La battaglia di Piombino decisiva per il paese

La storica battaglia di Piombino per la libertà e la democrazia si rinnova nella manifestazione del primo Maggio 2014, dedicata al futuro della Lucchini, a cui ha partecipato oggi il presidente della Regione. Il presidente ha messo al centro del suo intervento dal palco di piazza Verdi l’obiettivo di fondo di lavoratori, sindacati e istituzioni: la ripresa dell’area a caldo, con il progetto di riconversione ecologica della siderurgia. Ero sindaco Pontedera, ha raccontato, e Vannino Chiti, allora presidente della Regione, fece una battaglia per la Piaggio, una battaglia che vincemmo. Tanto che la Piaggio è ancora lì. Fin dall’inizio Chiti mi disse: caro sindaco, ci sono battaglie che o si vincono o si perdono, e se si perdono bisogna essere conseguenti. Vi dico oggi che noi facciamo la battaglia per la riaccensione dell’area a caldo, per Piombino, per la Toscana, per l’Italia e per l’Europa. Perchè Piombino torni a produrre acciaio. Dobbiamo vincerla. Se la perdiamo la mia presidenza è a disposizione. Ma non mi ritirerò, continuerò la battaglia politica per questo obiettivo e chiamerò tutta la Toscana a pronunciarsi con il voto. Bisogna avere il coraggio di rilanciare: metto la mia testa sulla battaglia di Piombino. All’area a caldo non rinunciamo.

C’è chi viene a Piombino una volta, in stile usa-e-getta, ha proseguito il presidente, e dice cose infondate su fondi europei che in realtà sono bloccati. L’Italia, ha proseguito definendosi un “appestato rosso”, ha bisogno di persone serie, che lavorano, che verificano i risultati ottenuti, persone che credono nel valore del lavoro, che vanno avanti con determinazione, con sacrificio quotidiano, credendo nel dialogo sociale, che hanno una idea di riscatto, di progresso, di civiltà e non solo la volontà di fare casino. Poi il presidente ha raccontato la sua esperienza personale a Piombino e alla Lucchini: chi parla con Piombino, ha detto, sa che ha la morte nel cuore. Sono stato in fabbrica e gli operai mi hanno spiegato che cosa è l’altoforno, una sicurezza, una idea di lavoro e di progresso, di relazione tra i lavoratori e il resto del mondo e nello stesso tempo un simbolo. Ci vuole rispetto prima di tutto, e chi si avvicina a Piombino e all’altoforno lo faccia in punta di piedi e cerchi di capire.

I finanziamenti a disposizione che accompagnano la prospettiva di speranza per Piombino aperta dall’Accordo di programma sono imponenti: 275 milioni, e di questi ben 142 arrivano dalle casse della Regione Toscana. Stiamo scrivendo, ha detto il presidente, una pagina storica dello sviluppo industriale del paese. Quando l’America era in crisi, ha ricordato, non scelse politiche di austerità ma di investimento, e così bisogna fare ora, scommettere con coraggio sulla ripresa industriale. Ci sono imprenditori che dicono di aver bisogno di acciaio buono per essere competitivi. L’acciaio buono che si sa fare a Piombino.

Il presidente ha anche salutato dal palco i lavoratori dei servizi, che avrebbero dovuto essere a festeggiare il primo maggio, i balneari, con i quali la Regione sta lavorando sul problema della direttiva Bolkestein. Infine ha ricordato alcuni drammatici dati in tema di lavoro: 150 mila disoccupati in Toscana più 20 mila tra cassintegrati, giovani scoraggiati, senza prospettiva. Questa è la Toscana che soffre, ha detto, ma c’è anche una Toscana che ha reagito, ci sono settori che vanno bene e la Regione li aiuterà spendendo presto e bene i fondi comunitari del prossimo settennato.

Ma, ha concluso il presidente, occorre una svolta in Italia e in Europa. L’economia si piega alla volontà degli uomini. E il primo Maggio devono risuonare nelle piazze le parole della Costituzione italiana, che nel primo articolo accomuna democrazia e lavoro, e quelle della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo del 1948: “Ogni individuo ha diritto al lavoro…Ogni individuo ha diritto di fondare i sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi”. Dopo decenni di sfrenato liberismo, ha concluso il presidente, ripartiamo da questa idealità per ricostruire una prospettiva di emancipazione, e ripartiamo da Piombino.