Finanze capitoline, il Sindaco ne parla alla Camera
No a una “dilazione dei termini per presentare il bilancio di previsione 2014”: l’intento è “accettare la sfida e riuscirci entro il 30 aprile”. Lo ha detto il sindaco Ignazio Marino partecipando a un’audizione della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, dove si sta discutendo il decreto Salva-Roma. Riprendendo idee e programmi già illustrati all’Assemblea Capitolina, il Sindaco ha toccato nel suo intervento i nodi centrali della questione: costi aggiuntivi per il ruolo di Capitale, patto di stabilità, criticità e opportunità sul fronte delle entrate nei diversi settori dell’amministrazione, ex municipalizzate. Sui cosiddetti “extra-costi” per la funzione di Capitale il Sindaco è stato netto: “Non è corretto che gli oneri connessi al ruolo di Capitale, che stiamo quantificando secondo criteri oggettivi in alcune centinaia di milioni, siano posti a carico esclusivamente del bilancio di Roma”. Gli oneri aggiuntivi, generati da una funzione di servizio al Paese, “devono invece essere coperti dalla fiscalità generale, con modalità certe e stabili nel tempo”. Stop dunque “ad ulteriori misure ad hoc che, oltre a non consentire un’adeguata programmazione degli interventi, ingenerano oltretutto il sentimento, da parte del resto d’Italia, di un indebito trasferimento di risorse per far fronte a inefficienze gestionali e sprechi”. Il criterio guida, ha spiegato Marino, è quello dei costi standard. Per la precisione, “di un fabbisogno standard per ciascuna delle funzioni svolte, comparato con le principali città italiane”. Determinati questi fabbisogni, si possono calcolare le spese aggiuntive per il ruolo della Capitale. Il Campidoglio è già al lavoro su questo fondamentale versante e gli uffici stanno elaborando l’entità degli extra-costi in più ambiti, connessi alla funzione di Capitale: “impiego della polizia locale a supporto delle istituzioni nazionali e delle grandi manifestazioni; gestione del trasporto pubblico locale, decoro e gestione rifiuti dopo manifestazioni ed eventi”. Dei maggiori oneri connessi al ruolo di Capitale, ha sottolineato Marino, dovrà tenere debito conto il tavolo Stato-Regione-Provincia-Campidoglio che segue il piano triennale di rientro. Altrettanto netto, il Sindaco, sul patto di stabilità: “Bisognerà fare in modo che le risorse che arriveranno a Roma con il decreto legge possano essere effettivamente spese. Dobbiamo avere la possibilità di utilizzarle sottraendole alla gabbia del patto di stabilità”. Opportunità imprescindibile, a fronte di un “debito storico di Roma che viene pagato da tutti i cittadini romani con l’aumento dell’ Irpef dello 0,4%”. Scendendo sul terreno delle risorse e delle entrate nei settori chiave, Marino ha osservato che nel decreto Salva-Roma in esame “non è più prevista la disposizione, precedentemente contenuta nel decreto legge 126 del 2013, che destinava nel triennio 2013-2015 28,5 milioni di euro per il potenziamento della raccolta differenziata”. Misura che consentiva di “dare attuazione a uno specifico protocollo fra Ministero dell’Ambiente, Regione, Provincia, Roma Capitale e Gestione Commissariale per l’emergenza rifiuti”. Intesa che a sua volta prevedeva “l’impegno del Ministero di assicurare un contributo annuo pari a 10 milioni di euro per la raccolta differenziata”. Inadeguatezza di fondi, per il Sindaco, anche sul fronte del trasporto pubblico: per farlo funzionare, nel 2014 il Campidoglio riceverà in bilancio “140 milioni di trasferimenti che passeranno dallo Stato alla Regione e poi al Comune”. Ma “far spostare metro e bus ogni mattina costa 550 milioni di euro l’ anno”. Dal suo canto l’amministrazione sta agendo per razionalizzare il servizio, lavorando con la Regione “per una gestione unica del trasporto pubblico locale”: oggi, ha spiegato Marino, “Cotral, Atac e Ferrovie dello Stato non solo non si parlano ma hanno perfino orari incompatibili”, tali che “un cittadino che utilizza il Cotral arriva in stazione e non trova la coincidenza perché il servizio è gestito da un’ altra azienda”. Il Sindaco ha quindi individuato alcune possibili fonti di aumento delle entrate: da un corretto adeguamento della tassa per l’occupazione del suolo pubblico, ad esempio. “Non vogliamo nuove tasse”, ha detto, “ma non è normale che un camion bar che guadagna due-tremila euro al giorno ne paghi tre per l’occupazione giornaliera del suolo pubblico”. E tre euro non sono ragionevoli neanche nel caso del “venditore di caldarroste, quando un sacchetto di caldarroste costa quattro euro”. Ossigeno alle casse capitoline può poi venire dalla dismissione degli immobili: “Ne abbiamo circa 600 pronti a venir dismessi”, ha detto Marino, preannunciando un suo appuntamento in giornata “con alcune delle società immobiliari più importanti del Paese” per cominciare a vendere alcuni beni. Il ricavo atteso dalle dismissioni sarà di “circa 280 milioni di euro”. La maggior parte dei beni, ha specificato Marino, “sono inutilizzabili per il Comune “; altri “verranno valorizzati dandoli ad esempio alle forze dell’ordine, facendo così risparmiare loro i costi d’affitto”. Il Sindaco ha infine affrontato il tema delle partecipate. Come già chiarito in Assemblea Capitolina, la riorganizzazione parte “da nuove forme di governance e dalla razionalizzazione dell’assetto aziendale”. Non sarà, ha sottolineato Marino, “la messa in liquidazione delle società” ma “un processo complessivo che contempli anche operazioni societarie più articolate quali fusioni e incorporazioni, senza escludere forme di apertura a nuovi soci pubblici o privati interessati allo sviluppo del business”. “Ripristinate le condizioni di legalità e trasparenza”, ha proseguito, “sarà indispensabile cambiare il modello di gestione e la visione strategica. Le società strumentali, nel corso del tempo, hanno visto accrescere a dismisura le funzioni attribuite. Dobbiamo dunque partire da un’analisi schietta e franca delle funzioni che realmente servono all’amministrazione”. Terminata l’audizione, il sindaco Marino si è detto soddisfatto. “C’è stata l’opportunità di spiegare nel dettaglio come si è creato il debito storico della Capitale a partire dal 1957” e come si intende ora procedere: “in una direzione completamente diversa, spendendo e utilizzando solo denaro che esiste”.