Milano, un momento di riflessione per ricordare le ragazze rapite in Nigeria

È stato esposto sulla facciata di Palazzo Marino lo striscione della campagna #bringbackourgirls, con il quale anche il Comune di Milano chiede la liberazione delle donne nigeriane rapite. Alla cerimonia erano presenti il vicesindaco, l’assessore con delega al Bilancio, il Presidente del Consiglio comunale e alcuni consiglieri. Oggi, inoltre, al Tempio civico di via Torino 28, dalle 12:30 alle 13:30, è stato organizzato, con la partecipazione del Forum delle religioni di Milano, un momento di silenzio e riflessione aperto a tutta la città come gesto di solidarietà verso le ragazze rapite e le loro famiglie.

“Milano si aggiunge al coro di voci che, in tutto il mondo, stanno chiedendo la liberazione delle ragazze nigeriane, rapite perché volevano studiare. Con l’adesione a #bringbackourgirls chiediamo fermamente anche che la comunità internazionale si impegni per mettere fine a queste violenze e che il Ministero degli Esteri intervenga con il Governo della Nigeria affinché venga posta fine a questa terribile tragedia che coinvolge tante ragazze e giovani donne”, ha detto la prima firmataria dell’ordine del giorno a sostegno della campagna approvato all’unanimità dal Consiglio comunale.

Durante l’iniziativa al Tempio civico saranno ricordate anche le vittime dell’esplosione nella miniera turca di Soma e la ragazza sudanese condannata perché cristiana. Il momento di riflessione si concluderà con un gesto di pace che coinvolgerà tutti i partecipanti, tra cui alcune classi del civico liceo linguistico Manzoni: gli studenti leggeranno alcuni brani scelti appositamente per l’iniziativa. Sarà presente anche l’Ambasciatore della Nigeria.

La Giunta milanese aveva aderito venerdì alla campagna internazionale #bringbackourgirls: il Sindaco e tutti gli assessori, ritratti in una foto di gruppo, avevano chiesto il ritorno a casa delle ragazze rapite in Nigeria. Sono centinaia le ragazze rapite brutalmente in Nigeria, da un gruppo di uomini armati di kalashnikov, mentre dormivano nel dormitorio della loro scuola. Il leader di Boko Haram ha rivendicato il sequestro delle studentesse in un video dichiarando che le stesse sono state rapite perché “non nate per studiare ma per fare le mogli a 9 e 12 anni ed ora saranno vendute al mercato”.