quella delle cose non fatte, quella delle persone malate, quella degli eterni cantieri, quella non da cartolina. Sa, signor sindaco, dall’alto sembra tutto a due dimensioni, una cartolina appunto, e non si vedono le persone. Non é questa la prospettiva necessaria. Faccia in modo che le luci delle inaugurazioni non siano il pretesto per fare ombra sulle cose che non vanno e che le fanfare delle notti bianche non tolgano la voce ai disagi, a chi la notte non riesce a dormire. Ci convinca che il refrain della bellezza non implichi che occorre essere belli per forza o che non sia il sostantivo vuoto di una città da svendere, da mercificare. Agisca affinché il suo faro non sia il glamour il marketing, la propaganda, ma il bene comune, il sentire della gente, l’interesse di tutti. Ci stupisca opponendosi alla logica delle privatizzazioni dei beni pubblici, alla svendita del nostro patrimonio artistico culturale, alla morte del nostro artigianato, alla chiusura dei nostri esercizi storici. Faccia suo il nostro impegno, in campagna elettorale di portare Firenze nelle prime dieci città più vivibili al mondo. L’elemento fondamentale per una città e per i suoi cittadini é, infatti, la sua vivibilità o, meglio ancora, la qualità di vita di ciascuno di loro. Firenze, come tutte le grandi città in Europa si trova di fronte alcune sfide non rimandabili pensando all’abbattimento dell’inquinamento atmosferico, che ci vede ancora drammaticamente in testa a tutte le classifiche. Si faccia riconoscere per atti concreti e tangibili, per spezzare quelle logiche e quel sistema diffuso che rende il nostro paese con un tasso così alto di corruzione e con così bassa trasparenza. Certo sono fatti nazionali sia l’Expo che il Mose, ma spesso gli effetti di quelle vicende arrivano sino alla nostra città. Perché, oltre a un tema di illegalità franca e di aspetti penalmente rilevanti di cui saranno i giudici ad occuparsene, c’è un tema più sottile che giustifica la necessità che avevamo manifestato in campagna elettorale e che vedo che lei signor Sindaco ha prontamente ripreso una volta eletto: quello di intitolare una strada o una piazza alla memoria di Enrico Berlinguer. Il che non aveva un senso polarizzato in senso partitico, perché i grandi della nostra storia non hanno mai il riconoscimento di un solo schieramento. E mi riferisco a figure di assoluto spessore e indubbia moralità come Ugo La Malfa, Indro Montanelli, Sandro Pertini, Aldo Moro e, appunto, Berlinguer. Ma la proposta alludeva a quella questione morale che non é solo una questione di ladri e di malaffare, ma é un sistema, un modo che vede la politica occupare i gangli delle istituzioni, delle banche, delle fondazioni culturali. Osi, signor sindaco, se le regole nazionali non sono sufficientemente adeguate – come dimostrano anche le deboli norme anticorruzione recentemente varate – sia la giunta comunale a dare prova di integrità, applicando un codice di autoregolamentazione improntato alla trasparenza degli atti, degli incarichi e degli affidamenti dei bandi. Se tutto ciò sarà alla luce del sole promuovere la cultura della meritocrazia e dell’efficienza della macchina burocratica sarà molto più facile. Anche personalmente le auguro buon lavoro, caro signor Sindaco. Facendole sapere che vigilerò e vigileremo, come movimento, su tutte le cose sopra dette e che saremo punto di riferimento per La Firenze VIVA e sana”.